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Cristiano Leone

Il 14 settembre prende il via Ō, una delle rassegne più interessanti degli ultimi anni a Roma. Ne abbiamo parlato con il curatore, Cristiano Leone.

Geschrieben von Nicola Gerundino il 30 August 2018
Aggiornato il 10 September 2018

Foto di Manfredi Gioacchini

Geburtsort

Napoli

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Roma

Attività

Curatore

Quanto è vasto il patrimonio artistico e culturale di Roma? Quanto ne conosciamo e quanto ce ne hanno fatto conoscere? Che valore ha e quanto ancora bisognerebbe valorizzarlo? Come far dialogare l’antico con il contemporaneo? Dietro il festival Ō si nascondono tutte queste domande, che dovranno accompagnare necessariamente l’inizio e la fine della rassegna, come di ogni singola performance, per non far cadere nel vuoto un’incredibile cartellone di un mese alle Terme di Diocleziano – tra musica elettronica e sperimentale, danza e arte – come a Roma non se ne vedevano da tempo (tra ottobre e dicembre ci saranno altre attività, ma esclusivamente domenicali). Ne abbiamo parlato con Cristiano Leone, curatore di Ō e responsabile della programmazione culturale dell’Accademia di Francia di Villa Medici.

Iniziamo dalle presentazioni: dove e quando sei nato?
Sono nato nella città dei superlativi assoluti, Napoli, un po’ più di trenta anni fa.

Come e quando ti sei appassionato al mondo dell’arte e della musica?
Ho avuto la fortuna di essere educato alla bellezza. La prima volta in cui ho realizzato che l’arte avrebbe necessariamente fatto parte della mia vita è stato quando, giovane adolescente, intrapresi un viaggio in solitaria sulle tracce di Piero della Francesca. Quel misticismo che nasce dalla razionalità assoluta lo avrei poi ritrovato nelle opere di James Turrell, nella musica di John Cage, nelle pagine di Hermann Broch, nelle danze corali di Pina Bausch, nelle architetture di Tadao Ando.

Qual è stato il tuo percorso professionale finora?
Sono un filologo romanzo. La filologia mi ha consegnato un metodo, che oggi applico a tutto, anche ai progetti artistici e musicali. Dopo avere ottenuto un dottorato europeo in filologia medievale e avere pubblicato edizioni critiche di testi redatti tra Oriente e Occidente, ho capito che per realizzare progetti culturali rivolti al grande pubblico avrei dovuto avere le chiavi del management e della gestione. Ho così ripreso i miei studi in questo settore e, parallelamente, ho iniziato a insegnare Linguistica e Filologia romanza all’università, in Belgio e in Francia. Ho poi fatto parte del team che ha contribuito alla fusione tra l’Università Paris-Sorbonne e l’Università Pierre e Marie Curie, che ha dato vita a Sorbonne Université, nuovo ateneo pluridisciplinare di rango mondiale. Quest’esperienza mi ha consentito di dedicarmi a dei progetti sperimentali, volti a trasformare le politiche culturali per l’innovazione universitaria. Ho quindi avuto l’opportunità di tornare in Italia, dove dirigo attualmente la programmazione culturale e la comunicazione dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, accanto a una delle personalità più brillanti della cultura francese, Muriel Mayette-Holtz. A Villa Medici curo, più in particolare, gli incontri con i maggiori maestri della creazione contemporanea, i Giovedì della Villa e Villa Aperta, che da rassegna di musica elettronica è diventato un festival in cui la musica pop rock ed elettronica incontra le arti visive.

I Giovedì della Villa a Villa Medici.
I Giovedì della Villa a Villa Medici.

Arriviamo a Ō. Quando e come è nato questo festival?
Electa e Daniela Porro, direttrice del Museo Nazionale Romano, mi hanno chiesto di immaginare un progetto artistico per valorizzare e fare conoscere a un vasto pubblico uno dei luoghi più belli e carichi di storia della capitale: le Terme di Diocleziano. Per questo motivo l’ingresso sarà gratuito. Ō è quindi intimamente legato alle Terme: per me ne è la voce e il gesto.

Il nome Ō, invece, da dove nasce?
Il nome di questo progetto è emerso e si è imposto come un segno. Ō! esprimeva in latino tutte le emozioni, dalla gioia al dolore, dal desiderio all’ammirazione e allo stupore. È l’ossigeno, l’acqua che scorreva nelle Terme di Diocleziano, è l’unione degli opposti, il centro, la traccia del sacro.

Cosa hai pensato quando hai realizzato che avresti curato un festival in un luogo del genere, a Roma?
Mi sono subito messo all’opera.

Le Terme di Diocleziano e il Chiostro Michelangiolesco.
Le Terme di Diocleziano e il Chiostro Michelangiolesco.

Maggiori i timori di riuscita o la felicità nel poter dedicarsi a un progetto tale?
Non è la riuscita a dettare le mie scelte, ma la voglia di realizzare dei progetti artistici collettivi. Non c’è nulla da temere quando l’obiettivo è la condivisione. La felicità è nell’azione e in pochi momenti di grazia, che son certo vivremo.

Quali spazi delle Terme saranno utilizzati per Ō e come?
Tutte le performance sono pensate con lo scopo di fare dialogare gli artisti con il luogo, in un abbraccio che avvolgerà il pubblico. Saranno utilizzati quasi tutti gli spazi esterni delle Terme, dal sontuoso Chiostro Michelangiolesco al metafisico Chiostro Ludovisi, passando per le maestose aule esterne. Protagonista di diversi eventi, e luogo di riparo in caso di pioggia, sarà il solenne Planetario. Come un’erranza gioiosa.

Il Chiostro Ludovisi.
Il Chiostro Ludovisi.

Hai un pensiero ricorrente tutte le volte che entri in questo spazio?
Che siamo nani sulle spalle di giganti.

Allargando il discorso a Roma, pensi che questa formula potrà, anzi, dovrà essere utilizzata per rivitalizzare anche tanti altri spazi del patrimonio cittadino, non solo antichi, ma anche della contemporaneità (ex)industriale?
Spero che Ō si riveli un invito a osare, aperto a chiunque voglia accoglierlo, tanto nell’ambito delle istituzioni patrimoniali quanto in quelle contemporanee e post-industriali.

Allo stesso modo, pensi che un modello economico „mecenatistico“, chiamiamolo così, sarà quello su cui tali eventi si dovranno basare?
Il pubblico e il privato devono dialogare e unire le forze. Non sono due compartimenti stagni: il privato esiste sempre all’interno della sfera pubblica. Per cui, se vogliamo vivere in un sistema virtuoso, il mecenatismo non dovrà essere una prerogativa esclusiva delle grandi imprese private, ma dovrà coinvolgere anche i singoli individui, ciascuno in funzione delle proprie disponibilità. Il nostro patrimonio culturale è una risorsa preziosa. Dovremmo tutti contribuire alla sua valorizzazione.

L'Aula IX  delle Terme di Diocleziano.
L’Aula IX delle Terme di Diocleziano.

Che ne pensi del panorama culturale romano? L’entusiasmo che sicuramente avrai percepito rispetto a Ō fa capire che l’offerta langue e che c’è una buona parte del pubblico cittadino che è assolutamente ricettiva su questo tipo di iniziative.
Quando sono arrivato a Roma, non lo nascondo, ho sentito aspre critiche rivolte al pubblico italiano e romano, tacciato spesso di pigrizia e scarsa ricettività. È falso. Il pubblico romano ha fame di sperimentazione. È un pubblico che vuole mettersi in discussione, desidera essere scosso. Ma è anche un pubblico che vuole comprendere ed essere accompagnato. La pedagogia è perciò fondamentale.

Cosa può o deve fare Roma per rimettersi in moto culturalmente?
Roma, ma il discorso vale per tutta l’Italia, deve credere nei giovani: accogliendoli nei suoi straordinari musei, ma, soprattutto, incentivando ogni forma di creazione contemporanea e di innovazione, convertendo i luoghi inutilizzati in atelier d’artista o in spazi di coworking, supportando economicamente artisti e ricercatori, richiamando in Italia i talenti. Il mio sogno è che i giovani considerino „cool“ visitare una mostra, leggere, assistere a una performance apparentemente „complicata“ di musica e danza contemporanea. Io sento un fermento nuovo. Roma risorgerà, perché c’è sempre maggiore consapevolezza che il passato ci ha fornito delle forti radici, ma è ormai arrivato il momento di dispiegare le vele al vento.

Torniamo a parlare della dimensione artistica della rassegna. Il programma di eventi prevede una parte di spettacoli, molto centrata sulla danza, e una musicale, molto centrata sull’elettronica. Presentiamole entrambe.
Ho scelto dei coreografi e dei danzatori che avessero per vocazione la contaminazione dei generi. Sarà molto rappresentata la nuova scena belga, che considero avanguardista nel campo della danza. Solenne sarà la performance ideata da Amala Dianor in occasione del vernissage della mostra sul Primitivismo, che vedrà quasi venticinque danzatori conquistare trionfalmente tutti gli spazi delle Terme. Ci saranno poi anche le danze potenti e perturbanti di Ayelen Parolin e Jan Martens. E anche i musicisti, come Clark ad esempio, proporranno molto spesso degli show in cui la musica è esaltata dal movimento del corpo.

Che altri musicisti ascolteremo?
Aprirà Ō la cantante inglese Anna Calvi, che presenterà il suo nuovo album Hunter, che sarà pubblicato a fine agosto. Le farà da pendant, in chiusura di Ō, la poliedrica artista russa Dasha Rush, con uno show di musica, danza e teatro. Tra queste due esibizioni, ci sarà un caleidoscopio di progetti. Dall’installazione sonora e video di Pierre Jodlowski e François Donato, che faranno rivivere l’antica piscina delle Terme, alla prima mondiale del nuovissimo progetto di Sigha e Kangding Ray. Alcune stelle dell’elettronica e della techno, da Donato Dozzy a Seth Troxler, passando per Octave One, Michael Mayer, Francesco Tristano, Omar Souleyman, Shlømo, Burnt Friedman, Antigone e François X, affronteranno la sfida di condurre al Museo quel pubblico che li segue nei club di tutto il mondo. Le voci, quella inafferrabile di Matt Elliott e quella sensuale di Adam Naas, creeranno architetture immateriali sulle note dei loro eccellenti musicisti. GAS (Wolfgang Voigt), Marc Meliá, Basinski, Sebastian Mullaert, Francesco Libetta e In Aeternam Vale ci riserveranno performance altamente sperimentali. Danzeremo, infine, con il collettivo Mawimbi, sulle note dell’afro-cosmic sound e con l’Istituto italiano di Cumbia su musiche rivisitate della tradizione colombiana.

C’è qualcuno che aspetti con più curiosità?
Il pubblico.

Tra gli artisti invitati c’è anche un tuo artista preferito in assoluto? Uno di quelli di cui hai tutti i dischi, per intenderci.
Programmo soltanto i miei artisti preferiti.

Parallelamente a Ō ci sarà anche una mostra?
Sì, il 28 settembre aprirà al pubblico un’esibizione dedicata a uno dei momenti più rivoluzionari della storia dell’arte: l’influenza del primitivismo nella scultura del Novecento. Je suis l’autre. Giacometti, Picasso e gli altri, a cura di Francesco Paolo Campione con Maria Grazia Messina. La congiunzione tra Ō e la mostra sarà sancita dalla monumentale performance di Amala Dianor in occasione dell’inaugurazione.

Infine, le domeniche al Planetario.
A partire dal 21 ottobre, Ō cambierà forma e si declinerà fino a dicembre in una serie di incontri-installazioni. Il format che ho ideato per questi appuntamenti rappresenta per me la pedagogia nella sua forma più estrema, poiché consente al pubblico di immergersi negli universi creativi per scoprire nuove forme d’arte. Così, per la prima volta, si potrà assistere in diretta allo shooting fotografico per una copertina di una celebrità, grazie al fotografo di moda Julian Hargreaves. Parteciperemo alla genesi di un prodotto di design, dalla concezione alla sua realizzazione, insieme al duo di designer Zanellato e Bortotto. Il pubblico attiverà con il suo passaggio una suggestiva installazione olfattiva di Francis Kurkdjian. Il misterioso Berndaut Smilde svelerà i segreti delle sue performance oniriche che hanno ammaliato il Mondo intero. Warren du Preez e Nick Thornton Jones ci trasporteranno nella realtà virtuale con l’immaginifico progetto che hanno realizzato per Björk. Quintus Miller passeggerà con il pubblico nella costellazione degli oggetti, dei suoni, delle immagini che hanno ispirato le sue grandi architetture.

Il Planetario dell Terme.
Il Planetario dell Terme.

Hai qualche consiglio da dare a chi parteciperà agli eventi di Ō?
Non avere pregiudizi, sperimentare, conoscere e interagire, lasciarsi sconvolgere, partecipare in modo attivo, come quando ci si allena.

A fine rassegna sarai contento se…?
Sono già contento.