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È NormCore

Da Napoli a Bristol fino al nord Italia, Rose Again e Odd Shy Guy raccontano la loro 'open platform' tra etichetta, feste e senso di comunità

Geschrieben von Lorenzo Montefinese il 24 Mai 2024
Aggiornato il 28 Mai 2024

In consolle da sx, Mariano e Checco, AKA Odd Shy Guy e Rose Again

Se vi dicessimo che una delle realtà più interessanti nel fitto sottosuolo musicale di Bristol è stata messa su da due ragazzi napoletani, probabilmente pensereste ad uno scherzo. E invece è proprio così. Bristol NormCore è un’etichetta, una serie di eventi e una open platform avviata da Checco e Mariano – alias Rose Again e Odd Shy Guy – nel 2018. In questi sei anni di attività sono diventati parte integrante dell’underground bristoliano, creando un ponte unico nel suo genere fra club e sound system culture. In occasione della prossima data del 2 giugno al Bunker di Torino, con cui si conclude una stagione di eventi organizzati negli ultimi mesi fra Bristol e l’Italia, abbiamo fatto una chiacchierata con Checco e Mariano per farci raccontare passato, presente e futuro di Bristol NormCore.

«È un’attitudine.»

Si tratta innanzitutto di una storia di amicizia nata a Napoli più di 10 anni fa. Oggi Checco vive a Bristol da tempo, mentre Mariano è di stanza a Torino. «Io e Mariano siamo amici da tantissimo tempo, da 15-16 anni. Siamo cresciuti insieme a Napoli. Io sono venuto qui a Bristol 11 anni fa e siamo rimasti in contatto. Lui stava stava in UK e ci siamo visti qui a Bristol. Bristol NormCore è nata qui, stando qui, vivendo quello che potevamo vedere», mi dice Checco. Ispirati dalla città e dalla sua scena musicale, hanno fondato la label come spazio indipendente su cui pubblicare la propria musica e quella di un giro sempre più ampio di amici. Il tutto è avvenuto con naturalezza, come sempre nelle storie rette da amicizia e passione genuina. All’epoca Mariano viveva a Dublino, e prima di tornare in Italia era andato a trovare Checco a Bristol. «Feci sto salto a Bristol e, un po‘ presi dall’euforia, ci mettemmo in studio a fare un po‘ di musica, in maniera molto libera e spontanea

 


Chiedo loro di parlarmi del nome scelto per l’etichetta, di quanto Bristol sia importante nel loro immaginario artistico e di cosa significhi essere NormCore (spoiler: non c’entra niente con il trend di abbigliamento Zuckerberg-style). «In quel periodo, mentre uscivamo nella città, succedeva che quando vedevamo delle cose fighe che ci piacevano – potevano essere dei palazzi, delle situazioni, delle serate – iniziavamo a usare questa parola: „guarda com’è normcore questo palazzo, guarda com’è normcore questa roba„. La parola normcore è iniziata ad uscire così. Poi avevamo queste tracce tra le mani e non sapevamo bene che farne, quindi ci siamo detti „facciamo una label e le facciamo uscire la. Chiamiamola Bristol NormCore“», mi dice Mariano. Un vero e proprio omaggio nei confronti della città che li ha ispirati e continua a farlo, un atto d’amore incastonato nel nome dell’etichetta. Ma che significa, quindi, essere „NormCore“? «Per noi NormCore vuol dire che tu fai delle robe che spaccano e a volte sono mega hardcore, però in maniera NormCore. Un’attitudine naturale, senza robe fashion, senza atteggiarsi, senza un ego dietro, just normcore, capito? È un’attitudine». Aggiunge Checco: «è un modo di vivere, e poi è un progetto nostro che ci permette pure di mantenerci in contatto».

I Sound System coinvolti da BNC per le sue feste

Un progetto che, con pazienza e dedizione, sta dando i suoi frutti e ottenendo il riconoscimento all’interno di una scena estremamente competitiva. Mi raccontano, divertiti e fieri, di quando Kinlaw – producer bristoliano, NdA – ha detto a Checco che era dai tempi dei romani che un italiano non cambiava così l’Inghilterra. Inserirsi nel circuito musicale di Bristol non è stato né facile né immediato, ma la qualità della proposta insieme all’attitudine, allo scambio e alla comunità ha portato i suoi frutti. Checco ha anche aperto il „Mickey Zoggs„, un bar diventato punto di aggregazione per gli artisti e tutti quelli che orbitano in questo sottosuolo musicale bristoliano, oltre ad essere la sede di Noods Radio, principale radio indipendente cittadina. Il senso di community, di apertura e supporto anche fra persone che fanno generi diversi è ciò che rende speciale l’atmosfera da Mickey Zoggs e alle feste di Bristol NormCore – !!!ATTENZIONE!!! A proposito di Mickey Zoggs, Noods e di community, il proprietario dell’edificio ha messo in vendita le mura del cafè, privando, potenzialmente, la radio della sua attuale sede e la città di uno dei suoi focolai principali per un certo tipo di scena musicale; di conseguenza è stato attivato un fundraiser, per approfondire clicca QUI e guarda il seguente video, NdR.

 

 

Community”, “connessioni” e “amicizia” sono le parole che ricorreranno di più durante la nostra lunga chiacchierata, anche quando mi parlano della competitività in una scena florida come quella di Bristol: «È bello che ci sia competizione, però non deve essere asfissiante
Mi raccontano di quando Kutty – costruttore e selector del Qualitex Sound System, NdA -, parlando delle sfide tra sound system, ha detto loro che una sana competizione aiuta a progredire, così come «anche gli alberi competono tra loro per raggiungere il sole». È quest’attitudine che li ha portati, negli ultimi anni, a poter organizzare eventi con lineup zeppe di nomi caldi dell’underground bristoliano e italiano. Sono giustamente fieri e contenti di avere così tanti artisti che sostengono la causa di BNC, al punto che «a volte vengono anche per una pinta di birra, pur di suonare ai nostri party». Che si tratti di dub, bass music, o sonorità più sperimentali, «siamo in console sempre con un sorriso», mi dice Mariano. «Per quanto possano suonare pure artisti mega complessi, c’è sempre un’aria di festa, di divertimento». Chi è stato ad un party targato BNC sa esattamente di cosa si parla, le good vibrations umane che si sommano a quelle sonore. «Negli anni abbiamo conosciuto persone bellissime con cui ancora siamo in contatto. Ci parliamo, ci vediamo, ci abbracciamo come fossimo amici da sempre».

Locandine degli ultimi eventi targati BNC

Ma BNC non è solo feste. Rimane prima di tutto una label, e, come dice la loro pagina Bandcamp, una „open platform. In questo senso i ragazzi ci tengono a sottolineare quanto il loro intento sia quello di dar spazio ad altri artisti sulla label, nei party, e nel loro radio show su Noods (arrivato alla 50esima puntata). La nostra chiacchierata dura più del previsto, passando con naturalezza da un argomento all’altro. Parliamo del loro background nella nightlife napoletana, dell’incontro epifanico col dubstep e la bass music che arrivava dal Regno Unito, di quanto sia importante la gavetta come dj e della cura maniacale nella scelta di lineup e timetable – «parliamo tutti i giorni fino alle due di notte per fare la timetable, ma quanto c*zzo è importante fare bene la timetable?!» -, del ruolo primario dei sound system con cui collaborano per gli eventi – «ogni volta scegliamo un sound system diverso, che diventa importante tanto quanto i main artist nella lineup» -, dell’evoluzione e del cambiamento generazionale del loro pubblico. Se la peculiarità dei loro party è il mix esplosivo fra sonorità di matrice giamaicana e generi elettronici, le uscite pubblicate dall’etichetta riflettono questa doppia anima e anzi si spingono verso lidi più sperimentali – ad esempio, i cyber breaks di Katatonic Silentio, l’industrial abrsaiva con spoken word al vetriolo di Kelan, i paesaggi HD scolpiti da FFT – il tutto accompagnato da grafiche e packaging fatti a mano che rendono i dischi BNC dei veri e propri oggetti da collezione.

In chiusura, Mariano ricorda un aneddoto. In occasione del concerto di Meg a Torino per il tour di Vesuvia, riesce a conoscere l’artista napoletana a fine serata. Parlano di Napoli, di cultura soundystem. Mariano le regala i dischi dell’etichetta e la invita a proseguire la serata in un locale con altri amici. Il next step è chiederle di suonare ad un evento BNC. Meg accetta con entusiasmo, ed ecco che a dicembre è tornata al Leoncavallo per il party curato da Lobo e BNC (in occasione del quale avevamo fatto una chiacchierata coi ragazzi di Lobo). Da essere cresciuti con i 99 Posse ad avere Meg come ospite, con tanto di dedica e ringraziamenti durante il concerto.

Prima di salutarci chiedo loro quali sono degli artisti con cui vorrebbero collaborare: a Checco piacerebbe far esibire Zuli a Bristol, mentre Mariano sogna i Massive Attack. In attesa di vedere se questi sogni diventeranno realtà, l’appuntamento è per l’open air del 2 giugno al Bunker di Torino con ospiti del calibro di Commodo, Gorgon Sound e Stenny, oltre a Bladeblanc, Sister Effect, rrrapido e Rose Again (Checco), che faranno vibrare i subwoofer del Blue Zone Hi-Fi Soundsystem.