Il caldo. Agognato, desiderato e poi mal tollerato. La storia è sempre quella: al secondo giorno di pioggia uno desidera 30° e le ciavatte inchiodate ai piedi, al secondo giorno con 30° i rivenditori di condizionatori scalano le classifiche degli scapoli appetibili. Gioie e dolori anche per chi non può esimersi dallo stare dietro un bancone a miscelare cocktail: i clienti di stare dentro un locale non ne hanno mezza, i vicini protestano per i decibel, le ordinanze costringono tutti a stare dentro perimetri che assomigliano a recinti e fanno la gioia dei produttori di bicchieri in plastica. Come se ne esce? O ci si arma di santa pazienza, o si va al mare, visto che ce l’abbiamo a 30 minuti di auto.
Così, alcuni dei cocktail bar/bartender che più abbiamo imparato ad apprezzare a Roma migrano – integralmente o solo per alcuni giorni – sulla costa, andandosi ad aggiungere a quegli avamposti dedicati alla miscelazione che hanno trovato dimora fissa sul litorale già da tempo, in qualche bar sulla spiaggia o appena a ridosso.
A Ostia il Niji di Trastevere ha una sua dimora fissa che risponde al nome di Pachamama – a poche centinaia di metri dal Kursaal, giusto per dare un riferimento -, al bancone del Talea, c’è Ilaria Bello, a Maccarese ci sono i cocktail tiki del Creuza de Mä e così via. Ultima menzione – e d’onore – è per Stritt: parecchi km lontani da Roma, ma nel bellissimo centro storico di Terracina e con la firma di Francesco „Ciuciu“ Spenuso, fondatore della scuola Flair Project a Roma.
Contenuto pubblicato su ZeroRoma - 2019-07-01