Ad could not be loaded.

Fare la muta

Un racconto della serie di ZERO 'Propagine. Storie del contagio'

Geschrieben von Bruna Crapanzano il 17 März 2020
Aggiornato il 27 März 2020

Illustrazione di Roberto Alfano

Chiunque entrasse nella stanza in questo momento la troverebbe così: al centro nel letto con le gambe che penzolano, un braccio piegato altezza ombelico e l’altro allungato dietro la nuca, sguardo fisso, forse torvo, forse condiscendente.
Dipende da chi entra nella stanza.

Penso sia un buon incipit mentre sento la voce fuori campo, la sento davvero, ed è quella di Danny Devito in Big Kahuna, rassicurante. Che poi non è Danny Devito a essere rassicurante ma Gianni Bonagura, il suo doppiatore. Mai una volta che le cose siano quello che dovrebbero essere secondo me.

Sono qui, su questa coperta a righe da nove giorni. No, sono qui da un mese, ma abbastanza certa che siano passate solo poche ore, forse due settimane.

All’inizio la cosa non mi aveva messo molta soggezione. C’è una malattia in giro, la gente muore lontano dal mio interesse, lontano dal mio asse.

Il mio asse è: come fare una buona foto del vostro piatto su Instagram secondo @cucinostelle42. Il cibo va porzionato e disposto nel piatto secondo colore, forma e peso, a raggiera seguendo l’ordine: proteine (preferibilmente non animali), carboidrati, fibre e grassi. Ecco.

Moriremo tutti, non morirà nessuno, moriranno solo i vecchi, i giovani forse ma non troppo, i bambini no, grazie a dio! Aspetta, forse no. Malati tutti, morto qualcuno aspettate i dati aggiornati al giorno tot del mese quello.

È tempo di nuove possibilità, non fartele mancare! – dice la voce al supermercato.
Giro senza carrello, neanche quello piccolo a mano, scomodo e basso, così da prendere meno cibo possibile. In realtà c’è ben poco da prendere, ma va bene perché voglio essere una persona essenziale, a morte il capitalismo! Non è vero, infatti scelgo le cose che costano di più, solo perchè hanno una confezione più carina.

Sono a casa, sto immaginando il colore degli occhi dei figli che non avrò con un tipo che stalkero da mesi sui social (al plurale perché l’ho cercato anche su Linkedin in modo da avere un ampio spettro della sua personalità), quando annunciano la chiusura totale dell’Italia. Lockdown.

Ed è proprio lì, tra la veglia e il sonno sulla via di Damasco, mentre la luce dello schermo irradia un episodio di Friends, che mi abbaglia e non mi lascia riposare, mentre tutto è buio, capisco. Ho un’opportunità.

Devo aver letto da qualche parte come funziona, noi la chiamiamo muta ma il termine delle persone intelligenti è ecdisi. Internet al riguardo dice: “la muta è la liberazione dell’organismo da una certa quantità di prodotti di rifiuto accumulatisi.
Un processo ciclico che si osserva in alcuni animali, in particolare negli artropodi, quando si perdono strutture epidermiche che vengono sostituite da nuove”.

Mi convinco. La quarantena è il momento in cui succederà, perchè la mia presenza è già assenza. Non devo essere da nessuna parte. Ho il tempo di fermarmi e limitare lo spazio. Ci sono solo io. Concentrato di Io. Io corpo superfluo, che non può andare e non può toccare. Io corpo fondamentale, perché è tutto ciò che ho qui con me. Io corpo, sano e infetto insieme. Io corpo, confine e potenza insieme.

Io che adesso faccio la rivoluzione contro questo corpo!

“Nel periodo che precede la muta i rettili hanno bisogno di mantenere una temperatura corporea relativamente alta, non mangiano e vanno alla ricerca di zone umide”.

Io guerra senza azione, immobile, ferma, inerte contro ogni stimolo, contro ogni emozione e sensazione e opinione e pensiero e filosofia e messaggio su WhatsApp. Il corpo ha fame e mi chiede perdono. Sto per cedere ma poi ricordo che il corpo è il campo di questa battaglia, perciò mi barrico dentro ogni singola scelta eliminando ogni desiderio: addio pizza, addio kebab, addio sesso, addio ultimo paio di scarpe con lo sconto del 70% da Zara che sono l’ultimo numero ed è proprio il mio, addio amore, addio mamma.

“Sappiamo che dopo un periodo di preparazione i serpenti cambiano tutta la loro pelle, quasi sempre in un solo colpo, contorcendosi e strofinandosi contro le rocce”.

Stacco i pezzi di questo vecchio corpo per metterne nuovi, magnifici e lucenti.
È il momento di immaginare una forma assemblando corazze, protesi e curve bioniche. Scelgo ogni arma e la nascondo con cura tra i miei quattro occhi, sotto il piede monto l’umiltà. Sarò perfetta per ognuno di voi perchè non potrà essere diversamente. Non avrò limite e non ci saranno parole o concetti che sapranno esprimermi. Un nuovo linguaggio sarà inventato per me, una nuova umanità vedrà la luce.

Quindi spegnete tutto.

Adesso devo prepararmi per quando ritroveranno il mio vecchio corpo. Sistemo tutto molto silenziosamente per non fare sentire a nessuno che mi muovo.
Lo faccio di notte, sposto gli oggetti, trovo l’inclinazione adeguata del mio ginocchio, spingo il più possibile il mento in alto, la pancia la tiro dentro e respiro poco, forse non respiro affatto. Le mie braccia e le mie gambe non hanno bisogno di dimenarsi, ma la mente sbatte ovunque.

Chissà se questo stato delle cose finirà o semplicemente ci abitueremo al mondo nuovo. In ogni caso ho iniziato la mia mutazione e da qui in poi sarò diversa, sarò un’altra cosa. Penso che tutti saremo diversi. Ma di voi non mi interessa. Sarò perfetta e non avrò mai più bisogno o fame di nulla, però adesso datemi un biscotto.