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Volume.Uno: Leonardo Martelli in cinque dischi

L'ospite del primo appuntamento di Volume, progetto spin-off di IMAGO dedicato alla cultura dancefloor underground, racconta i 5 dischi che hanno formato il suo stile

Geschrieben von La Redazione il 9 Dezember 2015
Aggiornato il 21 Januar 2016

Leonardo Martelli, talento folignate ventenne, è cresciuto in quella culla artistico-musicale che è il Dancity Festival ed è fresco di un vinile rilasciato dalla label parigina Antinote, oltre ad una cassetta „Distanze“ uscita per la label italiana Mixed-Up. L‘11 dicembre è stato ospite di Volume, progetto spin-off di IMAGO, curato da Michele Giovannini, dedicato al dancefloor e all’underground.

Ci siamo fatti raccontare i suoi dischi fondamentali. Ecco cosa ci ha scritto:

Per prima cosa volevo ringraziare due persone in particolare che mi hanno fatto scoprire molti dischi e mi hanno dato la possibilità di ampliare la mia conoscenza musicale. Voglio ringraziare Stefano (Giesse) e Marco (Bonf), appassionati di musica e grandi amici. Devo molto a loro in quanto qualche disco qua sotto potrebbe essere stato „rubato“ da una loro ricerca. La musica deve essere un’occasione di confronto tra le persone e con loro questo accade ogni giorno e credo sia proprio questo il bello.

Detto questo ecco i 5 dischi che più mi hanno colpito e che hanno contribuito alla formazione del mio stile:

Florian KupferK
Il suono dell’underground puro. Kick e Hihat non sono mai stati così belli. Sotto una versione rippata da un podcast di Ron Morelli.

 

HervaSnow and Clouds
Consiglio di ascoltare tutto l’EP. I cambi ritmici sono fuori da ogni schema e il tocco lo-fi la rende particolare rompendo lo schema tradizionale della techno classica.

 

Lutto LentoSirena
Campionare Enya non è da tutti. Geniale. Ogni tanto devo riascoltarla: droga pura.

 

Imre KissUrizen (feat. S Olbricht)
Sono un loro grande fan.I loro lavori sono stati un punto di riferimento e lo sono tutt’ora. Ogni traccia che ha come artisti Imre Kiss e/o S Olbricht sarà sicuramente una delle mie preferite. Non so bene cosa pensare di questo disco, so solo che è il miglior disco che ho. Grande stima.

 

Low JackDon’t U Know
Pazzia pura. Se ho bisogno di una traccia veramente „stronza“ (scusate), so quale disco prendere. Climax continui, cassa dura, campionamenti fuori dal comune. Non ho mai sentito una cosa del genere.