«Il mio regno per un cavallo!» è la più celebre tra le battute di Riccardo III, divenuta parte del linguaggio comune. Ma cosa significa davvero? In quale momento del dramma viene recitata? E da dove nasce? Sono queste solo alcune delle possibili domande che Antonio Latella e Federico Bellini riescono a sciogliere rileggendo i testi classici e, in particolare, nel lavoro su Shakespeare. Il loro metodo consiste nell’interrogare le parole fino a scarnificarle, fino a farne emergere l’essenza più profonda, quella che affonda nel tempo, nel corpo, nella storia.
Così come accadeva in Hamlet, dopo le sei ore al Piccolo Teatro Studio Melato, quando non si usciva soltanto da uno spettacolo ma da un viaggio nell’universo elisabettiano che, per un momento, pareva realmente compreso e, illusoriamente, vissuto. La traduzione di Bellini e la regia di Latella avevano saputo sciogliere il testo fino a trasformarlo in un’opera radicalmente contemporanea.
La stessa operazione e aspettativa si rinnovano in questo Riccardo III, lasciando nel pubblico l’attesa di un’operazione analoga e allo stesso tempo differente e nuova, ma animata dall’illusione che possa rispondere alla domanda: quanto di quel passato shakespeariano controllato da potere, colpa e ambizione, si riflette nel nostro presente?
Geschrieben von Francesca Rigato