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I 15 film da non perdere alla Festa del Cinema di Roma

Abbiamo spulciato per voi il programma dell'edizione 2019 del festival, che prenderà il via il 17 ottobre all'Auditorium.

Geschrieben von Flavia Ferrucci il 14 Oktober 2019

A guardare la lista degli ospiti che arriveranno a Roma nelle prossime due settimane, c’è da rimanere a bocca aperta. Grandi attori, registi, scrittori: occasioni veramente uniche di ritrovarsi faccia a faccia con gente che ha fatto la storia del cinema e della cultura tutta. E come ha specificato il direttore Antonio Monda, chi viene alla Festa non lo fa mai per promuovere qualcosa, ma solo per amore del cinema. Nobilissimo. Inoltre, a giudicare dai commenti online e dall’affluenza che registrano gli incontri, è decisamente questo quello che vuole la città. C’è un ma: spostando l’attenzione sul programma dei film, si nota una tendenza inversa. Ovvero, una serie di grandi anteprime e di titoli importanti, ma si tratta quasi sempre di film che avranno una larga distribuzione italiana, spesso a ridosso delle date della Festa. Certo, lo specificano sempre: questa è una “festa”, non un festival, ma in un paese come l’Italia dove moltissimi film acclamati nel mondo – quelli di cui tutti parlano, per ricollegarci a una delle sezioni del programma – non vedono mai la luce delle sale cinematografiche, non sarebbe bello offrirgli una vetrina importante come quella della Capitale? Quest’anno, in particolare, salta subito all’occhio la scarsità di film di genere e la totale assenza del cinema asiatico – eccezion fatta per la retrospettiva su Kore-eda, ovviamente – storicamente invece molto seguiti dal pubblico della Festa. La ricerca e l’amore per il cinema sono sempre evidenti, specialmente nelle retrospettive e nella bellissima sezione “I film della nostra vita”, che offre sempre occasioni uniche di vedere film storici sul grande schermo, ma un po’ più di attenzione a ciò che avviene nel panorama contemporaneo gioverebbe a tutti. In ogni caso, di film da non perdere ce ne sono, ecco quindi la nostra selezione
 

THE IRISHMAN
di Martin Scorsese, Stati Uniti, 2019, 209’

Scorsese. De Niro. Pesci. Pacino. Keitel. Sceneggiatura di Steve Zaillan. Basterebbe solo questo a renderlo il film più importante di questa edizione, ma andiamo avanti. Una storia (vera) di corruzione e crimine tutta americana. Martin Scorsese libero da preoccupazioni e costrizioni, con un budget gigantesco, carta bianca e final cut (grazie, Netflix). Il risultato è un film di 3 ore e mezza – «Le 3 ore più veloci della vostra vita» ha detto Guillermo del Toro, in un lungo flusso di coscienza in cui ha lodato il film in ogni suo aspetto. Un’epica americana, una riflessione sulla vita, ma soprattutto un grande spettacolo, Scorsese-style.

WAVES
di Trey Edward Shults, Stati Uniti, 2019,

Uno dei film con più hype dell’anno in territorio Usa. Terzo lungometraggio del regista di „It Comes at Night“, che abbandona l’horror per raccontare la vita di un giovane afroamericano della Florida. A Toronto tutti ne parlavano: gira voce ci sia un colpo di scena sconvolgente e che il film colpisca nel profondo. In più, colonna sonora notevole e sigillo di garanzia A24.

NOMAD. IN THE FOOTSTEPS OF BRUCE CHATWIN
di Werner Herzog, Regno Unito, 2019, 85’

Leggenda narra che in fin di vita Bruce Chatwin chiese a Herzog di vedere il suo film sulle tribù del Sahara e regalandogli in cambio lo zaino che lo aveva accompagnato in tutti i suoi viaggi. 30 anni dopo Herzog decide di ripercorrere le tappe dei suoi viaggi, curioso e disincantato come sempre, dalla Patagonia all’Australia, incontrando storie di dinosauri, tribù perdute e tradizioni disparate. Herzog in the wild è sempre il miglior Herzog e qui va aggiunto l’angolo estremamente personale della sua amicizia con Chatwin: imperdibile.

THE VAST OF NIGHT
di Andrew Patterson, Stati Uniti, 2019, 90’

Uno dei pochissimi film di genere presenti in programma, di cui si parlò molto ai tempi del Sundance. Un thriller fantascientifico ispirato alle atmosfere di „Ai confini della realtà“, con un pizzico del radiodramma de „La guerra dei mondi“ di Welles, ambientato nel New Mexico degli anni 50. Budget minuscolo, tantissima creatività e un amore profondo per la fantascienza di una volta. Molto difficilmente verrà distribuito in Italia: non fatevelo scappare.

THE FAREWELL
di Lulu Wang, Stati Uniti, Cina, 2019, 98’

Uno dei veri casi cinematografici statunitensi dell’anno, un piccolo film indipendente che ha fatto impazzire i critici e ha incassato cifre incredibili (7 volte il budget) per il mercato americano, specialmente se si considera che ha un cast privo di grandi nomi ed è parzialmente recitato in cinese. Evidentemente c’è necessità di storie diverse: storie di donne e raccontate da donne, modi nuovi di parlare dell’esperienza della “migrazione” e del rapporto con le proprie radici e la propria storia, ma anche il senso, veramente universale, della famiglia. E poi… si ride! Tanto!

ZOMBI CHILD
di Bertrand Bonello, Francia, 2019

Il film precedente di Bonello, „Nocturama“, aveva elettrizzato la Festa di Roma qualche anno fa. Ora il regista francese torna con questo horror-fantasy che mischia passato e presente tra zombie haitiani, adolescenti alle prese con la discografia di Rihanna ma anche con tentativi di riti voodoo, il tutto percorso da un sottotesto di critica agli stereotipi culturali creati dal colonialismo. La vera perla del programma di „Alice nella Città“.

ANTIGONE
di Sophie Deraspe, Canada, 2019, 109’

Libero adattamento della tragedia di Sofocle nella Montreal dei giorni nostri dall’acclamata regista canadese dell’intenso „The Wolves“. Qui Antigone è una giovane immigrata, la tragedia diventa thriller e i temi di giustizia, responsabilità e sacrificio risultano più rilevanti che mai nella realtà socio-politica nordamericana contemporanea. Del film dicono che sia molto potente, e ha vinto il premio di miglior film canadese al Festival di Toronto 2019.

LA BELLE ÉPOQUE
di Nicolas Bedos, Francia, 2019, 115’

Impossibile trovare una recensione negativa di questo film. Ne sono tutti entusiasti, anche se a giudicare dalla variopinta e variegata lista di film e registi cui è stato comparato – da Lynch ad „Amélie“, da „Westworld“ a Woody Allen, da „Black Mirror“ a Gondry, a qualsiasi altra cosa vi venga in mente, googlare per ceredere – sembra che ognuno ci abbia visto qualcosa di diverso. Concordano tutti solo sul fatto che si rida molto. Provare per credere, allora. Un cast di nomi importanti del cinema francese e una bizzarra premessa: un imprenditore offre a un settantenne la possibilità di rivivere una settimana della sua vita. Seguono ilarità e bizzarrie.

DEUX | TWO OF US
di Filippo Meneghetti, Francia, Lussemburgo, Belgio, 2019, 95’

Quanti film che parlano di relazioni sentimentali tra donne conoscete? Molti pochi, immagino. E di relazioni tra donne mature? Immagino che il numero sia pressoché zero. C’è un disperato bisogno di storie nuove nel cinema, e questa sicuramente è unica nel panorama attuale. Due pensionate vivono una tranquilla storia d’amore finché qualcosa arriva a minacciare la loro quotidianità. Primo lungometraggio dell’italiano Filippo Meneghetti per una coproduzione franco-belga.

WHERE’S MY ROY COHN?
di Matt Tyrnauer, Stati Uniti, 2019, 97’

Dal maccartismo a Trump, non c’è pagina oscura della storia statunitense del cinquantennio 1950-2000 in cui non fosse implicato (o agente principale) Roy Cohn. Un nome che forse non dirà molto ai più, ma veramente una figura chiave nel comprendere l’attuale situazione socio-politica degli Stati Uniti. «Il peggior essere umano che sia mai vissuto», viene definito all’interno del documentario. È vero che di esseri umani orribili siamo bombardati in tv, sui giornali, sui social media, però questo documentario è strutturato come un thriller e – anche se non propriamente di svago – sicuramente intrattiene e può dare spunti di riflessione sulla domanda che ci poniamo un po’ tutti di questi tempi: ma come siamo arrivati a questo punto?

MILITARY WIVES
di Peter Cattaneo, Regno Unito, 2019, 110’

Tutti abbiamo bisogno, a volte, di un film che faccia ridere e stare bene, no? Peter Cattaneo è un maestro in questo campo: chi non ha sorriso con tenerezza davanti a „Full Monty“? Lui ha addirittura ricevuto una nomination agli Oscar per come è riuscito a bilanciare umorismo, critica sociale e buoni sentimenti. Ora ci riprova, con un cast tutto femminile, un coro sui generis e una sempre brillante Kristin Scott Thomas in un raro ruolo comico.

KOHTUNIK | YOUR HONOR
di Andres Puustusmaa, Estonia, Russia, 2019, 95’

I Paesi Baltici hanno una produzione cinematografica ridotta, ma sempre di qualità. Film con budget ridotti, certo, ma con un’estetica sempre accattivante e un tono unico nel suo genere. Raramente questi film giungono dalle nostre parti, quindi è interessante tenere d’occhio questo thriller-commedia estone-russo incentrato su un giudice tanto inflessibile in aula quanto moralmente ambiguo nella vita.

MYSTIFY: MICHAEL HUTCHENCE
di Richard Lowenstein, Australia, 2019, 102’

Di Hutchence conosciamo tristemente più o meno tutti i dettagli della morte, ma chi era l’uomo dietro il frontman carismatico degli INXS? Se è vero che i documentari sui musicisti sono sempre operazioni rischiose, è altrettanto vero che se dietro la camera da presa c’è qualcuno che aveva rapporti personali con il soggetto, il risultato è generalmente positivo. Lowenstein – noto ai più per la commedia cult “E morì con un felafel in mano” – conosceva bene Hutchence, avendolo diretto nel suo film sulla scena punk di Melbourne “Cani nello spazio” e avendo realizzato video musicali per gli INXS, e ne realizza un ritratto molto intimo. La colonna sonora è di Warren Ellis, intervengono molti musicisti australiani (e non) e il film ha ricevuto critiche molto positive.

HUSTLERS
di Lorene Scafaria, 2019, Usa

In America è già partita la campagna per far ottenere una nomination all’Oscar a Jennifer Lopez. Sulla carta non sembrerebbe un film da “festival”, ma la critica internazionale è unanimemente entusiasta e poi poco importa quando c’è l’occasione di divertirsi con un heist movie in cui un gruppo di badass diva ha la meglio su spocchiosi broker di Wall Street. Nel cast anche Cardi B e Lizzo, ed è già leggenda lo spogliarello di J.Lo su „Criminal“ di Fiona Apple. Che volete di più?

BRINGING UP BABY | SUSANNA!
di Howard Hawks, Stati Uniti, 1938, 102’

L’intera selezione di screwball comedy americane del festival meriterebbe di essere menzionata. L’“Appartamento“ di Wilder, Lubitsch, ben due film con Barbara Stanwyck… tuttavia „Susanna!“ è uno dei più eccentrici, divertenti e brillanti film del cinema americano, con un’esplosiva Katherine Hepburn in un ruolo meravigliosamente moderno e un susseguirsi di situazioni al limite del surreale e bizzarri ribaltamenti di ruoli di genere – non avete mai visto Cary Grant che si aggira per casa indossando una vestaglia con piume di struzzo? Non sapete cosa vi perdete – che risulta assolutamente fresco anche ottantaquattro anni dopo la sua uscita e l’occasione di vederlo su un grande schermo è più unica che rara.