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Dialoghi dal sottosuolo: Video Sound Art presenta Never Ground

Sotto la stazione, dove la città cambia forma, inizia la discesa alla scoperta della XV edizione di Video Sound Art

Geschrieben von Giorgia Pipoli il 21 November 2025

Adele Dipasquale, Spirits Talks #2 (video still), 2023

Cosa succede quando il terreno su cui camminiamo si rivela permeabile, poroso, instabile? Quando il confine tra ciò che siamo abituati a conoscere e ciò che è nascosto collassa?

Nei tunnel dei Magazzini Raccordati di Milano Centrale, dal 28 al 30 novembre, Video Sound Art, festival e centro di produzione per le arti contemporanee, prova a trovare delle risposte, o meglio, ad aprire nuovi punti di vista. Per qualche giorno ci concede l’accesso al retropalco della città, un luogo dove il terreno perde consistenza, la luce si fa obliqua e l’aria stessa sembra chiedere un’attenzione diversa.

Sin dalla sua prima edizione, il festival esplora spazi laterali, ambienti lontani da quelli abitualmente riservati all’arte, per misurare come questa possa coesistere nella quotidianità con il tessuto urbano. Ogni luogo diventa un complice, uno strumento con cui l’opera artistica si armonizza perfettamente.
Per questa edizione, dove l’invito è ad abbandonare la superficie della città, ci conduce nei suoi anfratti. Il sottosuolo è il tema attorno a cui si articola l’intera programmazione, qui inteso come luogo di transizione e soglia simbolica, come spazio liminale in cui ci si trova a esplorare storie dimenticate, celate da sovrastrutture.

Never Ground, titolo dell’edizione e dell’opera da cui ne prende il nome, è un’esplorazione di Natália Trejbalová. L’artista esplora geologie nascoste, lontane da coordinate spazio temporali definite, intrecciando ricerca scientifica e immaginazione speculativa. Ripercorrendo l’immaginario del romanzo di Jules Verne, Viaggio al centro della Terra, indaga come l’immersione in mondi ipogei possa ridefinire la percezione dell’ecosistema a cui apparteniamo e i limiti stessi dell’esistenza. Il suo studio resisterà oltre l’installazione video, attraverso una pubblicazione realizzata a quattro mani con la ricercatrice Stella Succi e distribuita da Mousse Publishing.

In dialogo con Trejbalová, altri tre interventi artistici ampliano e approfondiscono la tematica, ciascuno attraverso una propria sensibilità. Si tratta di prospettive diverse ma unite dall’idea che, negli strati più profondi e fragili, qualcosa continua sempre ad accadere anche quando apparentemente invisibile.

Adele Dipasquale ne analizza una dimensione simbolica, con Spirit Talks riporta in superficie voci sommerse. Si appropria delle tecniche dei primi effetti speciali analogici, per evocare pratiche medianiche che nel Novecento offrirono alle donne un canale alternativo di espressione. Il suo lavoro attraversa livelli invisibili e li trasforma in un linguaggio capace di dare corpo a un pensiero magico.


Il percorso prosegue con Due di Nicoletta Grillo, una raccolta fotografica che esplora le geografie dimenticate della Calabria tirrenica. Le sue immagini mappano luoghi naturali e antropici segnati da mutazioni lente, rivelando un territorio permeabile e mutevole, un corpo vivo che conserva tracce di passaggi e stratificazioni.
Nel lavoro di Andrea Mauti, la materia trattiene ciò che resta degli oggetti dopo la loro scomparsa. Le sue sculture, composte dai residui di cenere di diversi materiali, evocano identità perdute lasciando affiorare la memoria della loro assenza. 

Un’ulteriore diramazione del progetto nasce dall’open call curata negli ultimi mesi da Francesca Colasante. Il lavoro selezionato, Tuning for Relationships. Pratiche di speleologia somatica di Sofia Salvatori, approfondisce la dimensione percettiva del corpo in relazione agli ambienti ipogei. Durante la residenza a Pollinaria, l’artista ha sviluppato una pratica riproducibile, che proporrà durante i giorni del festival attraverso un workshop collettivo. Il pubblico sarà guidato a riorganizzare i propri sensi affidandosi esclusivamente alla sua voce, mentre la vista sarà momentaneamente sospesa.

Viviamo su un pianeta attraversato da buchi e cavità, corridoi nascosti che legano superficie e profondità. Scegliere di percorrerli significa esporsi a nuove narrazioni e forme di relazione e, come ricorda la curatrice e madre dell’intero progetto Laura Lamonea, è nel confronto con prospettive diverse che impariamo a leggere la complessità che abita il presente.