Eccoci qui, come esseri umani siamo animali ostili ai cambiamenti e pezzo pezzo tendiamo a riportare sempre le cose a una situazione conosciuta e riconoscibile. Quindi benvenuta luminosa primavera (ok, forse non piove da un po’ ma poi ci pensiamo) e con essa le settimane preferite di Milano: arte e design, incollate tra loro come ai cari vecchi tempi. Se a primo impatto ci sale l’adrenalina nostalgica e ci fa sembrare un gran risultato aver riportato le cose alla normalità, è solo un’illusione e lo sappiamo tutti molto bene perché, nel frattempo, le cose sono cambiate e anche molto.
Di Milano si sta iniziando a parlare davvero, o meglio si sta finalmente iniziando a discutere, perché la direzione che sta prendendo è dura, selettiva, esclusiva e i cambiamenti, anche se magari positivi sul lungo termine, vanno elaborati e messi in dubbio, per capirne l’efficacia. Quindi un po’ fa strano che arte e design, due dei grandi valori di questa città, si presentino ancora una volta uguali a se stessi, quando hanno un carico di evoluzione non da poco: sul piano sensibile, su quello dell’immaginazione e della consapevolezza e sulla forma e la materia (per citarne solo alcuni). Sono la manifestazione più concreta capace di costruire ponti tra l’incanto e la realtà, tra i valori e la società. Ci troviamo quindi all‘ inizio di questa „maratona weeks“ un po’ titubanti sulle modalità, nuovamente compresse nell’arco di due settimane e sul fatto che tutta questa eccitazione un po’ patinata che satura l’aria di aspettative, sia reale o costruita.
Ma andiamo per ordine e iniziamo dall’Art Week, che si apre sulla città dall’11 al 16 aprile senza lasciare fuori nessuno: esserci sembra d’obbligo e infatti, con vari livelli di offerta, ci sono proprio tutti: istituzioni private e pubbliche, gallerie, fiere, spazi indipendenti, giardini, case private e luoghi temporanei. Questa cosa ci racconta due storie diverse: da un lato una necessità compulsiva della città di raccontare una certa storia di sé stessa, ovvero quella della metropoli inclusiva, attiva, iperattiva, raffinata e culturale. Che offre possibilità a tutti e tutte e lo fa con classe e intelligenza. Accanto invece c’è uno strato più sottile, potente ma non arrogante, che lavora con altri tempi, ritmi e contenuti, e che si interroga sul presente legandosi a valori contemporanei e necessari per scardinare, riflettere e evolvere.
Pronti a indicarvi la via dell’illuminazione culturale e a fornirvi gli strumenti della discussione selvaggia.
Partendo da queste brevi riflessioni siamo consapevoli del bisogno sempre più dilagante di discutere e avere un’idea delle cose che ci succedono intorno: ma per farlo in modo consapevole, prima le cose bisogna vederle, viverle, capirle. Quindi cuori solidi e gambe in spalla, che la città vomita cultura. Dall’11 al 16 aprile non mancherà praticamente nulla per quanto riguarda le arti e le sue declinazioni e noi siamo in prima linea, pronti a indicarvi la via dell’illuminazione culturale e a fornirvi gli strumenti della discussione selvaggia (tra cui, in primis, i bar in cui farla).
Quest’anno abbiamo deciso di raccontarvi l’Art Week così: con i grandi classici da un lato e le chicche, le cose più ricercate e inaspettate, dall’altro. Sono due storie diverse ma complementari, che in ogni caso ci sanno arricchire, basta solo prenderle con lo spirito (testa e cuore) giusto.
Sono spudoratamente di parte e quindi inizio con le chicche, con quegli eventi che richiedono un po’ più del vostro impegno perché non scivolano addosso ma nascono con la voglia di essere umorali e impiastricciarvi la pelle e la mente. Esperienze e non intrattenimento, forme di pensiero nuove che forse non avete già masticato e di cui non conoscete il sapore, come il primo limone, il primo whisky, le ostriche e il caffè. Sconquassano e diventano necessari.
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Tungsteno. Memorie e falsi ricordi dall'Archivio Video di Careof
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Andrew Norman Wilson: In the Air Tonight
Jonas Mekas. Cinema Is Young!
Sorry Mom
How a Falling Star Lit Up The Purple Sky
The Besieged Courtyard
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PROJECT ROOM #17: Lito Kattou
BORA feat. PRIMITIVE ART
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Chiacchiere a colazione
Sottopalco
Faerie Rampage
E poi i grandi classici, che non si rifiutano mai. Che hanno passaggi meno stridenti e che portano contenuti ricercati e pensati per essere accoglienti, porti sicuri di pensieri e visioni. Qui intervengono le grandi istituzioni pubbliche e private che, dobbiamo ammetterlo, a Milano si impegnano molto e cercando di coprire i diversi livelli dell’arte: dai passaggi più storici alle ricerche contemporanee più affermate a livello nazionale e internazionale. Ed è su queste stesse dinamiche che troviamo la potenza commerciale della fiera, che invitiamo a scoprire perché l’arte è anche economia e bisogna smettere di mettere la testa sotto la sabbia e negarlo. Senza andare a cercare le velleità di una mostra, ma con la consapevolezza che le fiere sono uno spaccato della domanda e dell’offerta del mercato.