Tra due diverse fermate dei vaporetti in zona Giardini, la linearità del viale viene interrotta da un monumento dal forte valore politico. Galleggiante, adagiata come se fosse dormiente, è qui che si trova la scultura in bronzo dell’artista Augusto Murer raffigurante una partigiana caduta riversa e distesa sulle acque. L’opera fu scelta da una commissione di esperti, su incarico dell’amministrazione comunale, dopo che nel luglio 1961 un’attentato esplosivo di matrice fascista distrusse un’omonima scultura di Leoncillo Leonardi, dedicata alle donne partigiane, che era stata inaugurata pochi anni prima, nel 1957. Così come aveva realizzato la base in pietra della precedente opera, anche per il lavoro di Murer, privo di basamento, viene coinvolto l’architetto Carlo Scarpa.
«Questo bronzo parteciperà delle vicende dell’elemento vivo della città, l’acqua. L’alta e la bassa marea, il movimento continuo dell’acqua favoriranno punti di vista molteplici, sempre nuovi e naturali mi è parso così che Venezia accogliesse quest’opera che testimonia aldilà dei fatti politici, l’eternità di un sentimento di
sofferenza ed eroica gentilezza».
Con tale premessa, Carlo Scarpa affronta il progetto del basamento immaginando il modo più umano ed empatico in cui poter osservare l’opera: dall’alto. Così, posa il corpo organico – la scultura – sotto la linea visiva del pavimento, posandola su di un letto di cassoni in calcestruzzo abbracciati dalla pietra d’Istria. In un certo senso, questo basamento risulta per Scarpa un apice del suo percorso come curatore ed allestitore museale poiché applica il sentire perpetuo dell’osservare e riosservare l’opera in modo analogo ai percorsi ideati per il Museo Correr, le Gallerie dell’Accademia e il futuro capolavoro della Tomba Brion.