Venerdì 1 dicembre la drum’n’bass invade il Supermarket per Jazz:Re:Found, il festival che vede nel suono nero americano e nella sua arte dell’improvvisazione un pretesto per raccontare, non solo il jazz, ma tutta la musica che ci ruota intorno. Non troviamo quindi lontana la scelta di dedicare al genere inglese caratterizzato da basso e batteria, su cui si possono incasellare svariati suoni (dalla samba all’hip hop) un’intera serata con dei nomi che ne sono tra i maggiori esponenti: Goldie e Roni Size.
E proprio quest’ultimo con il suo album „New Forms“ si è aggiudicato un Mercury Prize. Era il 1997, l’album raggiunse le 300.000 copie vendute attirando su un genere prettamente da club l’attenzione di tutti i media e oggi viene ristampato in una versione deluxe con 4 dischi. È forse l’album più importante della storia della drum’n’bass e per farci raccontare la sua importanza e l’esplosione del genere abbiamo coinvolto due dj che suoneranno a Jazz:Re:Found: DNN che sarà sul palco insieme ai The Dreamers e apriranno al producer di Bristol e Gambo che invece chiuderà il festival.
DANIELE BECCE – DNN
Con la crew di Lobo fa muovere tutta Milano a suon di bassi sincopati di stampo inglese spaziando dalla jungle più aggressiva alla garage più solare, senza disdegnare dell’ottimo funk. Oltre a far ballare gli piace chiudersi in studio e produrre musica.
„New Forms“ è stato il primo album di musica elettronica che ho comprato anzi, che mi hanno passato su cassetta: ricordo ancora che al posto del titolo avevo scritto “Brown Paper Bag” forse perché ascoltavo solo quella a rotazione. Roni Size, insieme a Squarepusher e Aphex Twin, è uno degli artisti che hanno formato il mio gusto di produttore e dj. Ma per capire perché New Forms sia stato uno degli album drum’n’bass migliori di sempre, non solo per il sottoscritto, dobbiamo contestualizzarlo. Roni Size arriva da Bristol ed era parte integrante di tutto quel tessuto creativo e sonoro che ha dato origine al The Wild Bunch (soundsystem) con Robert Del Naja, Grant Marshall, Andrew Vowles e Tricky che poco dopo formeranno i Massive Attack – solo da questo possiamo capire molto di lui, in un momento in cui la musica jungle era per lo più scura e molto dura (1997) e con un carattere molto definito uscire con un’album con importanti contaminazioni Jazz, Funk e Soul è stato un grosso punto di svolta. Roni Size ha capito fin dall’inizio che la musica drum and bass è uno dei generi più eclettici e pieni di vita degli ultimi 30 anni – ci puoi sentire l’hip hop, il funk, il soul, la techno, l’house, la disco, la cultura del Soundsystem e la musica reggae – una cultura più che un genere, e in questi anni sta avendo una seconda giovinezza.
ALESSANDRO GAMBO – GAMBO
Fomentatore di folle sotto la Mole da più di un ventennio. Dalle maratone ai Murazzi presso il Doctor Sax al festival di elettronica esoterica, di cui ne è il direttore artistico, Varvara. Da appassionato di musica la d’n’b non l’ha lasciato di certo indifferente.
Ho conosciuto Roni Size grazie a MTV, quando era ancora un canale musicale, tornavo da scuola, era il 1997, a pranzo passavano un sacco di musica “nuova” tra cui The Box degli Orbital e Fire Starter dei Prodigy. Avevo la sensazione di vivere nel futuro, come immaginario, come suoni, come modo di vestirsi e ballare. Il video di “Brown Paper Bag” tra forward e rewind, una musica travolgente e, per quanto la mia TV non avesse i subwoofer, i bassi li sentivi fino in pancia. Ero già stato al mio primo rave, i Rollers Inc e Andrea Frola (Base Ombra) avevano appena iniziato a divulgare il verbo del basso e per quanto io fossi affezionato alla “cassa dritta” la scena che si stava creando era assolutamente coinvolgente: centri sociali, qualche club all’avanguardia, un felpone con il cappuccio e scarpe comode per ballare. Era tutto bellissimo.