Ci siamo immaginati la città come un unico, grande ristorante. Di quartiere in quartiere abbiamo mappato alcune attività resistenti che vogliamo supportare, selezionando – simbolicamente – un piatto o un drink a locale. Il bar dove hai rimorchiato quella sera, la trattoria dove hai fatto il bis di mondeghili, il locale fighetto che non hai mai smesso di fotografare. Sono qui, ancora a infornare, impiattare o shakerare, si spostano in motorino o in bici e suonano il campanello di casa tua. Il menu del tuo quartiere è un gioco da scorrere, una fotografia semiseria del lato gastronomico della porzione di città in cui viviamo.
I Navigli sono una repubblica galleggiante simile a un’ecosistema autosufficiente che si regge sulla sua community: giovani, universitari, trend setter, e soprattutto locali. Tanti, in schiera, brulicano tra le arterie principali di questo quartiere-stato. Se l’aperitivo avesse una residenza sarebbe sicuramente qui: non quello associato impropriamente al termine da voltastomaco „movida“, ma quello all’avanguardia, portabandiera di qualità, innovazione ed esperienza. I Navigli si scoprono con pazienza e mostrano il loro lato gourmet (e non solo) a chi si dimostra curioso e ragiona fuori dal concetto di pret-a-manger. Tra Conchetta, zona che mostra il segno di un passato anticonformista, l’umido ma bellissimo Naviglio Pavese e la nuova zona della Darsena che si spinge fino al Naviglio Grande, si mangia e si beve in maniera diversa. E soprattutto non ci si arrende, facendo la differenza in termini di qualità, contro quella foodificazione che qui sembra un po‘ mettere mano ovunque.