„Ciao Simone, premetto che non sono mai stato un gran che come parlatore, tanto meno come scrittore… se bevessi qualcosa magari…“.
L’intervista con Riccardo Maggi (1968) inizia così, e allora ripercorriamo i primi 16 anni del Mom, Campari shakerato alla mano.
Quando avete cominciato a fare questo mestiere e come siete arrivati ad aprire il Mom?
Tutti noi – Marcello Marci (1968), Andrea Tedeschi (1974) e io – abbiamo iniziato da ragazzi, per motivi diversi, fondamentalmente per guadagnare dei soldi. Il Mom è stato abbastanza un caso, ci si conosceva tutti, anche se non bene, lavorando in locali vicini (Naviglio) e quando abbiamo voluto aprire un locale nostro ci siamo trovati, quasi per caso. Era il 1998.
Come sono stati i primi tempi al Mom? Ci raccontate come vi venne l’idea dei mercoledì con la media a 5mila lire e come poi addirittura arrivaste a chiudere per dimostrare la vostra estraneità?
Inizialmente non è stato facile, di giorno si lavorava bene, la sera mooolto meno… Poi piano piano abbiamo iniziato a lavorare bene anche la sera, poi… IL MERCOLEDÌ! Abbiamo pensato che, non facendo happy hour nel senso tradizionale del termine, sarebbe stato divertente farne uno diverso dal solito, quindi dopo le 10 di sera e solo una sera a settimana. Devo dire che ha avuto un discreto successo… Le serate di chiusura sono state decise per dimostrare la nostra estraneità ad alcuni comportamenti di qualcuno nella piazzetta (vendita abusiva di birre e non solo, ndr).
Qual è il segreto del successo del Mom?
Il segreto del nostro successo… bella domanda! Penso che la cosa fondamentale è che al Mom chiunque sta bene, è un po‘ come stare a casa. Oltre a questo credo che i clienti apprezzino la professionalità con cui cerchiamo sempre di servirli, anche dopo tanti anni, l’onestà e la qualità dei prodotti che vendiamo. Oltre ovviamente al lato B delle ragazze in sala.
Potete parlarci della linea del Mom, con una top 10 delle bottiglie che usate per fare i cocktail?
Campari, Martini rosso, Bosford, Eristoff, Aperol, Triple sec, spumante, tequila Josè Cuervo, Malecon blanco, malecon scuro. Questa è la linea base per i cocktail più classici, poi abbiamo decine di etichette di gin, vodka, rum, whisky, eccetera, che utilizziamo su richiesta specifica del cliente.
Voi cosa bevete di solito? A parte il campari shakerato…
Generalmente noi beviamo IL CUBINO, che banalmente è un Cuba Libre di piccole dimensioni con lime abbondante e rum bianco. In alternativa birra. Siamo comunque polivalenti da questo punto di vista…
È un periodo di grande fermento a Milano per l’apertura di nuovi cocktail bar. Qual è il vostro punto di vista? Pensate che il grande pubblico sia pronto o che i bevitori che preferiscono la qualità alla quantità siano comunque una nicchia?
Il fatto che stiano aprendo tanti locali è solo positivo, sono convinto che in una città come Milano ci sia spazio per tutti, almeno per tutti coloro che lavorano in maniera professionale. La crisi economica degli ultimi anni ha scremato molte attività commerciali, una sorta di selezione naturale, ed è naturale che adesso ne aprano di nuove e migliori. Non credo si possa fare una separazione tra clienti che puntano sulla quantità e clienti che puntano sulla qualità, credo che la maggioranza cerchi entrambe, ciò che tecnicamente si definisce rapporto qualità-prezzo. Pensare che „tanto la gente non capisce un cazzo“ è il modo migliore per sputtanare un locale nel più breve tempo possibile!
Quali sono i vostri bar e ristoranti preferiti a Milano?
Negli altri locali in realtà non è che si vada spesso, quando capita di solito andiamo da amici dove ci si sente un po‘ a casa: Pinch, Cape Town e Zinc quelli più gettonati. I ristoranti che personalmente frequento di più sono la Trattoria Madonnina, Bacco e Arianna a Trezzano sul Naviglio ed El Porteno.
Qual è il rimedio per una sbronza?
Il miglior rimedio dopo una sbronza è un AULIN! Nel caso si fosse sprovvisti di medicinali si consiglia una bella birra e un panino appena svegli… è un po‘ forte ma di solito funziona.