Nel quartiere Ortica, zona Est di Milano, la fabbrica di ceramiche della Richard Ginori viene dismessa e successivamente acquistata da una società che la riconverte in 500 loft.
Il complesso di loft, un maxi-condominio, diventa così un paese nella città, dove s’insediano giovani famiglie, studenti e artisti che costruiscono i loro studi al suo interno. La situazione si stabilizza presto e gli artisti che ne compongono la fauna cominciano a dialogare fra loro e a sostenersi a vicenda dando origine a nuove scene e forme di fare musica e arte, spesso condivise. La nuova sintesi piace, le persone al suo interno hanno dato vita a qualcosa di completamente nuovo e insolito: quasi un mondo a parte nella metropoli.
La situazione si stabilizza presto e gli artisti che ne compongono la fauna cominciano a dialogare fra di loro e sostenersi a vicenda dando origine a nuove scene e forme di fare musica e arte spesso condivise
Ortica ha attraversato e sta assimilando tutt’ora un processo di riqualificazione del quartiere. Non è un quartiere “attraversato” come potrebbe essere quello confinante di Lambrate, fatto di luoghi di svago e di ritrovo per gli studenti del Politecnico e dei licei di zona. Ortica è sempre stata una realtà sé, una dolce frazione urbana nel cuore di Città Studi. Non ha subito un processo di gentrificazione da renderlo un altro quartierino hipster con tanto di birrerie artigianali con birra al luppolo bio, non ha cacciato i suoi esercenti storici e non si nasconde dietro una facciata “nuova”, che nasconde una realtà comunque problematica. Ha difeso la sua origine ed è riuscita a restituirci qualcosa di nuovo, Tucidide.
All’interno di „Tuci“, (come la chiamano i suoi abitanti), hanno vissuto e sono passati artisti come Tauro Boys, Diego Naska, Rkomi e perfino Ensi nel suo periodo milanese.
Ora la situazione è stabile, sono nati studi indipendenti e autonomi che ospitano dagli artisti di musica elettronica a quelli della scena rap. Tuci è a tutti gli effetti un laboratorio condiviso e una fucina di creazione.
Conosciamo oggi l’esperienza di Circostanza.
Sto parlando con Fettucine, un cantante che fa rap da quando era ragazzino e ancora oggi crede nella sua vocazione. Insieme a un gruppo di amici hanno dato inizio all’esperienza di Circostanza.
A Milano esistono quartieri dove la musica ha ancora un’importante valenza. Zone dove la produzione artistica è ancora fervida, quasi inconsapevole. A Milano nord, fra la vecchia e riqualificata via Padova col suo nuovo quartiere Nolo e Città Studi, si stanno verificando nuove esperienze che arrivano fino a Ortica.
Milano riserva ancora questa caratteristica peculiare: nasci in un quartiere e ci cresci finendo per conoscerne ogni angolo, ma la parte più interessante, oggi, è la capacità di adattamento verso altre zone della città sviluppata dai più giovani, generazioni in grado di saper conquistare nuovi quartieri e di esprimersi, qui, in differenti ambiti.
Circostanza nasce quasi per gioco. Fuori dal Parini c’era chi cominciava a fare freestyle, si divertiva a sfornare barre su barre all’uscita da scuola con gli amici e da lì a poco questo piccolo gruppo di b-boys si è trasferito in una cameretta a fare musica.
“Se non ricordo male, la leggenda vuole che fossimo a casa di Pietro – in arte Raev – e facendo rap, fra una strofa e l’altra, Pietro guardò la sua camera con i suoi gatti e il suo cane, rivolse lo sguardo verso di noi che, eravamo altrettanto animaleschi e ci disse che si sentiva in una ‘circo-stanza’. Ecco come nacque il nome”.
Chi me lo racconta è Feelom, uno dei fondatori della crew, rapper e ora produttore esperto.
“Ho iniziato quasi per gioco, come tutti noi. Avevamo voglia di stare insieme, crescere e fare musica insieme. Eravamo grezzi, aspiravamo a quelle sonorità con cui siamo cresciti del rap anni 90’ e l’old school ma sapevamo che ognuno di noi stava maturando il suo stile. Il mio genere non ha un nome, mi rivolgo a quello stile più underground a cui faccio spesso riferimento, ma non mi considero né tale né trap. Ho maturato il mio stile e per ora va bene così, senza definizioni”
Ci tiene a precisarmi J.Levis, un altro dei fondatori di Circostanza.
Insomma la circostanza vuole, che questi ragazzi si siano trovati prima in una cameretta e poi in uno studio di registrazione in viale Padova. Ora però, sono cresciuti e alcuni di loro si sono trasferiti, sono andati a vivere da soli e hanno preso casa nei loft di Tucidide, dove si „beccano“ ogni giorno per provare e produrre insieme in un vero e proprio studio allestito all’interno della loro casa.
Ora però, sono cresciuti e alcuni di loro si sono trasferiti, sono andati a vivere da soli e hanno preso casa nei loft di Tucidide, dove si „beccano“ ogni giorno per provare e produrre insieme
In questa esperienza però ci sono altre tappe importanti e altri artisti che gravitano intorno facendone parte attiva. Artisti come Samir, che nel 2018 fa ha lanciato S.A.M.I.R Sicilia America Milano Roma, il suo primo disco. Lo incontro insieme agli altri ragazzi, mi racconta di come il primo studio di viale Padova l’abbia accolto, passando dalla sua crew di amici Only-Kush alla crew artistica di Circostanza o Circotrip e di come insieme sia riuscito a realizzare le sue prime produzioni. Samir oltre a cantare è anche un produttore navigato. Artisti come Rouma, che ha iniziato attraverso l’esperienza del collettivo Funk (Flussi Uniti nel Kaos) e dalla frequentazione del centro sociale Lambretta.
“Quando il ‘Bretta’ era in via Cornalia avevamo fondato una piccola crew, Funk, e insieme ad altri ragazzi della zona di Porta Venezia siamo riusciti a ricreare un situazione che è rara in Italia, soprattutto di questi tempi. C’erano le jam e i palchi aperti con open-mic, dove chiunque poteva salire e fare freestyle. Le prime esperienze di produzioni indipendenti, le basi le facevamo noi il nostro lavoro cresceva rendendoci sempre più esperti e sicuri.”
Rouma mi racconta che dopo l’esperienza del Funk ha conosciuto Circostanza e da lì è iniziata la loro collaborazione, sempre attraverso momenti collettivo di performance nel quartiere per il quartiere. Con Circo ha prodotto il suo primo disco, Bolle Blu.
Ora lavorano in Tuci come pazzi. Lì hanno trovato una base stabile e ancora più voglia di creare, spinti dalla fotta collettiva.
Questi ragazzi hanno girato un po’ tutta Milano, hanno attraversato la città conoscendone i suoi lati più nascosti e le sue possibilità. Sono cresciuti e ora cominciano a vedere i primi frutti: J.Levis ha fatto uscire lo scorso giugno il suo disco Stile Libero, dalle vecchie e nuove sonorità e Fettuccine un mese dopo ha sfornato Parla Come Mangi, il suo primo disco, intriso di italianità e polpette al sugo di stile.
Ora lavorano in Tuci come pazzi. Lì hanno trovato una base stabile e ancora più voglia di creare, spinti dalla fotta collettiva. Fa piacere scoprire sapere che anche da noi queste esperienze esistono. E che la musica indipendente è sempre lì: dietro un angolo di un piccolo paese all’interno di una grande città.
OTTAVIA BONUOMO nata e cresciuta a Milano, ha studiato scrittura e produzione musicale e conseguito un master in Giornalismo e Critica Musicale in CPM (Centro Professionale Musica) di Milano. Si è avvicinata al mondo musicale più underground milanese partendo da esperienze dal basso nei centri sociali. Si interessa anche di arte performativa e contemporanea.