Quella che io definisco la retorica „Pappalardo“ del ricominciamo non è mai stata applicata così tanto al mondo della cultura milanese come in questo periodo. Alcune parole tanto care all’artsy-world della nostra città come quella di „Opening“ sono state bannate da mesi e sostituite da perifrasi carenti di pathos come „Mostra aperta dal…al…“. Ci si sta provando in tutti i modi a ricominciare; dalle dirette in streaming vedi quelle di istituzioni come La Triennale fino ad interi festival online vedi Book City. Anche se tutto quello che manca, o forse sarebbe meglio dire quello di cui abbiamo bisogno, in maniera quasi epidermica è la dimensione analogica, tattile e aptica di opere visive.
I Giardini Indro Montanelli si risemantizzano – l’arte li ha resi oggi un luogo inclusivo e liminale al contempo; un fronte post-moderno a difesa della bellezza bidemensionale e policroma della luce impressa – la sola in grado di inaugurare una nuova grammatica visiva per l’arte pubblica
Le mostre certo sono un grande conforto – anche se distanziamento, mascherine, code, prenotazioni online ci fanno capire che niente è più come prima. Da dove ripartire allora? La risposta ci arriva direttamente dal Photo Vogue Festival che data l’emergenza pandemica ha appena lanciato la sua prima edizione ibrida proprio a voler reiterare in maniera estetica l’ontologia più intima delle nostre vite quotidiane – sempre più sospese tra reale e digitale. Così, la quinta edizione del Photo Vogue Festival si espone dal 30 ottobre fino al 22 novembre attraverso una selezione delle due mostre principali “All In This Together” e “In The Picture – Shifting perspectives in fashion photography” – sui cancelli del perimetro dei Giardini di Porta Venezia. Una bellissima (e coloratissima) selezione di fotografie – curata da Alessia Glaviano e Francesca Marani, rispettivamente Brand Visual Director e Photo Editor di Vogue Italia – elogia il tema della diversità switchando in maniera armonica dal foto-giornalismo alla fashion-photography. Partirà invece dal 19 novembre 2020, per terminare il 22 novembre, la mostra digital visibile online e alla quale si alterneranno diversi talk a tema. I Giardini Indro Montanelli si risemantizzano e diventano giornalisticamente notiziabili per un motivo altro – l’arte li ha resi un luogo inclusivo e liminale al contempo; un fronte post-moderno a difesa della bellezza bidimensionale e policroma della luce impressa; la sola in grado di inaugurare una nuova grammatica visiva per l’arte pubblica – che alla mastodontica presenza della scultura; preferisce, oggi, il linguaggio intimo, sussurrato e poeticamente effimero della fotografia.