Esterno notte. Da fuori, Remedy non sembra un locale: sembra un fumoso club di dandy che sanno il fatto loro. Dentro, legno scuro, luci basse, velluto. Odore di bottiglie aperte con calma, di chiacchiere a bassa voce che durano più del ghiaccio nel bicchiere.
Remedy è un rimedio, letteralmente. Non al mal di testa, ma a tutto il resto. Tre amici — Alessandro Michelon, Michele Bernardi e Amedeo Pagano — hanno messo insieme le loro ossessioni: vino, distillati e meditazioni. Hanno costruito un posto dove bere bene è un atto lento, quasi religioso.
La carta dei vini è una bibbia da seimila etichette. Ci sono più bottiglie qui che al matrimonio di Boris Yeltsin. Dalla Borgogna a Manduria, passando per le piccole cantine che conoscono solo loro. Ti siedi, ti lasci guidare: non serve saperne, basta avere voglia di ascoltare.
Il banco dei distillati è una dichiarazione d’intenti: qui si beve in purezza. Gin senza tonic, whisky senza soda, vodka senza lemon. Niente mix, niente distrazioni. Solo spiriti — nel senso letterale — serviti come si deve, nel bicchiere giusto, alla temperatura giusta. Un culto del distillato, una devozione misericordiosa per il lavoro di chi questi prodotti li porta alla luce con magia e alchimia.
La carta dei vini è una bibbia da seimila etichette. Ci sono più bottiglie qui che al matrimonio di Boris Yeltsin.
Se la sete chiama il cibo, arrivano i bites: salumi, formaggi, crudi di mare, tartare, ostriche. Roba piccola, curata, fatta per accompagnare, non per distrarre. E quando pensi che sia finita, arriva il caffè di Pistoia affinato in botti di rum: un altro rito, un’altra storia.
Scendo in cantina. È un caveau, non un deposito: 18 mila bottiglie ordinate meticolosamente. Umidità, silenzio, temperatura perfetta. La chiamano conservazione, ma in realtà è culto.
Remedy è Milano che si concede il lusso di rallentare. È un locale dove il vino si racconta da solo, e chi entra lo ascolta. Niente esclusività, niente pose. Solo bicchieri, mani, voci.
Se non è troppo tardi e non ti sei già sciolto sui divanetti, guarda in fondo alla sala: una porticina di vetro ti chiama. È la stanza più incredibile di tutte. Qui gli uomini e le donne serie vengono per degustare i loro sigari, in una Cigar Room che profuma di legno, cognac e lentezza. Giri il bicchiere in una mano, dall’altra tieni il tempo che finalmente si ferma.
Il rimedio, in fondo, è tutto lì: fermarsi un’ora e bere qualcosa che ti ricorda che il tempo esiste. Basta prenderselo.






