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L’irresistibile boom della carta stampata a Milano

Alla faccia della crisi dell'editoria mainstream, sono nate decine di nuove riviste

Geschrieben von Lucia Tozzi il 3 Oktober 2019
Aggiornato il 8 Oktober 2019

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Dieci anni fa non si faceva che cantare il requiem del cartaceo. Il futuro era racchiuso in due parole: l’e-book e l’ipad. Le case editrici hanno speso incautamente miliardi nella transizione, la quale non è mai avvenuta. L’ipad, volutamente limitato e rigido nelle sue funzioni, è diventato un giocattolo per i bambini e per i nonni. L’e-book è un flop pazzesco, buono al massimo per i forti lettori di gialli che non vogliono appesantire la valigia sul volo low-cost per Sharm o Bali. Due fallimenti globali di cui si parla poco, per la vergogna di avere cannato. Il futuro non era il futuro, era obsoleto già prima di nascere.
I guru del marketing non hanno mai pagato per questo macroscopico errore di prospettiva, mentre i buchi nei bilanci hanno assottigliato le redazioni fino a svuotare i giornali e le riviste di contenuti, di cura, di qualità, e quindi di senso.

La carta non è però morta, affatto. Da Londra, da Berlino, da Francia e Spagna e Olanda, dalle città asiatiche, da Los Angeles e da New York, e pure qui a Milano nuove riviste spuntano da ogni angolo. Brulicano. Sembra che chiunque abbia un’idea, una qualsiasi capacità organizzativa, o anche solo un gruppetto di amici non si possa astenere dal fondare un giornale. Di carta.
Ma come si è potuto pensare che potesse morire? Neanche nell’Ottocento la fiducia in un progresso lineare appariva così rigidamente stolida. Tento più nell’era del vintage, dove tutto ritorna: ma più in generale, in un campo così strettamente legato al piacere, come si è potuto dare per superata la dimensione fisica, corporea della lettura? Ma probabilmente è inutile interrogarsi troppo a lungo sulla stupidità, soprattutto dopo che Carlo Maria Cipolla ha chiuso l’argomento con l’immortale Allegro ma non troppo.

Sirene

Qua a Milano, dicevamo, abbiamo una messe di nuovi titoli. Ci sono riviste su argomenti specificissimi, come Sirene, fondato nel 2015 da Alberto Coretti e Floriana Cavallo su carta d’alghe (potrebbe essere stato inventato da Capitan Nemo sul Nautilus), di argomento ovviamente marino, e altre che afferiscono in modi più o meno complessi al campo dominante sul piano dell’immagine, la moda: C41, Lampoon, Personne (fondato da Giammarco Marasco come „un medium che adopera una nuova forma di realismo in cui le immagini hanno il compito di mostrare il Come e non il Cosa“), Youthies. Ci sono Cartography e The Passenger, due progetti completamente diversi ma che offrono sguardi trasversali su luoghi vicini e lontani: il secondo nato dalle costole di Iperborea, sul modello del mook, magazine-book: lunghi testi tradotti o commissionati, estesi reportage fotografici, numeri altissimi e lunga permanenza nelle librerie. L’altro invece ideato da Paola Corini e Luca De Santis nel 2016, con un’attenzione estrema per le immagini.

Cartography

Con una passeggiata da Reading Room, il tempio delle riviste aperto tra Brenta e Fondazione Prada da Francesca Spiller, si possono sfogliare e acquistare tutte le riviste di cui sopra, oltre a una selezione eccezionale di magazine stranieri. Ma lì abbiamo trovato anche il primo numero di Quanto , un „progetto di letteratura speculativa“, ideato e prodotto dall’unione di Zeno Toppan, direttore e autore, e Giovanni Cavalleri, art director ed editore, a Bergamo. Il primo numero è composto da un racconto firmato da Zeno Toppan che agisce da cornice narrativa per gli altri contributi: un prologo e un epilogo a fumetti disegnato da Giovanni Nardone, infografiche e illustrazioni di 5 autori: Manuel Bortoletti, Mariano Pascual, Patrick Savile, Elisa Seitzinger e Can Yang. Stampato su 4 carte in 3 inchiostri, con una cura maniacale, è pensato per offrire al lettore un’esperienza sinestetica.

Quanto
Quanto Magazine

Tre donne hanno fondato invece Mulieris, Greta Langianni (fotografa), Sara Lorusso (fotografa) e Alice Arcangeli (illustratrice). Si tratta di un giornale femminile in senso politico, un genere che ha dato origine a moltissime riviste nel mondo, nate dall’esigenza di coltivare e approfondire uno sguardo diverso, critico, sul mondo e sugli stereotipi.

Mulieris

Perimetro, il magazine che racconta Milano con lo sguardo di fotografi bravissimi, diretto da Sebastiano Leddi, produce un cartaceo chiamato Tasca, che rimanda però al sito, anzi ne è per l’esattezza „un estratto“.

Tasca

Il grande Alessandro Busseni, ex Art Director di Zero, ci ha mandato a guardare Little John Magazine, con il progetto grafico di Parcodiyellowstone, il Tatanka Journal (il giornale del bisonte, di Francesco Len e Jacopo Undari, in cui 10 illustratori raccontano 10 fatti di attualità), RVM Magazine – che fu prima una rivista, poi un hub-agenzia e ora questo gioiello in 8 carte che affianca ricerca fotografica a testi autoriali. E poi Cura, che si è trasferito da Roma, e CTRL, che ha cambiato pelle da poco, trasformandosi in una collana di libri di reportage sull’Italia meno raccontata.

Infine, ecco qui la carrellata punk di Dafne Boggeri, anima e corpo delle riviste indipendenti a Milano e curatrice insieme a Sara Serighelli di Sprint Festival – che si terrà quest’anno dal 22 al 24 novembre a Spazio Maiocchi:

TAZI ZINE, che si definisce come un Taxi nero e giallo che corre per Milano collezionando memorie.

Tazi Zine / @tazi_zine

SALI E TABACCHI JOURNAL, prodotto tra Milano e Londra da Elisa Carassai e Leonardo Pellegrino, sulle relazioni tra arti e rituali sconosciuti dell’Italia minore.

QUADERNI DI PERIFERIA, di Livia Bonetti, Lorenzo Cianchi e Arianna Mainardi, che da sguardi diversissimi si propone di indagare i margini, le latenze, non solo della città.

Frankenstein Magazine, fondato da Marcello Mosca, Emiliano Mattia Fadda, Dario Guccio & Stefano Coizzi (Caldamente consigliato anche da Bruna Crapanzano, Simonetta Leonora e Lucrezia Lopresti della nostra redazione insieme a Dayoff Magazine di Ingrid Melano, che ci ricordiamo per il progetto The Art Market qualche anno fa, in uscita or ora, e a Bolo Magazine e le altre creazioni di Bolo Paper).

Prosper Visionz, frutto della collaborazione tra i 4 membri di un collettivo, Ernesto Garcia Delgadillo, Rodrigo Garcia Delgadillo, Federico Casella e Paolo Bazzana, persone di origini ed età diverse ma che hanno la stessa passione e lo stesso background per lo skateboarding, la fotografia e tutto quello che riguarda la cultura di strada (con un particolare focus sulla città di Milano).

Della fine luttuosa di San Rocco abbiamo già parlato, ma dalle sue ceneri stanno già prendendo corpo nuove fenici.

Contenuto pubblicato su ZeroMilano - 2019-10-16