Il risotto.
Non si può iniziare a parlare della Trattoria Masuelli senza aver messo subito in chiaro le cose.
Andrete lì, ordinerete „Il risotto alla milanese con pistilli di zafferano“ e da quel momento avrete il parametro esatto di come deve essere. Dalle papille gustative alle sinapsi si fisserà in maniera indelebile nella vostra memoria, con serie ripercussioni di dipendenza. Materie prime eccellenti, certo, ma il segreto è nella „pratica quotidiana del risotto“(parafrasando G.Richter), nella qualità con cui una famiglia gestisce in maniera impeccabile questa Trattoria dal 1921. Presente in cucina, di madre in figlio, mentre in sala c’è il signor Pino, un signore in tutti i sensi, che vi parlerà di cose buone. Con passione vi racconterà del mais 8 file dal Piemonte con cui fanno una polenta eterea. «E la mangiate da sola? Certo che no e allora dovete assaggiare dei rognoni di vitella trifolati che pensavate esistessero solo nella memoria di qualche zia leggendaria».
La cucina è piemontese/lombarda e si inizia con la loro selezione di salumi, la battuta di fassona (vera) e il tonno di coniglio, il risotto è d’obbligo e se lo abbinate al monolitico ossobuco, sarà un uno/due che vi lascia ipnotizzati al tavolo. Da non mancare gli Agnolotti e la „pasta e fagioli con il cucchiaio in piedi“ . Se arrivate anche voi al dolce e
chiudete con la crema lodigiana, chiederete l’adozione alla famiglia Masuelli.
La carta dei vini è piccola ma interessate, anche se potrebbe essere più curiosa verso i piccoli produttori delle „loro“ regioni.
Nel gaudium magnum del cibo e con una buona barbera nel calice non vi sfuggiranno dei bellissimi pezzi di design, come lampadari di Giò Ponti, le sedie Thonet, il mobile bar anni 20. Ma non per moda o per un noioso recupero „vintage“. È sempre stato così, perché tutto qui, a partire dalla cucina, è autenticità e tradizione, e non studiata a tavolino, ma perché così deve essere per fare le cose fatte bene.
Lord Zelten