Si sa che, nel corso di un festival, lo scorrere del tempo assume una dimensione tutta sua. Saranno le sempre troppo poche ore di sonno, sarà la magia dei bpm, sarà che, nello scandire le giornate, la timetable del festival riesce momentaneamente a scalzare la timetable delle call sistemate come pezzi del Tetris su Google Calendar. Come se non fosse abbastanza, un traumatico cambio di velocità divide la parte musicale, dove ogni secondo è vissuto a mille e il tempo dura sempre troppo poco, e la parte non musicale, dove ogni secondo il cervello si splitta tra il ricordo di quanto abbiamo fatto schifo la sera prima e l’attesa dei fantastici spettacolari live che verranno di lì a poco.
«Un campeggio sociale per lo sviluppo di una comunità.»
Le soluzioni possibili sono due: costruire una casa-rifugio sicura, dove recuperare le energie perse e magari proseguire quello sviluppo di comunità fatto di racconti, abbracci e scambi di pensieri che poi incarna lo spirito di qualsiasi festival ideale; oppure, semplicemente, non fermare mai la musica. Nessuno ha detto che debba essere un aut-aut: Nextones lo sa bene, e anche quest’anno ha reso il suo Next Camp la più bella delle culle per rigenerare mente, corpo e anima. Coppia che vince non si cambia. Fare due chiacchiere con Federica Marie Carenini (Tresca Impresa Sociale) e Stefania Vos (Radio Banda Larga) ha messo in risalto la propositività e il contributo sociale di due realtà in cui le parole „comunità“ e „attivazione“ vengono pronunciate in maniera non banale, scandendo ogni sillaba.
Federica parla del Next Camp come naturale estensione dell’operosità che la muove nell’esperienza de La Campeggia, in termini di valori e intenzioni: un ponte solido che dai colli tortonesi arriva alla Valle dell’Ossola. Parte dalle basi, dai servizi primari, come beni imprescindibili per il benessere della comunità: creare una dimensione in cui la gente può rilassarsi, può stare tranquilla, al fine di favorire scambi di ogni tipo.
«Cercare di abbassare le difese, di essere proni anche soltanto ad ascoltare, attivando interazioni non evidenti, non immediate, che generino qualcosa di inaspettato e contagioso. Un campeggio sociale per lo sviluppo di una comunità: creare affinità tra le persone permette di instaurare in esse un senso di appartenenza al luogo che occupano, temporaneamente o meno, creando connessioni che poi permettono di godersi le sue meraviglie e di salvaguardarlo allo stesso tempo.» E se penso ai luoghi di Nextones, agli Orridi, alle Marmitte dei Giganti, tutto ciò assume ancora più significato. «In questo complicato microcosmo, il campeggio ha il ruolo di membrana tra il territorio e le persone che vengono a viverlo, come un’entità che possa fare da filtro. È così che le informazioni passano meglio, e ciò permette di avere una cura collettiva del posto, in modo tale che l’anno dopo sia ancora possibile rivivere quella roba tanto bella che stiamo vivendo.»
Radio Banda Larga si inserisce nel quadro fin qui descritto con una programmazione curata ad hoc fatta da talk, interviste e tanta tanta musica, che come il Toce scorre incessante e si adatta al letto su cui poggia. Stefania – anche conosciuta con l’alias di Stefania Vos, NdR. – parla del progetto RBL come se parlasse di uno dei suoi amici più intimi. È sicura, grata, lo sente parte di sé e spera possa essere felice. Trova nella radio uno strumento per unirsi, per esprimersi e per stare, emozionalmente molto familiare. «Un mezzo di attivazione della cittadinanza accessibile e accogliente per chiunque abbia un’idea ed è interessato a proporla, così che possa formarsi in questo processo facendolo, acquisendo competenze e sicurezza personale. Crescere.»
Al Next Camp si inizia giovedì, e fino a sabato il tentativo è quello di costruire una dimensione di ascolto rilassata e gentile, non invadente, che al contempo possa stimolare pensieri e reti sociali. Portare la comunità in un’altra comunità, in uno scambio orizzontale e spontaneo, in un dialogo continuo e partecipato. Si chiude domenica, con set più movimentati per accompagnare i saluti, e per chi ancora avesse un po’ di energia nelle gambe.
Al termine delle chiamate, è come se in me fosse già cambiato qualcosa. Con Federica e Stefania, con il festival, con la Val d’Ossola. Ma per fortuna, almeno per ora, non si parla di saluti. Ci vediamo a Nextones!