Da quando ho pure un lavoro e la gente che ho amato è stata male mi ero dimenticata dei Cani. La semplicità del potere taumaturgico delle parole della musica da tempo è passata in secondo piano lasciando spazio ad altre cose che ci sono dentro alla musica (un sacco di cose difficili). Per poi scoprire… Lo sappiamo già cosa.
Decido di andarci all’ultimo quasi più per la me di quattordici anni fa, con i capelli decolorati male e la minima idea di cosa fare nella vita. Non è cambiato veramente niente e adesso i capelli li sto pure tingendo (male) per nascondere i ciuffi di capelli bianchi che non mi voglio ancora accollare. Quindi vado, dico. Per arrivare e rendermi subito conto che la crowd ha fatto più o meno tutta lo stesso ragionamento, ed ecco qui una fotografia millennial veramente esaustiva. C’è tutto: la famosa coppia con lui più alto che la abbraccia da dietro, amici con un principio di stempiatura, chi ancora ha l’estetica delle polaroid del video di Hipsteria (sì, quello coi The Pills), total black people, gente murata di piercing. Cantano tutte e tutti, di cuore.
Niccolò Contessa ha 39 anni e penso che quando nel 2010 ha iniziato a stravolgerci con i primi video anonimi su Youtube, ha parlato con gente come me che aveva fra i 5, 10, 15 anni in meno di lui. Quelli che arrivavano dal cantautorato austero di nonni e genitori, che avevano sentito una leggerezza pop negli anni 90 di Max Pezzali o Jovanotti che parlavano di un mondo che sorrideva di gioia e ti faceva venire voglia di cazzeggiare, apprezzando entrambi. Forse quello che hanno fatto i Cani è stato sfondare la quarta parete con una scrittura postmoderna così piena di riferimenti culturali, sociali ed emozionali puntuali per chi vive e ha vissuto senza bussola questi anni storici intensi, curiosi, veloci e terribili da sentircela sussurrata all’orecchio. Quel classico sentimento in cui la sentiamo così nostra che vederla amata così da altre persone ti da un senso di gelosia nel peggiore dei casi e di appartenenza nel migliore.
Ho riascoltato Glamour e mi è sembrato che non potesse essere stato scritto prima dell’altro giorno. Riconoscersi così vivamente in qualcosa che si ha amato in un momento della propria vita così lontano in riferimenti, scelte ed estetica è qualcosa di più unico che raro per quanto mi riguarda e uno dei pochi modi per unire i frammenti temporali della nostra vita in una sola persona: noi. Abbracciamo quel satellite per un istante solo.
Geschrieben von Carlotta Magistris