Hanno preso ufficialmente il via i lavori per la realizzazione del nuovo padiglione 35 progettato da Mario Cucinella Architects tra Piazza Aldo Moro e il Viale della Fiera per i grandi eventi di Bologna Fiere.
„Il nuovo padiglione polifunzionale – si legge – avrà una dimensione di 12.000 mq, con un’altezza di 25 m e una capienza di circa 10.500 spettatori, sarà una struttura modulare, flessibile e ad alta efficienza energetica. Accoglierà le manifestazioni fieristiche internazionali Eima, Cersaie e Cosmoprof, Congressi internazionali, eventi sportivi di alto profilo – a partire dalle partite di campionato e di Eurolega della Virtus Segafredo Zanetti e le finali di Coppa Davis – oltre a grandi concerti e spettacoli. Il progetto si distingue per il volume scenografico avvolto da una facciata dinamica che, trasformandosi in una grande lanterna urbana, potrà proiettare contenuti e raccontare gli eventi alla città. La versatilità è il cuore del progetto: grazie a tribune mobili telescopiche, servizi integrati e spazi riconfigurabili, il padiglione potrà adattarsi rpidamente alle esigenze di esposizioni, congressi, eventi sportivi e spettacoli. Il padiglione sarà dotato di spazi VIP – come sky terrace e aree hospitality – pensati per offrire esperienze coinvolgenti e di alta qualità a un pubblico ampio e diversificato.“
L’opera è un investimento di BolognaFiere che supera i 70 milioni di euro e si aggiunge alla trasformazione del quartiere fieristico iniziata nel 2016 nella quale rientra anche il nuovo padiglione che affianca il Palazzo dei Congressi e che oggi ospita l’attività del Teatro Comunale Noveau. L’obiettivo è lo sviluppo della „polifunzionalità“ della Fiera indicata dal Piano Industriale 2022-2026 che prevede perciò – e soprattutto dopo la quotazione in Borsa – anche un‘espansione verso nord attraverso la costruzione di 70 mila mq di edifici, parcheggi e servizi con un consumo ulteriore di suolo di 30mila mq. Tutto già previsto da una delibera comunale del 2022, che, tra le sue motivazioni, comprendeva però anche l’impatto della crisi consecutiva alla pandemia di Covid-19 sul settore fieristico. Crisi che si direbbe ampiamente superata visto che il Gruppo BolognaFiere nel 2024 ha conquistato il primato di settore con 274,1 milioni di fatturato e un utile di 44 milioni di euro.
«Quello di dotare la Fiera di nuove infrastrutture e di realizzare un nuovo spazio che potesse ospitare grandi eventi sportivi, dalla Coppa Davis alle partite della Virtus, e non solo, era un impegno – afferma il Sindaco di Bologna Matteo Lepore -. Un intervento che si inserisce in un quadro di trasformazione complessiva della città e di questo quadrante in particolare, che vede progetti come il Tencopolo e quello del nuovo distretto Tek».
TEK è un acronimo in cui T sta per Tecnologia e Tecnopolo, quindi gli investimenti nel campo della ricerca digitale avanzata, E per Entertainment (intrattenimento) e K per Knowledge (conoscenza). Il distretto di cui parla il Sindaco comprende un’area attorno all’asse di via Stalingrado, che si estende da Porta Mascarella fino alla Dozza (circa 277 ettari). In pratica il cuore del progetto bandiera dell’attuale amministrazione, quella Città della Conoscenza che vede nella Data Valley nell’ex Manifattura Tabacchi e nel Supercomputer Leonardo il suo fiore all’occhiello.
TEK incrocia rigenerazione urbana, parole chiave come “sostenibilità” e nuovo cemento per arrivare a 18mila mq per uffici, 60mila mq per retail & entertainment, 47mila mq per residenze (tra studentati, appartamenti e hotel), 24 mila mq di padiglioni espositivi e 20mila mq di padiglioni polifunzionali.
In mezzo passa anche la rifunzionalizzazione di via Stalingrado come una “green boulevard” che collega il cosiddetto “villaggio dell’innovazione digitale” (proprio di fronte al Tecnopolo, che accoglierà nuovi insediamenti di imprese, centri di ricerca e residenze) e il nuovo “distretto dell’intrattenimento” che va, appunto, dalla Fiera al Parco Nord. Quest’ultimo, secondo i progetti, dovrebbe essere conferito alla stessa BolognaFiere trasformandosi in un lido urbano con un lago, chioschi, vasca da surf, una piscina olimpionica e con l’attuale Arena Joe Strummer che diventerebbe un luogo più „competitivo“ per una venue complessiva capace di ospitare e attrarre grandi festival.
Mettiamoci dentro anche i progetti immobiliari al posto delle exOfficine Casaralta e i piani di „rigenerazione“ per l’ex Caserma Sani e avremo quella che si può definire una macchina della crescita che ambisce ad essere il principale motore economico-finanziario della città nel futuro. Il fine è sempre lo stesso: attrarre investimenti privati e professionalità con alti redditi. Ma il problema è che tutto questo avviene a ridosso di due quartieri socialmente molto fragili come la Bolognina e San Donato già interessanti dall’innalzamento dei prezzi che riguarda tutta la città. Inutile dire la parolina magica che inizia per G, ma questo è proprio il classico caso da manuale.