In un anno in cui Stone Roses, Suede, Super Furry Animals, The Coral e Teenage Fanclub, tutti insieme allegramente, decidono di pubblicare roba nuova, all’appello manca solo il «presente» degli Oasis. Per ora, fortunatamente, non arriverà: le giustificazioni dei due fratelli, che in autunno si limiteranno all’uscita di un documentario sugli anni d’oro, sono più che valide per rimandare il grande passo. Nel frattempo, per chi non può e non vuole fare a meno della Gallagherite, c’è il surrogato per tirare avanti: viene dall’Australia e si chiamano Dma’s. Riffoni elettrici e ballatone già sentite qualche anno fa tra Manchester e Liverpool (i The Real People, per esempio), hype già registrato, abbigliamento e atteggiamento già visto. Nulla di nuovo, insomma, ma fatto con cura maniacale dei dettagli e degli stereotipi del genere. I fedelissimi della parrocchia “brit”, nonostante la mancata benedizione del patriarca Noel Gallagher («li fischierò»), non chiedevano altro.

Matthew Le Tissier

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