Che non mi si venga più a dire che ci si diverte solo a Milano sud, che i migliori locali sono solo sui Navigli e dintorni, che “no io più in là delle Colonne non mi sposto”. Porta Venezia is the new quadrilatero (potrebbe anche essere un rettangolo, fate voi con la geometria) del bere e del mangiare, constatando da tempo una felice tendenza ad aprire posti di qualità sostenuti dall’ottimo lavoro di chi c’è dietro. Gesto si inserisce a pieno titolo in questo brillante panorama e noi, amanti del quartiere, del buon bere e del cibo in tutte le sue forme non possiamo che gioirne.
Un tapas cocktail bar che nasce sulle orme, o meglio sul gesto, dei suoi fratelli maggiori a Firenze e Perugia e con i quali condivide la stessa filosofia e impostazione. Martina, giovane e intraprendente proprietaria dal familiare accento umbro che mi fa quasi sentire a casa, spiega perfettamente la sua formula di ristorazione sostenibile ed eco-compatibile. Mi sembra una che non si riempie la bocca di queste tanto stuprate parole e me lo fa capire subito: l’ordine si prende DIY attraverso delle lavagnette che il cliente porta in cassa, si paga e si aspetta di essere serviti sulle stesse lavagne coperte da un foglio di acetato.
Mica male questa idea, si abbattono i costi per il consumo di carta, per l’apparecchiatura, acqua e detersivi per la pulizia delle stoviglie (anche forchette e coltelli sono in carta ecologica) e si evitano inutili sprechi. Insomma ci piace, come ci piace il locale situato in una silenziosa via Sirtori.
Ampie vetrate, materiali di recupero, e una bella atmosfera brooklyniana con salottini, pareti in mattoncini, tavoli e lampade in ferro industriale e un murales con delle celebri citazioni.
“La vita non è trovare te stesso, è creare te stesso” leggo tra le varie. Sarà, ma per il momento quello che voglio creare è il mio menu. Materie prime ricercate divise in carne, pesce, verdure e dolci a prezzi bassissimi e competitivi, grazie anche al risparmio che si ottiene su tutta la linea. Dietro i fornelli c’è Andriano Venturini, chef di STK Milano che imposterà la cucina di Gesto per i primi tempi.
Gesto è un tapas bar quindi è l’ideale per condividere una bottiglia di vino, un drink e alcuni piatti, che trovo freschi, invitanti, informali e veramente buoni. Arrivano al tavolo nuggets di pollo bio con arachidi e salsa barbecue (tutte le salse sono fatte da loro), morbide e buonissime; falafel con salsa allo yogurt molto divertenti perché serviti come fossero lollipops dentro un vaso di ceci tostati (la rovina, uno dietro l’altro);
si continua con gambero rosso, crumble di mandorle e asparagi; delle gustosissime polpette di baccalà con panatura di cornflakes, pomodorini e rucola; maki vegetariano con salsa teriyaki all’arancia e chips di patata viola, perché anche degli umbri possono fare dell’ottimo sushi. Alla faccia del “qualche piatto da condividere” andiamo avanti con delle sorprendenti alici con gelato al pomodoro, burrata e olio al basilico;
un omaggio alla Spagna con il polpo rosolato, chorizo e salsa verde; burger con dei geniali mini dispenser ketchup e maionese (la tentazione di portarli a casa è tanta, ma desisto).
Per finire un classico intramontabile: mini parmigiana e grissini caldi. Alla faccia delle tapas, sono piena e soddisfatta ma non finisce qui perché arrivano i dolci e dire no non fa parte del mio DNA. Avete mai sognato di riempirvi un mini bombolone caldo con una mini sac à poche di crema allo zenzero? Da Gesto si può e vi assicuro che porta alla dipendenza. Furtivamente guardo i piatti dei miei commensali e con scaltrezza mi impossesso delle bombe altrui in avanzo: riempirli con la crema è un gesto magnifico.
La buonanotte qui ci viene data così: ciabattine calde di pane al latte, panna montata e cioccolato caldo, in un servizio da casa delle bambole.
Io il mio gesto l’ho fatto, assaggiando all’impazzata e chiedendo il bis. Loro anche, proponendo un format divertente, nuovo e di qualità. Gesto mi vedrà spesso, magari soffermandomi di più anche al bancone del bar dove fino alle 2:00 si servono dei buoni cocktail.
Martina Di Iorio