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Claudio Niniano

Cantautore e compositore che spazia dal folk al rock passando per atmosfere più country, Niniano in questa intervista ci racconta la sua vita, gli esordi con la musica, le difficoltà con la burocrazia italiana e il suo incontro con Jameson Street

Geschrieben von Martina Di Iorio il 14 März 2018
Aggiornato il 4 Juli 2018

Geburtsdatum

6 November 1982 (42 anni)

Geburtsort

Roma

Attività

Musicista

Claudio Niniano è un musicista, prima di tutto. Decide di esprimere la sua arte in maniera anticonvenzionale e lo fa esibendosi nelle strade. Cantautore e compositore che spazia dal folk al rock passando per atmosfere più country, Niniano in questa intervista ci racconta la sua vita, gli esordi con la musica, le difficoltà con la burocrazia italiana e il suo incontro con Jameson Street, progetto di Jameson che mira a supportare il talento degli artisti di strada. Infatti non perdetelo a Milano il 12 aprile al Turné.

Chi è Claudio Niniano?
Sinceramente ancora non saprei. Posso comunque affermare di essere una persona che crede profondamente nella musica, nella continua ricerca di una propria identità artistica/personale, nella libertà, nel viaggio e nel confronto con l’altro.

Puoi raccontarci il percorso che ti ha portato verso la musica?
La musica è sempre stata la cosa che mi ha emozionato di più, fin da quando ero bambino. Mia madre ascoltava musica e cantava e io credo di aver respirato la sua passione e il suo entusiasmo. A 11 anni ho iniziato a suonare il violino e poi mi sono spostato sulla chitarra (la prima mi è stata regalata da mio padre) e sul canto. Ho cominciato a comporre canzoni fin da subito anche se ci sono voluti anni di studi per arrivare a un risultato che mi soddisfacesse.

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Perché hai scelto di diventare un busker?
Perché ho sentito il bisogno di mettermi in gioco e volevo farlo senza mezze misure o intermediari. Stavo cercando uno spazio libero e genuino da poter abitare con la musica e la strada è diventata così il mio palcoscenico preferito.

Cosa vuol dire ad oggi esser un artista di strada? Incontri pregiudizi?
I pregiudizi si incontrano sempre ma ho notato che se lavori con serietà e impegno questo viene percepito. In fondo sono prima di tutto un musicista e un cantautore che ha scelto di esibirsi anche in strada.

Qual è il rapporto tra la musica che fai e il tuo modo di esibirti? Di cosa parli nei tuoi brani?
Non sono un grande intrattenitore e quindi lascio che sia la musica a parlare. Questo è molto in sintonia con il mio stile musicale. Per esempio nel mio ultimo disco “Deserts” ,che uscirà ai primi di aprile, ho cercato di creare delle suggestioni sonore che possano trasportare l’ascoltatore in spazi sconfinati e nello stesso tempo in luoghi molto profondi e personali.

Quali sono le difficoltà che incontra un busker in Italia? E all’estero la situazione è differente?
Credo che in Italia la figura del musicista in generale sia un po‘ svalutata rispetto all’estero. Suonare in strada è anche un modo per dire al mondo che la creatività e la musica vivono nonostante le restrizioni e le difficoltà.

Quali sono le più belle location dove ti sei esibito?
Sicuramente Piazza Duomo a Milano, su una barca a Comacchio durante il Ferrara Busker Festival e nei nei vicoli dei budelli liguri.

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E l’amore con Jameson come è nato? Ci parli del loro progetto Jameson Street?
Sono stato contattato da Jameson grazie al Ferrara Busker Festival e ho trovato interessante poter raccontare una piccola parte della realtà dell’arte di strada.

Dove ti esibirai con loro?
Mi troverete al Jameson Village il 17 marzo.

Se la tua musica fosse un cocktail al whiskey quale sarebbe?
Direi un whiskey liscio.

Quando sei a Milano dove vai a bere e mangiare? Quali sono i tuoi posti del cuore?
Non faccio molta vita mondana ma sicuramente adoro quei luoghi dove ti senti un po‘ a casa. Uno su tutti è La Strada Vino Letterario a Milano.

Progetti per il futuro?
Sto preparando il concerto di presentazione del mio ultimo disco “Deserts”. Siete tutti invitati il 5 aprile al circolo Circolo Cicco Simonetta a Milano.