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Mo 14.07 2025

Bill Callahan

Wo

Teatro romano di Ostia Antica
Via Degli Scavi, Roma

Wann

Montag 14 Juli 2025
H 21:00

Wie viel

€ 46/40/34

Kontakte

Sito web

“Call Bill” recita una delle rare t-shirt del suo merchandise ufficiale. Un gioco di parole con omaggio tarantiniano, certo, ma anche una grande verità. Perché i suoi dischi e soprattutto i suoi testi sono una perfetta cura contro l’apatia o lo stress del quotidiano. Sono evasione e immersione emotiva, a seconda dei casi e delle necessità. Basta mettere su un suo album e il mondo circostante e quello interiore iniziano a bilanciarsi, come per magia. Volendo raccontare la sua carriera come fosse un romanzo – e a ben vedere, unendo il personaggio pubblico e la vita privata, è un paragone affatto azzardato – la potremmo dividere in quattro grandi capitoli.

Il primo è quello da principino lo-fi con il moniker Smog, le cassette autoprodotte nelle quali cerca un fragile equilibrio tra melodia vocale e tanta sperimentazione a bassa fedeltà che gli crearono un seguito underground, portandolo all’attenzione della Drag City di Chicago, l’etichetta con la quale esordì “professionalmente” con lo splendido e seminale “Julius Caesar” (1993) e che ancora oggi lo rappresenta dopo oltre trent’anni.

Il secondo capitolo si apre con un “amore selvaggio”, il sodalizio con Jim O’Rourke e la necessità di trasformarsi nella sua versione ineffabile e poliedrica di cantautore. Dischi bellissimi e senza tempo appartengono a questa fase – su tutti “Red Apple Falls” (1997), “Knock Knock” (1999) dedicato a Cat Power fino al commiato a nome Smog “A River Ain’t Too Much to Love” (2005) – nei quali Bill inizia a giocare con i giganti del songwriting, da Cohen a Reed, e della letteratura, Carver in primis, pur rimanendo sempre fedele a se stesso e al suo modo di raccontare storie in musica.

Il terzo capitolo parte con un colpo di scena non da poco: oltre la faccia e la voce inizia a metterci anche il nome, Bill Callahan. Niente più sotterfugi indie, ogni disco è un viaggio con compagni diversi alla ricerca della canzone perfetta e molto probabilmente la trova in “Jim Cain”, brano di apertura di un altro classico della sua incredibile carriera “Sometimes I Wish We Were an Eagle” (2009).

L’ultimo capitolo, finora, è iniziato nel 2013 con l’incontro con la fotografa e regista Hanly Banks con la quale ha trovato finalmente una stabilità affettiva – dopo le burrascose storie con Chan Marshall e Joanna Newsom – e creato una famiglia. Anche la scrittura sembra averne giovato come dimostrano i recenti e ispirati “Gold Record” (2020) e “YTI⅃AƎЯ” (2022). L’ultima volta dal vivo a Roma appartiene davvero a troppi anni fa, nel maggio 2008 al Circolo degli Artisti in un doppio concerto con i Vampire Weekend. Finalmente torna dalle nostre parti, in beata solitudine e da protagonista assoluto della serata, con le maestose rovine di un impero che faranno da ideale cornice a quelle dei sogni infranti, degli amori passati, dell’ironia della sorte e a tutte le altre storie che la voce e la musica di Bill Callahan evocano come nessun altro nel panorama cantautorale contemporaneo.

Geschrieben von Matteo Quinzi