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Tutte le mostre di PhMuseum Days 2022, il festival internazionale di fotografia di Bologna

Geschrieben von La Redazione il 6 Juli 2022
Aggiornato il 26 Juni 2024

Sara, Peter & Tobias

Per il secondo anno, dal 23 settembre al 2 ottobre 2022, torna a Bologna il festival di fotografia internazionale PhMuseum Days. L’evento, curato e organizzato da PhMuseum, si svolgerà presso lo Spazio Bianco di DumBO ospitando mostre, un ampio programma di talk, proiezioni, letture portfolio e una sezione dedicata all’editoria fotografica indipendente. Una piattaforma fisica di condivisione di temi e linguaggi del contemporaneo aperta non solo a un pubblico di professionisti.

Il
tema della seconda edizione è Today Is Yesterday’s Tomorrow, un gioco di parole da interpretare liberamente, ma anche un’occasione per riflettere sul potere delle azioni e sul fatto che il mondo di domani sarà frutto delle nostre scelte odierne, per le quali è utile prendere in considerazione alcune lezioni che ci ha insegnato il passato.

Ecco il dettaglio delle mostre e alcune immagini. Il programma completo e i biglietti a breve su www.phmuseumdays.it


NIKITA TERYOSHIN: NOTHING PERSONAL

Nothing Personal del fotografo russo Nikita Teryoshin mostra il back office della guerra, che è l’esatto opposto di un campo di battaglia: un enorme parco giochi per adulti con vino, finger food e armi scintillanti.
Ogni giorno al telegiornale vediamo immagini di guerra e distruzione e le spese per gli armamenti stabiliscono nuovi record anno dopo anno. Ma qui i corpi morti sono manichini o pixel sugli schermi di un numero enorme di simulatori. Bazooka e mitragliatrici sono collegati a schermi piatti e l’azione bellica è messa in scena in un ambiente artificiale davanti a una tribuna piena di ospiti di alto rango, ministri, capi di Stato, generali e mercanti. Le immagini di questo progetto ancora in corso sono state scattate finora in 16 fiere del settore della difesa che hanno avuto luogo nei 5 continenti tra il 2016 e il 2022 (Polonia, Bielorussia, Corea del Sud, Germania, Francia, Sudafrica, Cina, Emirati Arabi Uniti, USA, Perù, Russia, Vietnam e India).

BENGUIGUI&KALFAS: ASPHODEL SONGS

Nel 2015 Lesbo è diventata il centro del più grande movimento di popolazione in Europa dalla seconda guerra mondiale. Tuttavia, non si tratta di un evento inedito nella turbolenta storia di quest’isola greca. Fin dall’antichità, le ondate migratorie si sono susseguite e l’isola porta ancora le tracce della Grande Catastrofe del 1922 quando più di un milione di greci ortodossi provenienti dall’Asia Minore furono deportati sull’altra sponda, 45.000 dei quali sbarcarono a Lesbo in condizioni di massima privazione. Quasi un secolo dopo, sono stati i loro discendenti a prestare assistenza ai rifugiati moderni, tanto che gli abitanti dell’isola sono stati nominati per il Premio Nobel per la Pace. È da questo punto di partenza che Agathe Kalfas e Mathias Benguigui hanno realizzato, tra il 2016 e il 2020, Asphodel Songs, un’opera a quattro mani che mescola testo e immagini e che cerca di portare una nuova prospettiva su questo territorio altamente mediatizzato.

CARLA LIESCHING: GOOD HOPE

Carla Liesching (Sudafrica) è un’artista interdisciplinare che lavora tra fotografia, scrittura, collage, scultura, pubblicazioni e design. Good Hope è un assemblaggio frammentario, visivo e testuale, che orbita intorno ai giardini e ai terreni del Capo di Buona Speranza in Sudafrica, un luogo storico all’apice dell’Impero, oggi epicentro dei movimenti di resistenza anticoloniale, e anche il luogo di nascita dell’artista.
L’opera offre sia un esame intimo e critico del colonialismo e del suprematismo bianco nel presente, sia una messa in discussione dell’etica e della politica coinvolte nell’atto stesso di guardare, scoprire, raccogliere, codificare, conservare, nominare, conoscere e tradurre in linguaggio.

SARA PALMIERI: LA LINEA D’ACQUA

La Linea d’Acqua affronta il tema della memoria attraverso una ricerca intima e metafisica sulla caducità delle cose, sull’elaborazione della perdita; è una riflessione sulla rappresentazione e sull’estetica del trauma, un tentativo di risolvere la frattura tra l’individuo e il mondo esterno, tra la memoria individuale e quella collettiva.
Il lavoro trova origine nella memoria dell’alluvione del Polesine del 14 novembre 1951. L’artista porta avanti una riflessione sul territorio, sulla sua capacità di contenere segni e di tramandare tracce.

SARA, PETER & TOBIAS: THE MERGE

Il fondatore di Tesla, Elon Musk, ritiene che la possibilità che non viviamo in una simulazione al computer sia una su un miliardo. Ipotizzare se stiamo vivendo in una simulazione al computer significa mettere fondamentalmente in discussione la realtà. Questo ha spinto il collettivo di fotografi danesi Tobias Selnaes Markussen, Sara Galbiati e Peter Helles Eriksen a ripensare a come fotografare questa realtà. Nell’arco di quattro anni di lavoro, il collettivo ha esplorato i progressi compiuti dall’uomo nella creazione di una simulazione perfetta, accedendo ad alcuni dei laboratori e delle aziende più prestigiose del mondo che lavorano con l’intelligenza artificiale, i robot e le simulazioni al computer.
Gli autori guardano al mondo come se tutti noi vivessimo già all’interno di una simulazione, mettendo visivamente in discussione la realtà e cercando di trovare i difetti e i punti deboli che potrebbero farci uscire dalla simulazione.

ANGELO VIGNALI: HOW TO RAISE A HAND

A seguito della scoperta di 313 stampe delle dita di suo padre, il fotografo Angelo Vignali nota una sorprendente somiglianza con le proprie mani e intraprende un misterioso, toccante e divertente viaggio esistenziale. How to raise a hand usa fotografia d’archivio, performance e scultura per esplorare i temi della famiglia, della memoria e della perdita. È una ricerca e un desiderio di identità.

JULIE POLY: UKRALIZNYTSIA

Grazie all’esperienza di lavoro come capotreno, Julie Poly cattura l’essenza stessa del viaggio sui treni ucraini con il suo progetto Ukrzaliznytsia, che è anche il nome della compagnia ferroviaria statale ucraina.
«I vagoni dei treni – dice l’artista – sembrano una scatola di ferro primitiva, ma all’interno è dove avviene tutta l’azione. I treni ucraini hanno un’atmosfera assolutamente unica. Sembra che siano solo mezzi di trasporto, ma in realtà le ferrovie ucraine sono un mondo diverso e chiunque salga a bordo ne conosce le regole. Il progetto rappresenta alcuni stereotipi dei passeggeri e le mie esperienze personali».

MARCELO BRODSKY: NUKE

Nuke dell’artista argentino Marcelo Brodsky è un intervento sulla foto d’archivio di un’esplosione nucleare – un nell’atollo di Mururoa – per ricordare che l’unica via per evitare tragedie future è quella del disarmo. «Ho realizzato l’immagine dell’esplosione – afferma l’artista – proprio perché era il 75° anniversario del lancio della bomba atomica a Hiroshima nel 2020, e durante la presidenza Trump non venivano firmati i rinnovi degli accordi nucleari tra Stati Uniti e Russia».

ANA VALLEJO: NEUROMANTIC

Ana Vallejo (Colombia) è una fotografa colombiana che si occupa di documentari, matrimoni e pubblicità dal 2015. Neuromantic – che verrà esposta al Cassero – indaga il tema delle relazioni e della dipendenza dall’amore unendo neuroscienze, psicologia, immagini e dati anonimi provenienti da domande poste a sconosciuti. «Per tutta la vita – racconta l’artista – sono stata consumata dall’ansia e intrappolata in un loop di idealizzazioni di uomini non disponibili. Nel marzo del 2020 la pandemia di Covid 19 ha colpito gravemente NY e mi sono trovata improvvisamente intrappolata nel mio appartamento con le mie ansie. Questo ha innescato un processo di ricerca interiore per analizzare e trovare la fonte della mia dipendenza».

PIERO MARTINELLO & PIERO CASENTINI: THE WEIGHT OF THE WORD

The weight of the word è un esteso e approfondito lavoro di documentazione del fotografo Piero Martinello e dello storico Piero Casentini sui casi di eponimia di nove medici e ricercatori nazisti. Un eponimo in medicina è un disturbo o una sindrome che porta il nome del medico che l’ha isolata e descritta. Ancora oggi sono molti gli eponimi che perpetuano la memoria di medici che operarono durante il regime nazista macchiandosi di crimini. Il lavoro affronta, quindi, la cancel culture raccontando la richiesta di rimozione di questi nomi, invitandoci a riflettere sulla dimensione deontologica ed etica in ambito scientifico e sull’immunità di cui a volte la scienza gode.

ARVIDA BYSTRÖM: MYTHIC HUMANOIDS

Mythic Humanoids di Arvida Byström si concentra su concetti quali corpo, identità e auto-rappresentazione.
Usando un’estetica iperfemminile, utilizza diverse tecniche digitali per discutere la percezione corporea e le dinamiche sociali in relazione ai nuovi media. Le sue immagini interpretano e sfidano i linguaggi visivi e le norme rafforzate dall’interazione virtuale, commerciale e sociale.
Con le sue produzioni performative, l’artista analizza il modo in cui le piattaforme hanno rivoluzionato il modo in cui ci presentiamo sui social media e ci hanno dato la possibilità di avere identità multiple, cosa che si riflette anche nell’arte.