Bologna ha un po‘ di febbre, ma come se la passano le sue librerie indipendenti? Ecco la nostra nuova rubrica a cura di Greta Biondi.
Prendono parte a questa rubrica fenomenologica sullo stato di salute delle librerie indipendenti bolognesi anche i coniugi IGOR. Raffaele e Gianluca, proprietari della ormai storica libreria queer bolognese, mi aprono le porte di Senape, il vivaio urbano con cui condividono simbioticamente lo spazio, e io mi accomodo felice. Iniziamo a fare salotto.
Eccoci qui, partiamo con la domanda di rito per eccellenza: come state?
G: Invece domanda azzeccatissima, perché abbiamo molto da dire. Come stiamo, siamo stanchi. Sia io che mio marito abbiamo una certa età, e ti posso assicurare che gestire una libreria è una faticaccia. Servono tantissime energie, sia per catturare il pubblico che per organizzare e gestire eventi, sbattersi, esserci. Questo è un lavoro per gente giovane, dammi retta. Poi figurati, portare avanti una libreria frocia totalmente connotata come la nostra in un momento storico come questo, in cui tutte e tutti vediamo smantellare quel poco di buono che era stato fatto prima sul piano della tutela economica e sociale, è un tour de force… IGOR è stata ed è tutt’ora una bellissima avventura, però ecco, vorrei anche andare in pensione tra qualche anno, e riposarmi davvero. Ovviamente, anche se per il momento è solo nell’aria, già stiamo pensando a chi potrebbe rilevare questo posto, a chi potrebbe succedere come libraio o libraia dopo di noi. Perché vogliamo con tutto il cuore che questo spazio sopravviva. Quasi quasi lancio un appello…
Per fortuna c’è tempo, e sono certa che alla fine IGOR resterà in buone mani. Per adesso, che aria tira qui al Pratello?
G: Noi, dopo esserci trasferiti siamo qua in via Santa Croce dal 2016, al Pratello stiamo proprio bene. È un luogo amico, in tanti anni non è mai successo un fatto spiacevole, una delle tante robe brutte che purtroppo si sentono altrove… E per una realtà totalmente queer come la nostra penso sia piuttosto raro. È un bel segnale per il quartiere. In più, avendo unito le forze con Senape, dividiamo il peso economico di affitto e bollette e di tutte le altre spese. Insomma, è stata una mossa sia di cuore che di sopravvivenza, e devo dire che non ci possiamo lamentare per quanto riguarda questa scelta.

Quindi fare rete per voi è stato fondamentale, mi sembra di capire…
G: Certo, lo è sempre. Non solo con il tessuto urbano, con il quartiere, con le altre attività in zona, ma anche e soprattutto tra noi librai. Prima facevamo esclusivamente parte del circuito delle librerie commissionarie, che non tutti forse conoscono. Si tratta di una rete di librerie specializzate che, su commissione, forniscono testi librari e riviste per conto di biblioteche, università e altri enti, specialmente per il reperimento e la consultazione di opere bibliografiche di alto valore scientifico e di ricerca, sia per nuove edizioni che per quelle di difficile reperibilità. Noi, nello specifico, eravamo una libreria esclusivamente di questo tipo, non aperta al pubblico. Poi, dal 2007 abbiamo deciso di rimodularci e di spalancare le porte a tutte e tutti, in Via San Petronio Vecchio. Ci siamo detti: “Siamo librai e siamo froci, creiamo una realtà di questo tipo anche a Bologna”. In Italia, infatti, le librerie queer si contano sulle dita di una mano, forse in questo momento di due. Oggi facciamo parte di una rete di librerie queer friendly, con cui organizziamo la Festa delle librerie indipendenti bolognesi, il Sant Jordi, proprio qui a Porta Pratello. Un’altra collaborazione felice è quella con il Festival Gender Bender, e soprattutto con il collettivo CHEAP, che ha scelto la nostra sede come suo quartier generale e di cui siamo i rivenditori ufficiali.
Immagino che tutto questo abbia sicuramente smosso di molto le carte in tavola. Come direste che siete cambiati, nel passaggio da libreria commissionaria a libreria indipendente, e in che modo il pubblico si è relazionato a voi nel tempo?
G: Sicuramente, con l’apertura della libreria al pubblico ci siamo resi conto di aver vissuto uno shift identitario importante, e cioè quello di essere diventati, da libreria prettamente gay, una libreria LGBTQ+, queer. Il nostro pubblico nel corso del tempo si è ampliato e soprattutto diversificato, sia grazie alle collaborazioni di cui parlavamo poco fa, sia perché via via siamo diventati “la libreria sotto casa”, accessibile e inclusiva. Siamo cambiati di pari passo con la comunità di cui facevamo parte, e questo è stato meraviglioso. Manteniamo sempre un’anima fedele alla nostra vocazione iniziale, e cioè quella dei libri fotografici e artistici di nudo maschile, però negli anni abbiamo allargato di tanto il catalogo, e adesso chi entra da noi quasi sempre trova quello che cerca. Oggi siamo anche su diverse guide turistiche queer friendly, perciò capita di veder entrare in negozio facce nuove e di passaggio. Vedo anche con piacere che, specialmente per chi proviene dal Nord Europa, c’è un interesse concreto e sincero nel voler sostenere le librerie indipendenti. Vorrei che lo stesso accadesse anche in Italia.

Una bellissima metamorfosi, dunque. Ma siamo alla fine, e quindi concludiamo con l’altra domanda di rito: come se la passa la vostra libreria?
G: Anche questa per niente domanda di rito, anzi. Si aprirebbe un mondo… A me, a noi, basta dire che abbiamo visto le cose andare meglio, e che vorremmo tornare a vederle. Ad esempio, quando c’erano supporti reali da parte dello Stato, a partire dal tanto citato Decreto Franceschini, che per noi come per molti era davvero importante. La situazione politica attuale è critica sotto tutti i punti di vista, e se sei un libraio indipendente di una realtà come la nostra, beh, non te la spassi certo. Però in tanti ci vogliono bene, e noi, che abbiamo dedicato una vita alla nostra attività, continuiamo a dire: come and support your libreria frocia di quartiere!