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Hanno provato a sfrattare La Casa del Mondo, il centro antirazzista in Bolognina

Geschrieben von Salvatore Papa il 4 Februar 2025

La Casa del Mondo ha sede in via Antonio di Vincenzo 18/a, un piccolo spazio di 60 mq nato inizialmente da una piccola rete creatasi intorno all’associazione di donne della Costa d’Avorio Adjebadia. Tra corsi di lingua, attività di doposcuola, laboratori, escursioni e iniziative culturali ha accolto negli ultimi tre anni 400 bambine e bambini del quartiere fino ai 17 anni e molte famiglie, ragazze e ragazzi coinvolgendo genitori, educatori ed educatrici, professori, professoresse, maestre, artiste e artisti. Il tutto offerto gratuitamente e mettendo al centro l’antirazzismo, l’antisessismo e il contrasto a ogni tipo di violenza e discriminazione.

Questa mattina alcuni agenti di polizia, accompagnati da un ufficiale giudiziario e un delegato Acer si sono presentati lì davanti per eseguire uno sfratto. Uno sfratto inaspettato, considerando che sullo spazio era in corso una trattativa ancora aperta con il Comune per un piano di rientro dei debiti che si era accumulato nel tempo e di cui avevamo già raccontato qui. A sventare lo sfratto sono intervenuti prima alcuni attivisti, poi il consigliere comunale Siid Negash.

La notifica per abbandonare gli spazi era, infatti, già arrivata circa un anno fa, poi archiviata grazie all’intermediazione del Comune che però non ha risolto nel frattempo il problema al centro della questione: ovvero un canone d’affitto di 600 euro al mese impossibile da sostenere per un’associazione che vive di autofinanziamento e che lavora con famiglie poverissime. Canone d’affitto pagato in un locale di edilizia residenziale pubblica ottenuto tramite un bando di ACER e a fronte di un contratto di tipo commerciale, nonostante la chiara attività no profit dell’associazione.

«Il piano di rientro – ci racconta Didier Tieoule, che stamattina si è trovato inizialmente da solo a fronteggiare gli agenti – consisteva nel pagare il canone d’affitto di 500 euro più altre 100 euro mensili (quindi 600 in tutto ogni mese), ma non l’abbiamo mai potuto onorare perché era impossibile farlo anche prima. Per tale motivo abbiamo sempre chiesto al Comune di darci una mano perché, pur non rispettando i contratti commerciali imposti dall’Acer, noi stiamo svolgendo una funzione sociale dimostrata da tutte le nostre attività. È successo però nel frattempo che abbiamo anche iniziato a fare attivismo politico, partecipando talvolta anche ad alcuni picchetti antisfratto nel quartiere. Quindi, mi viene il dubbio, che questo ennesimo tentativo di sfratto sia stato causato da una dinamica interna tra Acer, ufficiale giudiziario e polizia. Mi viene il dubbio perché appena è intervenuto il consigliere comunale Siid Negash per difenderci hanno rinviato lo sgombero. Perché quindi Acer non ha avvisato il Comune delle sue intenzioni visto che avevamo una trattativa? In tutto questo, si sono piazzati lì davanti con tutte le mie cose dentro, quindi ho provato a entrare e c’è stata una colluttazione, mi sono preso quattro gomitate e si sono anche portati via il mio permesso di soggiorno. Ricordiamoci però che l’Acer gestisce il patrimonio del Comune, eppure si comporta come una società per azioni. Certo è passato un anno da quando abbiamo denunciato la situazione al Comune, eppure ancora non sappiamo quale sarà il nostro destino e oggi ci ritroviamo in questa situazione con lo sfratto rinviato all’1 aprile