“La vita sarebbe sopportabile se non ci fossero i piaceri”, dice Giovanni (interpretato da uno straordinario Marcello Mastroianni). “E‘ tua?”, chiede Jeanne Moreau nei panni di Lidia. “No, io non ho più idee, ho soltanto memorie”.
Luogo d’inciampo per spiriti solitari e anime meditabonde. La Notte è la giusta conclusione per una giornata andata male.
Luci soffuse e un bianco e nero magistrale fanno fluttuare i due protagonisti in una Milano carica di dramma sentimentale nella pellicola di Michelangelo Antonioni intitolata La Notte (1961). Le stesse atmosfere sospese che ritroviamo nell’omonimo cocktail bar di Porta Romana. Un piccolo bar ad angolo che con la sua fioca luce al neon sembra proporsi come approdo per i viandanti notturni in cerca di riparo dalla vita.
Luogo d’inciampo per spiriti solitari e anime meditabonde. La Notte è la giusta conclusione per una giornata andata male. Intimo, introspettivo, mistico. Il posto giusto dove Lidia Pontano, protagonista del film, avrebbe volentieri ordinato un martini, dopo il suo vagabondare senza meta per la città.