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Open Sea Republic: la Repubblica Indipendente di Salmo

Si salmi chi può: il report semiserio sulla crociera di Red Bull

Geschrieben von Crema Solarium il 24 Juni 2019
Aggiornato il 11 Juli 2019

Foto di Red Bull

Partenza da Milano con un gruppo di scappati di casa, esercito della parola- che come me sono stati arruolati per scrivere di quello che avremmo visto – cose che voi umani… -, 36 ore di salti sulle note oligarchiche della musica italiana e rientro alle 11 del mattino della domenica successiva con un transfer – per fortuna non un transfert (non sforzatevi di capire questa allusione se non andate da uno bravo) – e un dritto notte-giorno inevitabile. Il tutto, a bordo di una nave da crociera per l’evento Open Sea Republic di Red Bull.

E così è andata. In after fatale sono appena rientrata a Milano. Un giro di chiavi nella toppa, riapro il mio monolocale. Mi siedo davanti al pc e cerco di mettere in ordine i ricordi dell’intero week-end prima che svaniscano del tutto – aiuto, che fatica. Nessuna simil-citazione wallaciana: „Ho visto tramonti che sembravano disegnati al computer e una luna tropicale che somigliava più a una specie di limone dalle dimensioni gigantesche sospeso in aria che alla cara vecchia luna di pietra“… bla bla. Sticazzi. Tramonti nemmeno uno perché stavo sottocassa sulla sinistra, ché a destra mai; accanto a me limoni fra sconosciuti solo in pista, ma comunque pochi ché la musica viene prima dell’amore; pietre zero, ché nessuno ha abbandonato la nave neanche per un secondo e Schettino comunque non è venuto.

Salmocrociera

Quello a cui ho partecipato è stato una specie di festivalone su acqua che si è aperto con un bingo in zona piscina. Ho visto due suore spruzzare acqua santa da una pistola giocattolo. Ho conosciuto londinesi salutare il sole della Costa Smeralda indossando camicia avocado e pantaloni flamingo. Ho visto la mia collega scodinzolare. Ho capito che i giornalisti sono poveri fino a quando non arrotondano facendo divertire gli artisti. Ho sentito di sardi prendere aerei, atterrare a Milano, accettare passaggi Milano – Genova da altri sardi stabili a Ravenna. Ho visto gli stessi sardi arrivare a Olbia e guardarla come se fosse la prima volta. Tornare a Genova. Tornare a Milano. Tornare in Sardegna con un aereo. Ho ascoltato Salmo dichiarare „Devi essere bravo dal vivo. Se sei bravo dal vivo, non morirai mai“. Sto volando Jack.

Salmo presobene

La cabina 7243 si trovava al settimo ponte della GNV Suprema, una specie di frigorifero molto accogliente. Al centro, o forse a poppa o magari a prua, una grande ascensore trasparente bella tamarra si intonava al mood dei guest: „After party“, la scritta imperiale sulla maggior parte degli occhiali da sole in sfilata nella zona piscina, ma anche lenti scure con luci led lampeggianti e petti depilati con croci d’oro appese al collo e alle orecchie. 70% uomini tatuati, 30% donne disinibite.

Il fake fratello di Corona in after

Tutto così assurdo da diventare romantico. Uno squadrone di Red Bull solo sorrisi. Una schiera di artisti bomba che „per favore non mettete musica troppo ballabile altrimenti la nave si sfonda a causa dei salti“. Fesserie. Dalle casse solo roba seria. Ivreatronic con Splendore ed Enea Pascal ha spaziato un set da electro-fiamme. Balera Favela, con Lazy Flow da Parigi, qualità e presa bene da livello musicale altissimo. Dengue Dengue Dengue, il delirio. Venerus, prendici a pugni il cuore. E Salmo, come un re a bordo, 90 minuti di applausi.

Ckrono e Prp di Balera Favela in consolle. Ed è subito Capodanno a Rio

Prima di andare in cabina, domenica, l’ultimo ricordo è quello di un Massimo Pericolo dopo un live da urlo (in tutti i sensi) che incita la folla a una rivolta musicale. Poi la nave attracca e tutti giù.
I più coraggiosi si concedono una passeggiata a Genova, una focaccia e un cappuccino. Gli altri dritti in stazione.
La GNV Suprema e la sua Salmocrociera hanno avuto a che fare con „un che di irreale, una vera e propria Repubblica Indipendente, una ricercatezza artificiale – impossibile da descrivere bene, ma la definizione più plausibile cui riesco a pensare“ (DFW) è: una cosa divertente che sono contenta di aver fatto (semicit.).