Potrebbe sembrare il motto antipolitico di una generazione, che sogna la rivoluzione ma non prima di essersi accomodata al bancone del bar. Un po‘ come i famosi comunisti con il Rolex o meglio i radical chic che pontificano dai migliori salotti. Wine tonight, Revolution tomorrow è la filosofia di vita di Champagne Socialist, un’enoteca naturale che a metà strada tra il serio e lo scanzonato, propone questa via alternativa nel mondo del vino. Il socialista di Alessandro Longhin e Davide Martelli – proprietari del locale – beve solo vini naturali, o come dicono loro, brutali. Una selezione di etichette rivoluzionarie selezionate tra Francia, Italia, Spagna e Germania, che si contraddistinguono per l’assenza di sofisticazioni in cantina e in vigna.
Solo produttori che non utilizzano chimica, riducendo l’impatto dell’uomo e della tecnologia sul vino. Una moda? Forse, ma d’altronde il socialista rivoluzionario di oggi è il primo che cavalca i trend giurando di farlo per cambiare il mondo dall’interno. Poco interessa a noi, che abbiamo già fatto il giro d’Europa da Champagne Socialist tra orange wine, rifermentati in bottiglia, Lambruschi inaspettati e conserve ittiche che vengono dal Portogallo. Una selezione cha parte da lontano e che ha impegnato i due soci nella capillare ricerca di questa „banda di artigiani autarchici che si pone in completa antitesi con i metodi di produzione degli ultimi 20/30 anni“. Parole loro.
Il locale non poteva che essere radical anche negli ambienti: una boutique winery con uno splendido bancone di legno scuro, tavoli da osteria, bottiglie alle pareti e muri finto vintage. La mano e la mente dei due soci già dietro il The Botanical Club, The Botanical Club Tortona e Idéal, c’è e si vede in tutto. Da Champagne Socialist la rivoluzione parte domani, ma anche un po‘ oggi. Non prima però di aver bevuto un bicchiere di vino.
Martina Di Iorio
Contenuto pubblicato su ZeroMilano - 2020-03-01