Il mare come “luogo di un presente che non si può nascondere” è il fil rouge della seconda edizione di Supernova, la rassegna di arti performative dal 17 al 21 aprile a Rimini con la direzione artistica di Motus affiancati da Paola Granato in collaborazione con Santarcangelo Festival.
Accanto al Teatro Galli cuore dell’evento, si aggiungono quest’anno altri luoghi chiave, dal Museo della Città al quartiere di Borgo Marina, da Casa Madiba alla zona del Porto.
Il mare di Supernova è quello descritto da Ian Chambers e Marta Cariello, che restituisce sempre tutto. Restituisce i morti, restituisce gli oggetti estranei che per incuria o per offesa vi si lasciano cadere. Li restituisce, però, quasi sempre altrove, su un’altra riva, a volte molto lontano.
„Vogliamo che Supernova sia una festa, – affermano Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande (Motus) – ma anche spazio di pensiero, confronto e denuncia su temi che non possono continuare a essere ignorati da noi artist3.“
Punto di partenza per lo sviluppo del programma è stato l’incontro con The Last Lamentation di Valentina Medda, un progetto site specific che attraverso un’azione corale ispirata all’antica tradizione delle prefiche, vede il coinvolgimento di 12 performer non professioniste con un pianto condiviso che racconta la tragedia del mare e si estende come un’eco all’intero bacino del Mediterraneo. The Last Lamentation di Valentina Medda, verrà presentato sabato 20 aprile al tramonto nella spiaggia del Porto di Rimini al termine di una passeggiata sonora del musicista performer Enrico Malatesta – Ciàlte Ciàlte…– che, con la complicità dell3 abitanti del quartiere Borgo Marina, guiderà il pubblico in un inedito viaggio in cui si innesterà l’azione installativa Sempre qua siamo dell’artista Sara Leghissa.
Il tema della perdita è affrontato anche in Stuporosa di Francesco Marilungo che, attraverso un’attenta ricerca, attraversa il tema del lutto come dimensione esistenziale privata oggi della sua dimensione comunitaria.
Memoria e perdita tornano anche in Haunted di Gaia Ginevra Giorgi che sceglie Supernova per il debutto di questo suo lavoro che parte da un archivio radiofonico danneggiato da un’alluvione nel 1994; Una drammaturgia del ricordo, che riversa nei circuiti sottili dell’analogico una polifonia di field-recordings, registrazioni di lettere, incisioni di sogni, voci, frammenti sonori e suoni live.
A inaugurare Supernova sarà, invece, mercoledì 17 aprile un’intera serata al Teatro Galli aperta dai riminesi Vladimir Bertozzi e Demetrio Cecchitelli con Rovina, un’installazione video e sonora che racconta di crisi, cambiamento e di violenza ecologica. Il Foyer accoglie poi l’installazione sonora His Dream a cura di Smagliature Urbane dedicata a Lou Pesaresi, performer che ha contribuito a comporre una parte di quella storia underground di Rimini di cui difficilmente si trova traccia scritta; sempre nel foyer l’installazione ANARCHIVIO FABRICA, un ambiente in cui sostare, guardare, leggere, parlare, ascoltare, parte del progetto FABRICA, un’indagine sui corpi del lavoro, insieme all’azione performativa FABRICA [AAMOD] della danzatrice e coreografa Paola Bianchi, un focus sui corpi operai, corpi misurati, schiacciati dal rullo compressore della produttività.
In sala Ressi, Agnese Banti e Andrea Trona, invitano il pubblico alla sound performance (o), immersione nel suono di Speaking cables; a chiudere la serata MADRE /Collettivo Acid Tank con UNTITLED#1, un audio racconto tra i confini del djing, radio art, field recordings e raving che abiterà la platea del teatro.
Dal lungo programma che mette insieme artist3 di diverse generazioni e provenienze segnaliamo, inoltre: Ilenia Caleo con Silvia Calderoni, per thefutureisNOW? una performance – ospitata al Museo della Città – che parte dall’azione Zen for Head di Nam June Paik del 1962; Simona Bertozzi con ONDE, corpi protesi e fluttuanti tra estasi, guizzi animali e curvature verso l’evanescenza; Alos, progetto performativo della musicista e performer Stefania Pedretti con Ritual II Embrace the Darkness; Invernomuto con Black Med, progetto di indagine e documentazione diviso in diversi capitoli che delinea una possibile narrazione dell’identità europeaM il duo statunitense/norvegese, per la prima volta in Italia, composto da Iver Findlay e Marit SandSmark con Donkey (iteration for Supernova) uno spazio meditativo per re-immaginare il „vuoto“ lasciato dal passato e forse un futuro più speranzoso; Samaa Wakim e Samar Haddad King, artiste palestinesi, con la performance Losing it, un solo che esplora come il trauma delle precedenti generazioni si manifesta sul suo corpo attraverso il movimento e il suono.