San Lorenzo, tra Termini e il Verano, con la Basilica di San Lorenzo fuori le mura da cui il quartiere prende il nome, è chiuso dalle Mura Aureliane, dalla cittadella universitaria della Sapienza e da uno svincolo della Tangenziale. Zona urbanistica 3B. Est. Un cul de-sac brulicante della vita di studenti, ristoranti, circoli, spazi espositivi, artisti e abitanti da generazioni. Ultimamente anche qualche turista, che ci arriva con un piccolo sforzo, dopo aver visitato il Vaticano e i Fori ed essersi stancato del centro. Un reticolato di vie con nomi di popoli antichi, ricordato nei libri di storia per i bombardamenti alleati del 19 luglio 1943, meno per essere stato un quartiere piuttosto refrattario alla diffusione del Fascismo, onta che gli squadristi hanno ripagato con un attacco gratuito appena arrivata nella Capitale la Marcia del 1922 (storia raccontata ne „La strage dimenticata“ di Gabriele Polo).
Cosa facciamo a San Lorenzo? Mangiamo da Pommidoro, da Marcello, all’Osteria Rouge, alla Pizzeria Formula 1. Andiamo al cinema Tibur, prendiamo un libro da Giufà o da Antigone, commentiamo l’arrivo di Soho House, ci affezioniamo a circoli come La Conventicola degli ultramoderni o GAP in via dei Sabelli. Hanno chiuso i battenti la scuola di fotografia ISFC, mentre si attende ancora la riapertura dell’ex-Cinema Palazzo. Proprio sul campo culturale sembra che continuino a fiorire belle realtà, forse rassicurate dal consolidarsi di quelle già presenti. Dunque, dove andiamo a vedere una mostra, a parlare d’arte? Al Pastificio Cerere che ha appena ampliato i suoi spazi espositivi, negli spazi indipendenti Ombrelloni, Galleria delle Arti, Bar.lina o curiosando da Porte Rosse. Oppure in quelli istituzionali del Polo Universitario Museale nella cittadella universitaria, dove il MLAC – Museo laboratorio d’arte contemporanea ora ospita una metà della mostra retrospettiva che finalmente Roma dedica a Titina Maselli (l’altra è allestita al Casino dei Principi di Villa Torlonia).
In otto minuti a piedi, percorrendo appena 750 metri, si possono visitare le gallerie d’arte contemporanea Matèria, Monitor e Gilda Lavia, cui unisce Monti8, che da Latina ha aperto una sede romana proprio a San Lorenzo lo scorso anno. C’è un bel clima tra queste gallerie, che pur avendo programmi molto diversi tra loro, o forse anche per questo, riescono a lavorare insieme e coordinarsi per opening coordinati che coinvolgono alla fine tutto il quartiere. Infine, ha aperto l’anno scorso la Fondazione D’ARC, dei coniugi Giovanni e Clara Floridi, in un posto molto bello, leggermente fuori mano ma non troppo da impedire di auspicare un dialogo la scena sanlorenzina. Tutto queste realtà sono poi circondate da quegli spazi inaccessibili e misteriosi che sono gli studi degli artisti, occasionalmente aperti.
La storica galleria Monitor, ventidue anni da compiere a ottobre, ha trovato un paio d’anni fa una nuova sede al piano terra di un bel palazzo anni Venti che affaccia su piazza dell’Immacolata. In questi giorni è visitabile in galleria, fino al 28 marzo, una mostra personale di Laurent Montaron con le sue fotografie e affascinanti installazioni sonore. La toscana Gilda Lavia invece ha aperto nel 2018 e oggi presenta la collettiva „AAM! Voracità della parola“, dove la curatrice Elena Forin ha riunito Giulio Alvigni (aka Makeitalianartgreatagain), Matteo Attruia e Lucia Marcucci che presenta opere recenti (aperta fino al 18 aprile). Matèria ha appena celebrato il decimo compleanno e dieci anni di attività a San Lorenzo, con una mostra collettiva che riunisce tutti gli artisti con cui lavora, visitabile fino al 17 aprile. Fondata da Niccolò Fano, già fotografo, con l’obiettivo di esporre ricerche fotografiche contemporanee, è maturata aprendosi a pratiche artistiche più diversificate. «Sono capitato qui come guidato dal caso, racconta Fano, mi ricordavo che in via Tiburtina c’era una galleria: sono andato a cercarla, era stata chiusa e al suo posto ho trovato un cartello Affittasi, e così è iniziato questo percorso e l’inserimento nel quartiere, che ormai ci ha adottati». Come avete sentito muoversi il quartiere intorno alla galleria? «È vicino al centro ma con una personalità forte, autonoma, una radice popolare [i primi abitanti pare fossero ferrovieri e operai, a fine XIX secolo, ndr]. Ci sono ancora ristoranti di famiglia, botteghe, ci si conosce tutti… Si mescolano realtà di eccellenza, come Said [la fabbrica di cioccolato, ndr] e contesti underground. Ci sono stati cambiamenti, miglioramenti, ma nulla di radicale da farne qualcosa di irriconoscibile» riflette sempre Fano.
Ultimo arrivo in quartiere è MONTI8, che in questi giorni presenta „Compatibility“, mostra in cui si confrontano i dipinti di Owen Rival e Aidan Barker-Hill. Sicuramente significativa è la presenza in quartiere del Pastificio Cerere, spazio ex-industriale divenuto condominio di studi d’artista dagli anni Settanta e dove, nel 2004, è nata la fondazione omonima, impegnata da allora con la produzione di mostre temporanee, residenze e diversi progetti con gli altri protagonisti del quartiere. Per citare solo l’esempio meno consueto, lo scorso anno è stato organizzato un dialogo con il CNR, che ha una sede a Piazzale Aldo Moro. Oltre vent’anni di attività e di osservatorio privilegiato sul quartiere, dalla posizione di un’organizzazione no profit. «Il Pastificio è qui, incarna un genius loci, non potrebbe essere trasferito. Anche se la nostra programmazione non è determinata dagli artisti locali, né a quelli che qui hanno lo studio», racconta Claudia Cavalieri, direttrice dal 2011, che mi racconta un altro curioso dettaglio del quartiere che ospita la prima scuola montessoriana mai aperta, nata proprio qui in via de Marsi nel 1907.
Parlando di artisti, oltre ai grandi spazi del Pastificio, trovano posto anche nella bella Palazzina Sartorio, verso il Verano, o si costruiscono spazi autonomi come il centro di ricerca Numero Cromatico, dove si intrecciano arte e scienza.«È un quartiere in cui c’è tutto quello che serve per vivere, a uno studente come ad una famiglia. I sanlorenzini vivono tanto qui. Speriamo non subiscano troppo le pressioni degli affitti brevi e che gli inevitabili cambiamenti non distruggano un tessuto cittadino che
comunque è sempre attivo e interessante» conclude Cavalieri. E rispetto alle gallerie? «Certo, la presenza di gallerie di qualità, dalla fama consolidata, è un’influenza positiva, quando ci sono i loro opening vediamo un’affluenza diversa, anche se la nostra mostra è già aperta da settimane». Solo arte, artisti e mostre: finisco questa ricognizione invece scoprendo che a San Lorenzo vivono tante associazioni attive nell’ambito sociale, a partire da Civico Zero, centro di accoglienza di migranti minori che entra spesso in contatto con il Pastificio. Poi c’è tutto ciò che affianca l’Ospedale psichiatrico infantile come l’associazione Il Grande Cocomero. Un microcosmo ricchissimo. Sarà inglobato dal centro? L’impressione è quella di un quartiere stimolato da tante novità, chissà se e come si stabilizzerà, senza perdere questa energia e urgenza che porta le persone a riunirsi e costruire continuamente nuove realtà e nuovi spazi per stare insieme.