Nata dalla storica edicola di via Conte Rosso, che per anni col Diego ha accompagnato il quartiere a suon di saluti tra quotidiani, giornali e fumetti. Riapre come edicola e come spazio-contenitore: eventi, mostre, djset e cocktail indubbiamente ottimi (c’è dietro lo zampino di Alioscia e quindi la sapienza indubbia di Elita, tanto in merito al bere quanto alla selezione musicale). Insomma, un luogo fatto da uno sgangherato gruppi di amici e di quartiere, che da anni provano a restituire alla città la storica edicola, e che anche nella relazione col quartiere e chi lo abita si propone come spazio di incontro e informazione, attraverso cui raccontare un quartiere e osservarlo, e riflettere un po‘ su che cosa siano oggi le edicole. (Spoiler: non soltanto posti in cui sbronzarsi).
Elogio alle edicole
Quella sensazione di familiarità che vien data soltanto da chi ti saluta tutti giorni, di chi sa già chi sei e che cosa vuoi. Sa che abiti nel quartiere, in via Pecchio. Sa che sei al 14, al terzo piano. Da un anno, cinque mesi e tredici giorni. Che il tuo coinquilino si chiama Giacomo ed è detto il “Naso”, e a dirla tutta sa anche il perché. Sa che ti sei trasferito da un paese dell’Emilia che si chiama Albareto, che studi giurisprudenza ma preferiresti di gran lunga spippolare alle serate. Sa che sei sotto al segno dell’Ariete, che non va mica tanto d’accordo con i Cancri, soprattutto in certe stagioni. Per non dire che sa le tue abitudini alimentari, la tua qualità del sonno finanche il costo delle tue bollette, per non dire poi dei tuoi gusti musicali e letterari come anche delle tue velleità artistiche e fors’anche il tuo stipendio. Non è lo Stato. Sa che il caffè lo prendi ristretto e con un bicchiere di acqua gassata, mentre d’estate prediligi un americano con ghiaccio, che sì causa una stortura emotiva a molti ma per vocazione professionale ti si accetta così come sei. Non è nemmeno il barista di fiducia, che seppur abbia reti informative paragonabili a quelle governative, arriva fino a una certa. Parliamo dunque di un mestiere e uno spazio antico ma che via via che il tempo passa si dimostra insostituibile: l’edicolante, detto altrimenti il giornalaio.
Egli è di quelli che sanno tutto quanto sopraddetto. Egli legge te, legge tutti e tutto, poiché ha tutto a portata di mano. Egli intuisce dal giornale che prendi le discussioni che t’infiammano, dal magazine che sfogli i tuoi gusti e i tuoi orizzonti, dai libri che citi e da come conversi gli è nitida la tua classe sociale. Egli ti conosce meglio di te stesso. Aggiungete poi il fatto che le edicole oggi sono più che luoghi di vendita tempietti votati alla conversazione, con quella pulsione da spazio sociale aggettato sulla strada, con magari due tavolinetti di plastica e un ombrellone. Sono insomma l’equivalente dell’amore stampato a cartolina. Fanno tepore. Sarà per questo che di edicole ne riaprono sempre di più – anche se alle volte vengono chiamate chioschi perché soltanto vi si fanno i panini o vi si vendono i fiori. Ebbene, negli ultimi anni abbiamo avuto la fortuna di assistere a un’idea di edicola che assembla giornali, periodici, magazine e libri, preparandoti uno spritz tra i più frescheggianti che si siano mai sorseggiati, preamboli il più delle volte a shot di mezcal a tradimento ma dolcissimi come miele, nonché rassegne musicali di tutto rispetto, con gusto, ed eventi aperti al pubblico.