Il caldo è insopportabile, il cambiamento climatico è lì lì per seppellirci tutti e anche noi non ci sentiamo troppo bene. Ecco quindi che prima di partire per le ferie facciamo su quello che sappiamo fare meglio: ci aggrappiamo alla musica. Torna G.R.A. DISCO la rubrica di Zero che con grande apertura nei confronti di altre realtà geografiche e discipline artistiche riunisce le ultime migliori uscite discografiche romane. Album o EP di artisti nati o di base in città per una raccolta con cadenza variabile, ma che generalmente aggiorneremo ogni tre o quattro mesi. Come sempre nessun limite di genere, di età, di popolarità. Selezioniamo solo quello ci è piaciuto e pensiamo sia meritevole d’attenzione. Per questa seconda puntata: dancefloor in tutte le salse, virtuosismi godibili e mondi paralleli. Se pensate che ci siamo persi qualcosa, aspettate la puntata successiva prima di gridare allo scandalo. L’ordine è rigorosamente alfabetico, non leggeteci nulla di più.
Adriano Viterbini – „Solitario Solidale“ (Hyperjazz Records, 2022)
Adriano Viterbini e la sua musica vivono ormai sospesi in un non-luogo geografico, musicale, temporale: blues, Africa, elettronica, Stati Uniti. Tre brani: un originale inedito, “Trash Of Europe”, e due tributi: “The Homeless
Wonderer (Tsegue’ – Maryam Guèbru)” e “Plain & Sane & Simple Melody (Ted Lucas)”, dedicati rispettivamente alla pianista etiope Emhaoy Tsegue’- Maryam Guèbrou e il rocker di Detroit Ted Lucas. La chitarra di Viterbini è i filo di Arianna mentre ci si perdre con piacevolezza nei labirinti disegnati dalla sintesi di mondi musicali e culturali.
Pezzo preferito: „Trash Of Europe“
Afrologìk – „Afrologìa“ (Autoproduzione, 2022)
Immaginate la giungla urbana di Roma a fine Luglio: le persone scendono dalle macchine per picchiarsi dopo un tamponamento fortuito, perdono la testa per il caldo, tutti litigano, tutti sono miserabili e sudati. La notte è l’unico momento vagamente vivibile e questo EP ne è un’inaspettata colonna sonora, perfetta per scordarsi degli orrori del giorno. Deep house, broken beat, percussioni afro. Un viaggio lungo quattro tracce ballabilissime con sonorità che spesso sui dancefloor romani vengono ingiustamente trascurate.
Pezzo preferito: „AFROLOGìK“
Archivio Futuro – „Archivio Futuro“ (La Tempesta, 2022)
Ne abbiamo già parlato con Danilo Menna, che con Lorenzo BITW dà vita a questo progetto a metà tra analogico e digitale. Un producer e un batterista circondati da amici e collaboratori: un disco notturno tra beat garage, suoni quasi prog e un’impianto teorico nichilista e vitalista allo stesso tempo. Un lavoro per lo più strumentale e poco italiano, che si esprime al meglio dal vivo, dove i due (spesso accompagnati dal sax di Vittorio Gervasi) fanno veramente esplodere di energia i soundsystem cui si collegano, quasi sempre mascherati come demoni del divertimento.
Pezzo preferito: „Deserto giallo“
BOOM, Italian Jazz Soundtracks At Their Finest (1959-1969), (Cam Sugar, 2022)
Siamo a spasso in una galassia dell’immaginazione che solo i compositori italiani sanno evocare: Dolce Vita, malinconia, dolcezza, sincerità, vitalità. Questa selezione curata da Pierpaolo De Sanctis di Four Flies Records pesca il meglio del jazz sparso tra le colonne sonore composte tra il 1959 e il 1969 da maestri assoluti: Morricone, Bachalov, Trovajoli, Piccioni, Umiliani e tanti altri. Uno sforzo di sintesi eroico per regalare trentatré brani che danno un’idea molto precisa di come il linguaggio jazzistico fosse masticato e rielaborato dai musicisti italiani del periodo, anche con una buona dose di apertura a mondi musicali lontani, come quello africano. E soprattutto di come esistesse un ponte diretto – e forse consapevole – tra l’immaginario sfavillante del jazz americano e quello successivo della Dolce Vita all’italiana.
Pezzo preferito: „Oggi in Africa“
Garage Gang – „Danza Futuro“ (Carosello Records, 2022)
La gang del garage forse si è definitivamente scrollata di dosso l’etichetta di “meme-music”. “Danza futuro” è una lettera d’amore allucinata ai dancefloor acidi: quelli ricoperti di pasticche, polveri ed esseri danzanti che in fretta perdono le connotazioni umane. Gli slanci dadaisti e post-ironici non mancano, anzi, se ne trovano in abbondanza, ma il tutto viene tenuto insieme dalle ottime produzioni di Amanda Lean e Not For Climbing, due terzi del collettivo romano Deep ’N Dance. Insomma eroi della notte (e dell’alba) che si uniscono per comporle un tributo.
Pezzo preferito: „Che schifo, mi piace“
GIOVAPIUGIOVA, Grindalf – „Animali Notturni“ (Harsh Times Records, 2022)
Giova è fiorentino, ma la sua carriera ha preso forma qui a Roma (dove ha studiato e vissuto), soprattutto grazie all’incontro con Grindalf – lui invece romanissimo. Una coppia perfetta: la capacità di comporre linee vocali che rimangono piantate nel cervello del primo si sposa con le curatissime produzioni del secondo. Un suono pop contemporaneo, tra ispirazioni hip hop, punk, elettroniche (garage su tutte) e tanti spunti inediti che basta tendere l’orecchio per cogliere nelle loro sfumature.
Pezzo preferito: „Pezzi di noi“
Hate Moss – „NaN“ (Stock A Production, 2022)
Un disco da ascoltare di notte mentre si guida al ritorno dalla spiaggia. Il portoghese e l’italiano delle voci melodiose e strascicate, le produzioni a metà tra trip hop e post punk. Il duo italo-brasiliano formatosi a Londra (ma recentemente di nuovo di base a Roma) pubblica un secondo disco dalle idee chiarissime: nonostante la tanta carne al fuoco emerge infatti un’identità definita. Tra le qualità migliori, sicuramente il modo in cui le produzioni si aprono e chiudono all’improvviso: una gestione delle dinamiche ottima che sorprende piacevolmente grazie a transizioni complesse, fatte percepire con grande naturalezza.
Pezzo preferito: „Dei buoni Dei“
Hello Mimmi – „MIMMIMANIA (Vol.1)“ (Bomba Dischi, 2022)
Come si descrive un disco del genere? È l’eredità allucinata e in technicolor di un personaggio di un manga giapponese che prende vita e prova a fare la popstar a Roma. Insomma, è hyperpop. Nella sua forma più “pura”, ovvero con paesaggi sonori appiccicosi e sintetici, schizofrenici e sopra le righe.
Pezzo preferito: „Forza Roma“
L.U.C.A. – Terra (International Feel, 2022)
È chiaro che il mondo è agli sgoccioli. Mentre prendiamo letteralmente fuoco, possiamo consolarci immaginando universi paralleli e lontani. Almeno questo è quello che sembra fare L.U.C.A. nel suo nuovo LP: sintetizzatori pulsanti come nuovi organismi pronti ad abitare una terra vergine e lontana, batterie e suoni eterei, oceani di suono rinfrescanti. Chiudiamo gli occhi per lasciarci investire da queste onde sonore che ci trascinano lontano dalla canicola e dall’umidità, verso nuovi lidi più promettenti, in un sogno a occhi aperti meravigliosamente disperato.
Pezzo preferito: „Drum Talk“
MAI MAI MAI – „Rimorso“ (Maple Death, 2022)
Il futuro arcaico del Sud Italia è ormai un mondo a sé stante. Uno spazio sonoro tentacolare dal quale si spandono lampi di immaginazione in bianco e nero, squarci temporali che riuniscono passato e futuro. MAI MAI MAI in questo mondo è di casa, anzi lo costruisce in prima persona con un lungo album ricco di featuring in cui sintetizzatori oscuri incontrano tamburi tribali e voci odalische. Elettronica contemporanea e musica folk arcaica. Un incantesimo di magia nera che si può descrivere al meglio combinando i titoli di tre brani. “Il cattivo passato, il futuro perduto: Mediterranean Gothic”.
Pezzo preferito: „Nostalgia“
Morris Gola – „Cinecity Mixtape“ (Autoproduzione, 2022)
La penna di Morris Gola (precedentemente Pugni in Tasca) è sempre stata affilatissima. Nessuna indulgenza o retorica gratuita, verso sé stesso e il mondo che racconta – quello della periferia sud romana, Cinecittà/Quadraro nello specifico. La specificità geografica non limita i messaggi: parlare dei quartieri significa parlare del mondo e questo Morris dimostra di saperlo benissimo, toccando l’universale con il particolare e viceversa. Aiutato da produzioni che negli anni sono diventate sempre più al passo con i tempi e che qui mescolano afrobeat, trap, hip hop e tanto altro. Un disco che mantiene inalterata la caratteristica (quasi miracolosa, visti i tempi) di tutti i suoi lavori: è sincero.
Pezzo preferito: „Carmelo“
Paolo Zu – „Venus“ (Auand Music, 2022)
Ritmi spezzati memori dell’insegnamento di J Dilla, paesaggi sonori complessi e onirici più vicini a quel jazz chitarristico figlio di Bill Frisell e Kurt Rosewinkel. Nel complesso, il nuovo disco di Paolo Zu funziona alla grande. Non rimane schiacciato da ambizioni virtuosistiche pur evidenti e trova una cifra musicale divertente e godibile senza risultare forzata. La scelta di inframmezzare ciascun brano con interludi adrenalinici e l’interplay tra Zu, Matcovich e Panza (che sembrano veramente conoscersi a menadito) sono sicuramente due chiavi di volta vincenti per il risultato finale.
Pezzo preferito: „Covellite“
PREST – „Body + Mind“ (XXIII, 2022)
Corpo più mente: la ricetta perfetta per musica che ti deve far ballare senza fare troppe domande, ma anche intrigare all’ascolto. PREST arriva al suo debutto “lungo” come producer dopo una rincorsa iniziata come dj. Ha conquistato con onestà i dancefloor italiani, partendo da Roma e arrivando a Milano, dove ormai suona con costanza. L’EP è solido, un compendio di quello che passa nei suoi set: suoni scuri e tribali, a volte “secchi” altre profondissimi, impreziositi da slanci ritmici inaspettati. Broken beat, grime, accenni techno e tanto altro. Se questo è il debutto aspettiamo con ansia il seguito.
Pezzo preferito: „The Way“
Re Mida – For The Love (Autoproduzione, 2022)
Brooklyn <—> Pietralata. Il trio romano pubblica il secondo album nel giro di un paio di mesi: dopo il
convincente “A casa nostra”, fatto di un jazz contemporaneo di stampo comunque “classico”, ecco una sferzata tutta jazz-hop da capogiro. Ci sbilanciamo: da un punto di vista di padronanza del linguaggio, il miglior disco di genere uscito quest’anno in Italia. La ritmica rimbalzata tra batteria e basso è puntuale (e giustamente storta nei momenti giusti) come un orologio e la tromba di Fratini è in forma strepitosa, si diverte a parlare e dialogare
quasi fosse una delle voci ospiti. Queste poi impreziosiscono alla grande: Karnival Kid da New Orleans e Kala da Brooklyn mettono la ciliegina sulla torta di un disco che se fatto sentire a scatola chiusa non indovinereste mai
che è stato prodotto nella periferia romana.
Pezzo preferito: „2021“