Abbiamo guardato fuori dalla finestra e abbiamo deciso di non mentirci. Abbiamo spalancato gli occhi su un presente che sentiamo opprimente e che ci appare sempre più catastrofico. Il nostro sguardo si nutre di arte: abbiamo la necessità di trovare nuove forme e nuovi modi di vedere la realtà. Quale modo migliore per comprendere la contemporaneità se non quello di guardarla con gli occhi dellə artistə che da sempre smuovono idee e coscienze nella società? Apriamo oggi Utopie Contemporanee, ovvero storie di artistə che ci scaraventano nel mondo con dosi di realtà e possibilità. Ammettiamo la sconfitta e con le rovine raccontiamo le alternative. Noi siamo MANDRA (Sandra Beccaro e Marta Chinellato), un duo di curatrici che lavora sul confine dell’utopia.
L’opera di Lux ci dimostra l’importanza di reimparare a identificarci con la nostra anima.
Per il primo articolo della nostra rubrica abbiamo scelto di raccontarvi di Lux Aeterna, un’artista e performer musicale che ipnotizza lə spettatricə con la sua presenza magnetica, una simbologia arcaica e un’energia esplosiva, che ci invitano a indagare la nostra spiritualità. In un mondo che, attraverso dinamiche consumistiche, non ha fatto che mettere dei confini sempre più netti tra l’essere umano e ciò che lo circonda, l’opera di Lux ci dimostra l’importanza di reimparare a identificarci con la nostra anima.
Incontriamo Lux nel suo studio, qualche giorno dopo aver assistito alla sua performance Ego Death realizzata in occasione della mostra Sacro Ovunque all’interno di Lavanderia 6, uno spazio condiviso e autogestito da diversə artistə, a pochi passi dalla fermata della linea rossa Precotto. Assistendo alla performance siamo state travolte e catturate dalla forza magnetica dell’artista che ci ha catapultato in una dimensione sacrale, abbiamo sentito l’energia che ci avvolgeva, la nostra pelle bruciare insieme alla sua. Ne siamo uscite scosse e con una gran voglia di conoscerlə meglio.
Il rito è una necessità innata, provocata dall’esigenza dell’essere umano di trovare risposte alle proprie paure scaturite dall’ignoto.
Con Lux siamo subito a nostro agio, le nostre conversazioni sono fiumi in piena, ci troviamo immediatamente a parlare delle nostre ansie, di un sistema artistico che spesso ci soffoca e della nostra urgenza di fare e parlare di arte per affrontare la vita. Le sfide quotidiane, lo scontro con il proprio abisso interiore e i sentimenti complessi vengono elaborati nella sua arte vissuta come un rituale catartico. Il rito è una necessità innata, provocata dall’esigenza dell’essere umano di trovare risposte alle proprie paure scaturite dall’ignoto. Oggi l’essere umano, nonostante i progressi scientifici e tecnologici, è sempre meno consapevole di sé stesso. La spiritualità è l’unica via per ritrovare la connessione con l’esistenza, ricollocandoci in un equilibrio fatto di energie e legami inimmaginabili.
La pratica di Lux ha un’estetica molto incisiva, dark e fluida che pone le basi per una ricerca in primis su se stessa e più in generale sulla condizione dell’essere umano e lo smarrimento della sua parte spirituale. Con Lux parliamo di come sia limitante per l’umano identificarsi unicamente come essere pensante negando il nostro io più trascendentale. Le sue ricerche si sviluppano su tematiche come l’alchimia, lo studio di liturgie arcaiche e la loro applicazione in un’ottica di cura per se stessi e per il mondo. Il concetto di cura qui si sintetizza nell’armonizzazione di corpo, mente e anima derivato dalle teorie alchemiche per il raggiungimento della pietra filosofale. Da quest’ultimo nasce il ciclo in tre atti conclusosi con la performance Ego Death, ultima fase del processo alchemico.
La performance, per Lux, significa mettere in scena un dramma per sublimare le emozioni e raggiungere una catarsi, ci racconta di come la performance la faccia sentire presente, quasi in uno stato di trance alimentato dall’energia del pubblico. Lasciare un segno, bruciare la retina e trasmettere delle sensazioni giocando con gli elementi – il fuoco, il ghiaccio, le vibrazioni, la pelle che brucia – non per puro intrattenimento ma per trascinarci nel confronto con noi stessə.
Ma la musica è la vera forza vitale di Lux: «è la più potente delle arti, quando ascolti la musica non sai dove ti va a finire, non capisci quando finisci tu e inizia lei; è un linguaggio universale, non ti servono codici per poter essere toccato da una traccia musicale».
Il dj, come uno stregone durante un incantesimo, utilizza la velocità dei bpm che si sincronizzano al nostro battito cardiaco e così fa Lux quando sperimenta con le distorsioni, i synth e i vocalizzi. La forza trasformativa e ipnotizzante della musica è quello che Lux cerca di indagare attraverso la sua ricerca e cita il pionieristico Jimi Hendirx: «attraverso la musica, ipnotizzi le persone e quando le hai nel loro punto più debole, puoi predicare nel loro subconscio ciò che vogliamo dire».
Abbiamo concluso la visita nello studio di Lux osservandola sperimentare con una scultura sonora di metallo, tra amplificatori, cavi e strumenti di cui non conosciamo nemmeno i nomi, lasciandoci con i brividi sulla pelle ancora una volta.