Eccolo il segreto più bastardo della città: a Milano i capolavori ci sono, ma si conoscono poco. Qualche anno fa, „La dama con l’ermellino“ fu un abile trucco per risvegliare il sonno dei meneghini. Brera, cioè la Pinacoteca, è/era uno straordinario circolo virtuoso: gli studenti dell’Accademia sotto e la grande arte al piano nobile. Grande, anzi, grandissima arte: Caravaggio, i leonardeschi, Van Dyck, Rembrandt, il visionario Bramantino, il Cristo Morto del Mantenga, i due capolavori di Piero della Francesca. Si tratta di una carrellata quasi unica dai classici dall’arte pre-giottesca sino al ‚900. Senza concessioni. Nella storia della Pinacoteca due dominazioni cittadine: quella austriaca prima, e quella francese poi. È inutile dire quanto e come la sensibilità, il gusto e il rispetto siano stati figli della cultura. Milano vive da molti, forse troppi anni ormai, un’altra dominazione. Più subdola. Perché silenziosa e invisibile. E non parla affatto un’altra lingua. Andiamo e soprattutto ritorniamo alla Pinacoteca di Brera. Del resto, i rischi del „sonno della ragione“ si conoscono bene.
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Pinacoteca di Brera
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Pinacoteca di Brera
Via Brera, 28
Milano
Zeitplan
- lunedi chiuso
- martedi 08:30–19:15
- mercoledi 08:30–19:15
- giovedi 08:30–19:15
- venerdi 08:30–19:15
- sabato 08:30–19:15
- domenica 08:30–19:15
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