Arrivo in viale Umbria in una serata novembrina. Parcheggiando davanti al 120 subito mi assalgono i ricordi dei mille sabati sera passati in questo luogo di magia assoluta che era il Plastic.
Io a questo indirizzo ci sono cresciuta, cantando a squarciagola con la Strixya nel Bordello, saltellando per farmi trascinare nel priveè dal mitico Giuly Drink dove potevo ballare fino all’alba cullata dal genio poetico e avanguardista di Nicola.
Per me è l’indirizzo del cuore dove ho vissuto un caleidoscopio di umanità e personaggi incredibili, imparato tantissimo e visto Milano cambiare.
Arrivare al Plastic era sempre emozionante, sapevi che una volta entrata eri come Alice nel paese delle meraviglie, tra mille stimoli e tentazioni ma sempre coccolata e protetta, sotto lo sguardo attento di Lucio, che ha permesso che rimanesse un luogo incantato dove poter sognare, coadiuvato da Pinky sempre attenta e premurosa. A fare star bene una tale tavolozza di persone così ci vorrebbe un riconoscimento che non esiste, altro che Ambrogino.
Mi approccio quindi al Killer con un un po‘ di malinconia e tanta curiosità. Entrando, nel cortile, tuona la scritta „Food kills love“ e, sentendola come un monito alla mia golosità inarrestabile, entro a passo spedito. Subito mi accoglie un locale dal design pulito e industrial, con opere pop di diversi artisti, luci al neon e finti mitra di plastica rosa. Nella prima sala domina il bancone, perfetto sia per i drink che per una cena veloce dove poter conversare e guardare i ragazzi all’opera.
La seconda sala è quadrata, con i tavolini disposti lungo il perimetro quasi a ricreare quella famosa pista dove si ballava fino al mattino. Segue una seconda con volte a botte, e i bagni con piastrelle nere stile Plastic completano l’ambiente.
Ma passiamo alle sorprese. La prima è è Andrea Marconetti, ex Masterchef, vecchia conoscenza che è una gioia rivedere nel suo secondo progetto in città. Bravo, umile e super simpatico, coccola i suoi ospiti con appetizer di guance brasate alla perfezione, fiumi di Ferrari e buonissimi spaghetti freddi al caviale e burro di Normandia. Andrea è un ospite splendido e con grande naturalezza fa sentire tutti a casa.
Il menu è sorprendentemente fusion: un mix tra Giappone e materie prime nostrane, dove i piatti possono essere condivisi tra i commensali e abbinati ai drink. Divertenti e originali i cassetti dei tavoli in cui trovare la posaterie. Tra musica, buon cibo e sorrisi la serata scorre incalzante e piacevole, un posto da tornarci, per provare l’originale menu e chiacchierare con Andrea e il suo staff che con garbo e gusto hanno dato a questo luogo una nuova forma.
Contenuto pubblicato su ZeroMilano - 2019-12-16