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Prima dell’alba: Cecilia Chiaramonte/Antonio Causi

Viaggio nel clubbing contemporaneo in Italia, attraverso l'occhio di sedici fotograf*

Geschrieben von Nicola Gerundino il 29 September 2025

La fascinazione per l’apocalisse – e il correlativo timore – si perde nella notte dei tempi dell’umanità. Da sempre inseguiamo il segno rivelatore, la causa di tutte le cause, la testimonianza del ultraterreno e del troppo umano che ci permetta di determinare nella maniera più semplice e sbrigativa, anche se non sempre veritiera, cause ed effetti di qualsiasi fenomeno, anche di quelli più complessi che necessitano di analisi lunghe (e noiose). L’evento spartiacque degli ultimi decenni è stato senz’ombra di dubbio la pandemia causata dal Covid. A essa abbiamo ascritto tantissime cose, inclusa la morte del clubbing.

A dirla tutta, c’è chi sostiene il contrario, che la reclusione abbia portato a una nuova ripopolazione notturna, massimale anche nei generi musicali, che si sono spinti di parecchio oltre i bpm pre-pandemici. La verità è che la mutazione del consumo della notte è un fenomeno che nasce ben prima e che ha molteplici cause, prima su tutte la frammentazione sociale che la rete sta determinando a ogni livello. Insomma, basta farse un piccolo sforzo di matematico e mnemonico e contare le serate partorite dalla trap, genere ubiquo nelle fasce più giovani. Risposta: poche, molto poche. Praticamente zero, se si considera quanti invece erano, fino ai primi anni Duemila, gli appuntamenti dedicati a generi lungamente più di nicchia. Non parliamo poi dell’aspetto immobiliare, ché oggi il clubbing vive esclusivamente nella dimensione del cambio di destinazione d’uso e i dancefloor si stanno rimpicciolendo più dei gelati.

Fatte queste premesse, c’è da dire anche che non ci siamo trasformati tutti in topi da appartamento con il coprifuoco autoindotto alle 23:00. Si continua a uscire e si continua a ballare. Da qui siamo partiti per realizzare un nuovo viaggio nelle ore piccole e raccontare cosa succede nei dancefloor. Lo faremo assieme a sedici fotograf* e clubber „militanti“ – selezionati e curati da Mirko Ostuni – ai quali abbiamo chiesto di raccontarci la loro notte, attraverso parole e immagini.

La notte è morta! Viva la notte!

 

CECILIA CHIARAMONTE

Quando e dove sei nat*?
1998, Roma.

La serata club più bella della tua vita?
Gabber Eleganza Aprile 2023 senza alcun dubbio.

Club preferito e artista preferito?
Non ho un club preferito, né un artista preferito.

Dove hai scattato le foto che ci hai inviato?
Club e festival .

Cosa cerchi di raccontare con una macchina fotografica in un club?
Nulla, solo quello che ho davanti e non sono neanche sicura sia un vero e proprio tentativo di racconto. Per me la cosa importante è non scoppiare la bolla di chi ho intorno, quindi in realtà molte foto ho scelto di non farle o al limite le ho fatte ma non le mostrerò mai a nessuno. Ho una cartella di ritagli di facce e nasi imbiancati che non vedrà mai la luce ma che ogni tanto riguardo perché mi fa ridere

Per te ballare cosa vuol dire?
Non ballo. Non sono mai stata in un club senza telecamera o camera in mano in tanti anni a parte una volta, a via Libetta con un mio amico:
ho pagato € 25 per entrare, stare 2venti minuti, avere un attacco di panico in mezzo alla pista e poi farmi due ore a piedi alle tre di notte per smaltirlo. Al massimo saltello sul posto giocando a contro-stabilizzare la telecamera, contro-saltellando con la mano. Oppure, quando dopo torno a casa in monopattino, vado un po‘ a zigzag.

Con chi andresti a ballare in club?
Come dicevo non vado a ballare quindi con nessuno, ma spesso i miei amici vanno a ballare con me perché li faccio entrare agli eventi.
È una cosa che mi piace molto e piace molto anche a loro.

Con chi non andresti mai?
Bella domanda!

Ti sei mai innamorat* in un club?
No.

Come ti vesti per andare a ballare?
Ci devo pensare.

Cosa bevi?
In genere ho delle bustine di camomilla nella borsa della fotocamera. Ne ho sempre almeno due, se la serata si prospetta pesante porto quelle solubili da biberon, già zuccherate (purtroppo non ho un biberon). Mi è capitato di portare anche delle tisane (melissa e camomilla o liquirizia, rabarbaro e ortica) ma sinceramente non è la stessa cosa.

Cosa è per te la notte?
Un momento in cui vorrei tanto dormire e invece sono a via di Portonaccio col monopattino cercando di schivare gli autobus. Ho una tattica per non farmi investire sul ponte della Tiburtina, che consiglio a tutti. Davanti al fioraio c’è un semaforo con attraversamento pedonale, ecco, se premete il pulsante per i pedoni dopo poco scatterà il rosso per le macchine. Da quel momento avete un minuto abbondante per arrivare al ponte e attraversarlo in diagonale in monopattino prima che ripartano le auto

Cosa è per te la musica?
Ne sento tantissima, specialmente in inverno perché indossare le cuffie mi tiene le orecchie al caldo. Quando lavoro nei club cerco sempre di scegliere bene i momenti in cui togliermi i tappi, in genere sento una ventina di brani a sera sparsi qua e là, per me è estremamente importante sentire i set degli artisti con cui lavoro, ma, al contempo, mi piace l’idea di non diventare sorda e gli impianti di alcuni club mi bucano il cervello, quindi a volte li risento nei giorni dopo a casa mentre lavoro sulle foto.

Ci mandi una playlist di cinque brani da ascoltare mentre guardiamo le tue foto?
Preferisco se vi sentite qualcosa che vi piace, vi siete già dovuti leggere tutta questa roba quindi imporvi anche una playlist mi sembra una crudeltà!

 

ANTONIO CAUSI

Quando e dove sei nat*?
Sono nato a Castellaneta (TA) il 18 Gennaio 1999, ma ho sempre vissuto a Taranto.

La serata club più bella della tua vita?
In realtà le serate più belle in un club le ho sempre vissute da organizzatore, con il collettivo di cui faccio parte „Salotto Elettronico“. Se ne dovessi segliere una sicuramente sarebbe l’ultima della scorsa stagione che organizzammo all’esterno delle mura di Mercato Nuovo. Tanto bella da farmi commuovere.

Club preferito e artista preferito?
Mercato Nuovo e Thom Yorke.

Dove hai scattato le foto che ci hai inviato?
Principalmente a Mercato Nuovo, che ormai è diventata una seconda casa. Poi giusto qualcuna in altri locali del Tarantino.

Cosa cerchi di raccontare con una macchina fotografica in un club?
Cerco di raccontare principalmente chi abita quel posto e come lo vive, anche in base alle sensazioni e alle emozioni che quel dato evento mi trasmette. In particolare però, spero di riuscire a raccontare una generazione di tarantini che nel clubbing e nella musica più in generale trovano un modo di evadere dalle difficoltà della vita quotidiana e di una città che ha smesso di sognare. Ho sempre visto tanta malinconia nelle mie foto.

Per te ballare cosa vuol dire?
In realtà mi capita raramente di ballare, la maggior parte delle volte sono sempre impegnato a scattare. Per me ballare significa lasciar andare i pensieri e farmi trasportare completamente dalla musica.

Con chi andresti a ballare in club?
Sicuramente con tutto il mio collettivo, mi hanno accolto e aiutato a credere in me stesso. Grazie a loro ho anche imparato a lasciarmi andare e a vivere al meglio un club.

Con chi non andresti mai?
In generale con persone che conosco poco.

Ti sei mai innamorat* in un club?
Non credo di essermi mai realmente innamorato in un club.

Come ti vesti per andare a ballare?
Come mi vesto sempre, non faccio molta differenza.

Cosa bevi?
Birra e Gin Tonic.

Cosa è per te la notte?
Sto imparando a conoscere la notte relativamente da poco. L’unica cosa che ho capito al momento è che, con ogni probabilità, è il momento della giornata in cui riesco a sentirmi più libero.

Cosa è per te la musica?
Ha sempre accompagnato la mia vita. La musica è una delle cose che più mi aiuta ad esprimere le emozioni, oltre ad avermi regalato alcune delle persone per me più importanti. La maggior parte dei ricordi belli che ho, in un modo o nell’altro, sono collegati alla musica: un concerto, una traccia particolarmente emozionante passata da un dj durante un set, un viaggio in macchina con in miei genitori, una chiacchierata con un amico in piena notte, tutto rimane vivo nella mente grazie a lei. La musica, come l’arte in generale, mi ricorda ogni giorno quanto l’essere umano sia in grado di generare bellezza. Non a caso nei miei post è sempre presente una canzone, perché mi permette di raccontare al meglio quello che voglio comunicare con le mie foto.

Ci mandi una playlist di cinque brani da ascoltare mentre guardiamo le tue foto?

Thom Yorke – „Dawn Chorus“
Iceboy Violet – „Are U Connected“
Nicolas Jaar – „Why Didn’t You Save Me
Alessandro Cortini – „Batticuore“
Fontaines D.C. – „I Love You“