LaPisa, meglio conosciuta come Pisa, ha superato i 40 anni secondo la questura e i 28 secondo gli organizzatori. Cresciuta con l’Opera, per via del padre Scaligero, ha intrapreso una carriera nella comunicazione partendo dalla Musica, e non l’ha mai abbandonata come passione ma anche come b-side project. Dall’organizzazione di serate iconoclaste presso il compianto Sottomarino Giallo di Milano alla scelta di una carriera da „groupie indie attivista“, sotto mentite spoglie.
«Sogno di essere richiamata a Meteore e scendere la scalinata mentre la voce fuori campo fa “Una volta LaPisa era così, ora LaPisa è cosììììì”.»
Che ci fai qui?
Come cosa ci faccio qui? Sono il sindaco di Calva! Ho aperto una antesignana social street del quartiere, nel 2014, quando ancora Calvairate era un luogo sconosciuto ai più, quando ancora ci chiedevano “ma dove? Vicino a Varese?”. Qui la famiglia di mio padre è cresciuta, nelle case popolari e qui tutt’ora risiede parte della mia famigliona allargata nonché l’epicentro del mio mondo personale. Qui c’è il mio universo colorato e bellissimo, fatto degli amici che mi sarei voluta augurare di avere, da sempre.
Quindi non te ne vai da qui.
Mai! Esco poco dal quartiere, sto infatti cercando di rendere questo il vero “place to be” per coronare un sogno: uscire da casa in ciabatte ed avere tutto, tutti i servizi e la gente da asciugare e da cui farsi asciugare a portata di 90. Faccio eccezione solo per la musica (ha visto 41 concerti degli Afterhours in tutta Italia ndr) per cui sono disposta a fare chilometri.
La musica. Già.
Già, la musica. Mio amore primordiale: oltre ad aver avuto un babbo scaligero (che mi ha cresciuto fra la Bohème e Battiato), sono stata nutrita da MTv e Deejay Television fino a quando non ho iniziato a muovere i primi passi in autonomia nel famigerato mondo del lavoro, proprio nel settore musica, come ufficio stampa, potendo finalmente dar sfogo alla mia dote di “la indovino con due” con tutte le intro di pezzi disco, rap ed house.
Non far finta di nulla. Sai che voglio arrivare a quella cosa lì, alla hit del 2006 che ti vede protagonista.
Ebbene sì. In quegli anni, fra una collaborazione con AllMusic e una con Vice, facevo la matta al Plastic, nella mitologica sede di viale Umbria. Qui frequentavo in particolar modo la serata della domenica sera, Match à Paris, e qui ho esordito con la mia immensa moralità da suora laica. Se intorno a me il mondo andava a 3000, io rimanevo quella che “voglio solo limonare”. E poco più in là c’era il mitico studio di registrazione di Via Lombroso. Lì, in qualche post-serata, ho registrato, determinata, la prima versione di quella che fu una Hit del 2006 “Voglio Solo Limonare”, che ha portato me ed i miei amici Crookers a solcare i palchi di TRL fra i Gemelli Diversi e un Alessandro Cattelan in erba. Eravamo un vero e proprio tormentone, prima che i social la facessero da padrona. Tant’è che non ci sono molti video dei live del tour (perché allora era tanto se avevamo un motorola ndr). Ora sogno di essere richiamata a “Meteore” e scendere la scalinata del programma mentre la voce fuori campo dice “Una volta LaPisa era così, ora LaPisa è cosììììì”.
E ora basta Musica?
Certo che basta. La musica è una cosa seria e ne ho moltissimo rispetto: la mia esperienza è partita per scherzo ed è stata una bellissima “meteora” con degli amici che sapevano fare la musica “vera”. Io ero il corollario divertente e ho ritenuto che il mio ruolo dietro le quinte fosse più nelle mie corde. Tant’è che poco dopo ho dato vita, coi miei migliori amici, all’esperienza del “DISCOLIMONE” la serata più chiacchierata di Milano dal 2008 al 2011: i miei sodali, i DjperSignora e ClubSilencio, erano 7 professionisti della musica, delle puntine e del giradischi. In tanti mi hanno chiesto perché non suonassi anche io in quelle leggendarie serate, ma io ho sempre risposto che la musica è una cosa serie. Che io ero brava a fare le PR della musica. ☺ E così è stato: abbiamo fatto un pezzo di storia del clubbing a Milano e conservo ricordi incredibili di incontri con dj che per me erano solo sulle copertine dei dischi…ed in poche settimane li avevo con me a cena e in consolle!
Cosa ti porti dietro di quelle esperienze? Cosa te ne fai oggi, nella tua professione oggi?
Sicuramente tutta quell’energia e gli stimoli che ho conosciuto grazie ai circuiti “underground” non mi abbandonerà mai: tutt’ora, sebbene sia in un contesto decisamente più istituzionale, conservo la curiosità di scovare l’insolito, la novità, la nuova tendenza e la voglia di non essere mai convenzionale. Di divertirmi sempre, anche mentre lavoro ad un file excell o mentre sono in call con referenti della comunicazione tradizionale, perché sennò mi scende la catena. E se scende la catena a me… è un circuito vizioso per le persone che si hanno attorno!
È quello che si dice “prenderla con filosofia”.
E infatti sono laureata in filosofia. Sono così fiera di aver avuto l’occasione del mio percorso di studi in Statale che non tornerei indietro per nulla al mondo. Una laurea che ai tempi era considerata “rischiosa” per coloro che non volessero sposare il percorso dell’insegnamento… ma che mi ha decisamente dato la forma mentis e che ancora mi fa capire la differenza fra significato e significante.
Ahia, qui andiamo sul sofisticato. Però dovremmo abbassare il livello. Sei nota anche per il tuo spirito agonistico e per la tua propensione allo sport. Alle spaccate, direi.
Anni e anni in una squadra autogestita ed autofinanziata (negli annali della storia del volley di provincia, il Nuanda, che strappò al ProPatria il titolo della seconda divisione a inizi 2000), ho poi scoperto che, come diceva qualcuno “le gambe delle donne sono dei compassi che misurano il globo terrestre”, ed è per quello che misuro il mondo con delle spaccate. Ogni volta che devo definire un evento ben riuscito, se devo festeggiare qualcosa… tiro una spaccata e misuro l’umore del mondo!
Ultima domanda: E sta cosa di Pippo Civati?
Sia chiaro: io non sposo Pippo in termini politici. Lo sposo come sogno amoroso. Siamo laureati in filosofia, tutti e due nello stesso anno, e non posso che guardarlo come si guarda una melanzana alla parmigiana a ferragosto, come sognare su un poster maxi di Cioè appeso in cameretta.
Politicamente no, non sposo tutte le sue mosse e sono più lineare, tant’è che di recente ho deciso di fare un ulteriore salto in là e, dopo essermi presa a cuore il quartiere, ho deciso di allargare gli orizzonti ed iniziare ad avere a cuore tutto il Municipio4: sono infatti candidata come consigliera municipale a supporto di Beppe Sala e non vedo l’ora di vedere Calva prendere il potere: allora non si chiamerà gentrificazione, si chiamerà Rivoluzione!