Gli ultimi due anni pandemici sono stati caratterizzati da dinamiche e movimenti agli antipodi: se da un lato la diffusione e la cura vaccinale del Covid hanno rimarcato una certa irreversibilità dei processi di globalizzazione, dall’altro il tempo di resilienza trascorso tra questi due momenti ha riportato tutti con forza a una dimensione iperlocale: quella dell’appartamento, delle strade attorno alla propria casa, dei quartieri, fino a riscoprire la città come una somma di unità e reti. Proprio su questo terreno ZERO ha incontrato nelle ultime settimane il lavoro di Scenario, realtà a cavallo tra Roma e Berlino che indaga il ruolo dell’immagine fotografica nella cultura e nella divulgazione architettonica e urbana, ampliandone la consapevolezza. Da questo incontro è nato Luci su Roma, un progetto editoriale che nei prossimi mesi vi porterà in giro per la città attraverso il racconto e le foto di alcuni dei protagonisti della progettazione, della creatività e dell’artigianato di Roma. Il settimo appuntamento è con Manufatto, design studio fondato nel 2016 da Davide Gallina e Ilaria Aprile, che unisce con la cerniera della contemporaneità artigianato e design. Un modus operandi che rispecchia da vicino le tante stratificazioni del Rione Campio Marzio all’interno del centro storico, proprio lì dove si trova il loro quartier generale.
„Il centro città è una calamita, dove tutto confluisce e dove anche noi siamo arrivati. Per una romana da generazioni e un milanese, il punto di incontro a Roma non poteva che essere qui. Il Rione Campo Marzio è un porzione di centro che ha in sé tutta la Roma della fondazione, la stratificazione di epoche storiche, evocative dell’autogenerarsi a partire dalla tradizione, ma anche la capacità rigenerativa, di trasformazione e di progettualità che appartiene alle città contemporanee. Questo rione di Roma ci rappresenta come duo fondativo, come studio Manufatto: un forte legame con la tradizione e allo stesso tempo una capacità di ricrearsi. Inoltre, da anni è diventato il teatro delle progettualità che i nostri studenti dell’Accademia svolgono ogni anno.
Qui ci siamo spesso soffermati a osservare da chi e come viene vissuta questa parte di città e ne è uscito un perfetto palcoscenico delle esigenze dell’abitante contemporaneo. Questa porzione accoglie, dà ciò di cui si ha bisogno, ristora e offre la possibilità di essere al centro del mondo che continua a mutare sotto i tuoi occhi. Forse ci piace proprio perché fedele a se stessa: affonda architettonicamente nella storia, ma lo fa sapendosi modificare e adattare alle esigenze contemporanee, senza mai snaturarsi.
Il blocco che meglio ci rappresenta e meglio si fonde con il nostro modus operandi progettuale, è indubbiamente Piazza Augusto Imperatore e tutto ciò che ci si affaccia: in un fazzoletto di terra ci sono tutti i passaggi della città. Dalla sua fondazione al suo volto nuovo e contemporaneo. La stratificazione che qui si trova è una perfetta immagine di come ogni gesto progettuale possa esistere senza essere considerato profanante delle preesistenze. E anche a noi piace lavorare così: mani nel passato e testa alla contemporaneità. Progettazione design driven che, attingendo alla tradizione del saper fare, traccia strade attuali in termini di “progetto” e offre una visione contemporanea.
Il Mausoleo, perno e centro di una passeggiata rotatoria, illustra perfettamente l’adattarsi delle architetture ai tempi e alle funzioni necessarie: mausoleo, poi casa, giardino pensile, e ancora arena e teatro d’opera; come a ricordarci che tutto è mutevole e nulla è davvero intoccabile. Ancora, girando verso il Tevere appare la teca di Meyer per l’Ara Pacis: il luogo del primo intervento architettonico della Roma Imperiale è anche uno degli ultimi interventi urbani contemporanei che hanno restituito uno spazio condiviso, una piazza che mette in relazione i romani con l’acqua/fiume, un nuovo punto di vista sotto lo sguardo vigile di un milanesissimo Sant’Ambrogio.
Ciò che appare immobile – come possono essere luoghi, spazi, ma anche oggetti storici – possiede sempre in sé un’anima inedita da scoprire e su cui progettare il contemporaneo“.