Sgomberato 9 anni fa e consegnato alla polvere. Nelle stanze vuote del Cassero di Porta Santo Stefano che ospitavano Atlantide rimbomba ancora il rumore festoso di quel 9 ottobre 2015, quando intorno alle 6 del mattino le forze dell’ordine portarono via di peso le persone che con cartelli e striscioni attendevano pacificamente la fine di un‘esperienza durata ben 17 anni e animata da un movimento “falce e rossetto” composto da diversi gruppi di femministe, lesbiche, trans, gay e punk.
Prima che tutto cambiasse, Atlantide fu uno di quei luoghi che con le sue iniziative culturali e i suoi concerti strabordanti contribuì a rendere la città una delle capitali della controcultura.
“I concerti – come viene ricordato nel volume Atlantide Hardcore D.I.Y. Punx Live 2001/2015 – erano rumorosi e stipati, con la luce che saltava spesso a causa del sovraccarico dell’impianto, era difficile riuscire ad entrare nella stanza, era difficile riuscire a vedere chi stava sul (non)palco; spesso ci si trovava in un vortice, trascinati da un’onda e capovolti a testa in giù in mezzo a strati di persone. Ma tutti erano pieni di sorrisi, pieni di sudore, pieni di pestate sui piedi, pieni di salti, pieni di abbracci per evitare che chi ti finiva addosso cadesse a terra, mentre la marea ti teneva a galla.”
Lo sgombero dello spazio segnò una nuova fase politica accompagnata da un clima di crescente intolleranza verso ogni forma conflittuale di autogestione.
Ci aveva già provato la commissaria Cancellieri, prima di lasciare la città e diventare ministro dell’Interno. La convenzione con il Quartiere Santo Stefano era, infatti, scaduta a febbraio 2011 e lei ne approfittò, facendo pubblicare un bando rivolto ad associazioni completamente diverse che si occupassero di tutela ambientale o di salvaguardia del patrimonio culturale. Tra i tre i soggetti vincitori non c’erano, ovviamente, i collettivi di Atlantide (Antagonismogay/Laboratorio Smaschieramenti, Clitoristix/Quelle che non ci stanno e NullaOsta) e da lì iniziò l’occupazione e una lunga lotta. „Vite, saperi, corpi e desideri non si possono mettere a(l) bando“, recitava uno dei numerosi post pubblicati sul blog.
Il primo ordine di sgombero fu firmato dal Sindaco Virginio Merola l’11 giugno 2014, ma non ebbe effetto. Alcuni residenti, a luglio dello stesso anno presentarono una denuncia per omissione di atti d’ufficio, insieme a un esposto della presidente del Quartiere in quota Forza Italia, Ilaria Giorgetti, che ipotizzava il reato di invasione di edifici.
Seguirono molti mesi di polemiche e di trattative condotte dall’allora Assessore alla Cultura, Alberto Ronchi, che aveva individuato una sede alternativa in via del Porto: „I patti di collaborazione stavano andando avanti – raccontò in seguito – e Atlantide era disponibile a trattare e trasferirsi in un altro spazio. La mattina (dell’1 ottobre 2015, ndr) però mi ha chiamato il capo di gabinetto del Comune, dicendomi: ‘È finito tutto, lascia stare, dobbiamo sgomberare’. Gli ho detto di aspettare almeno che terminasse l’incontro fissato per il pomeriggio, ma non hanno fatto nemmeno questo“.
„Trattare con Atlantide è come lo Stato che tratta con le Brigate rosse“, tuonò il consigliere di Forza Italia, Michele Facci che, insieme a Ilaria Giorgetti, guidava la crociata.
Fu, quindi, ancora Merola a firmare il nuovo ordine di sgombero: „il Quartiere ne ha bisogno per aprire i Servizi sociali – disse. La lobby gay non può avere una corsia privilegiata al di là delle regole“.
In aperto scontro con il Sindaco, il 6 ottobre 2015 l’Assessore Ronchi venne cacciato dalla Giunta, con l’esultanza della stessa Giorgetti che sentenziò: „Grazie al lavoro fatto dal quartiere, da tutto il Consiglio di quartiere, dopo due esposti, uno mio e l’altro dei residenti, ora finalmente verrà messa la parola fine a questo circo equestre“.
Il 9 ottobre 2015 Atlantide fu sgomberata.
Quattro anni dopo, a maggio 2019, l‘assessora ai Lavori pubblici Virginia Gieri dichiarò: „partiremo con i lavori e siamo convinti che nel 2020 si possa avere il Cassero nuovo con dentro associazioni e legittimi assegnatari di quello spazio, e quindi in piena fruibilità per quanto riguarda i cittadini di quel Quartiere e, direi, di tutta la città“.
A gennaio 2020 arrivò, invece, l‘assoluzione con formula piena dal reato di occupazione per le due attiviste di Atlantide denunciate: „La sentenza di un tribunale – fu il commento – dissipa anche gli eventuali dubbi di chi ancora credesse che lo sgombero di Atlantide da parte del Sindaco Virginio Merola fosse davvero una necessità ‘legale’. Si chiude un ciclo di 5 anni nei quali la retorica della legalità è stata uno strumento arbitrario in mano all’amministrazione per colpire soggettività eccentriche, forme di socialità non sottomesse alle logiche della città-vetrina, e progetti politici e sociali scomodi per il potere“.
Siamo nel 2024 e il vuoto rimane.