«Vorrei che la gente venisse a un mio concerto con lo spirito di farsi una serata, come se fosse Capodanno», ha dichiarato Cosmo all’uscita del suo terzo disco Cosmotronic. E in effetti, tutte le tracce di questo doppio album che scivola via come uno shot di mezzanotte sembrano scritte sull’onda di quella sensazione in bilico tra euforia e malinconia, risolutezza e imprevedibilità che spesso accompagna i countdown verso l’anno nuovo. Disordine e L’Ultima festa erano dischi in cui Marco Jacopo Bianchi ha fatto capire di avere una marcia in più nel coniugare cantautorato e dancefloor. Ma è perdendo ogni freno inibitore e prendendosi qualche rischio in più che l’ex Drink To Me ha alzato il tiro. In questo senso Cosmotronic suona – paradossalmente – come un manifesto atipico: programmatico ma anche libero in tutte le direzioni, sincero e credibile quand’anche un po‘ arrogante o sopra le righe. Uscito su 42Records, il disco fa dialogare un’anima da chansonnier senza peli sulla lingua (fate pompare nelle casse Ho Vinto) e un’altra da clubber duro, puro e innamorato («C’è l’amore sotto a tutto questo/Dentro a ogni testo», premette in Bentornato). Cosmo sembra in qualche modo (rac)cogliere e rielaborare uno „spirito sabaudo“ che va dai Subsonica alla scuola di Club To Club, passando per „outsider“ come Gigi D’Agostino e i Righeira. Tutti sopra lo stesso carro (quello del Carnevale delle Arance, verrebbe da dire) diretto verso il più vicino veglione di San Silvestro. Ma cosa resterà, sulla lunga distanza, dopo questa sbornia? Per ora non resta che tirare fuori dall’armadio la „giacca che spacca“ e salire a bordo.
Geschrieben von Lorenzo Giannetti