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Orient Express Vintage

Capi retrò e vinili vintage (not made) in Chinatown

quartiere Chinatown

Geschrieben von Giada Biaggi il 29 September 2020
Aggiornato il 11 September 2021

Foto di Carlotta Vigo

Per gli amanti del vintage, si sa, il côtè estetico dell’esperienza di acquisto è direttamente proporzionale a quello dell’oggetto acquistato. Da gennaio a Milano c’è un nuovo hot spot per chi proprio negli anni Zero inoltrati non riesce a dimenticarsi la vibe dei mitici Settanta e Ottanta sia in fatto di decor che in fatto di musica, aperitivi e, ovviamente, outfit. Il place to be è Orient Express Vintage in viale Montello 8; proprio dietro Chinatown. Dietro questo piccolo gioellino avamposto dell’old-school nella Milano del nord ci sono Camilla Finocchiaro Aprile, Marco Augeri e Riccardo Augeri. Li abbiamo incontrati per capire di più su questo concept store più unico che raro il cui nome sembra uscito da un romanzo di Agatha Christie e gli arredi da Arancia Meccanica.

Il nuovo concept store di Milano Nord il cui nome sembra uscito da un romanzo di Agatha Christie e gli arredi da Arancia Meccanica

 

 

Come nasce l'idea di aprire questo negozio vintage nel cuore di Chinatown?

Marco: Sì, allora inizialmente volevamo aprirlo a Nolo; poi abbiamo trovato questo spazio e ce ne siamo innamorati. Noi in quanto soci, ci occupavamo di cose diverse; io e Camilla veniamo dalla moda, mentre con Riccardo che si occupava di food ho tuttora un’etichetta di musica elettronica che si chiama Rye.

Camilla: Io invece continuo il doppio lavoro (ride); organizzo eventi di moda e poi quando stacco vengo qui.

Quindi possiamo definire Orient come un melting pot delle vostre passioni?

Esattamente; se uno di noi mancasse questo posto sarebbe un’altra cosa; il know-how di ciascuno nel suo campo è stato fondamentale. Abbiamo triangolato le nostre passioni musica, food&beverage e moda all’interno di questo posto che a Milano dobbiamo dirlo non esisteva ancora.

E il nome da dove viene? Omaggia il luogo o c'è dietro qualcos'altro?

No, devo dire che Chinatown non centra. Io e Camilla che siamo una coppia viaggiavamo molto per lavoro e ci siamo conosciuti a Mosca e quindi percorrevamo sempre la rotta che faceva l’Orient Express senza mai salirci però; insomma il tutto ha una genesi molto, molto romantica. Diciamo che è anche per questo che sul logo ci sono due colombe in amore…

Riccardo: E io sono il sole dietro invece (ride).

Questo posto è un po' una roccaforte italiana del quartiere a livello di attività commerciali; come ha reagito la comunità cinese a questa apertura?

Bene, abbiamo qualche cliente cinese di seconda generazione. Addirittura dei ragazzi ci avevano proposto di aprire un corner con le nostre cose in un loro negozio; ma ci sentivamo ancora troppo giovani a livello di brand-identity per farlo adesso… però un giorno chissà potrebbe accadere!

A che periodo vi siete rifatti esteticamente sia nella scelta dell'abbigliamento che del design d'interni?

Nell’arredamento sicuramente agli anni Settanta con il loro mix di stampe geometriche ed echi futuristi; mentre per i vestiti sicuramente anni Ottanta ma un po‘ ripuliti dal kitsch: spalline contenute negli abiti per lei, pantaloni con la pences per lui e così via.

Come nasce questa passione così specifica per gli anni Settanta? Mi consigliate il titolo di un film, di una canzone?

Gli anni 70 sono stati anni di rivoluzione sia politica che artistica, di sinergie, incontri e di nuove ispirazioni, ed è proprio quello che stiamo cercando di creare all’interno del nostro salotto. Un film che vi consigliamo col quale siamo cresciuti è Amici Miei che è il perfetto spaccato della società italiana di quegli anni. La canzone che racchiude il tutto e senza troppi giri di parole è The World is a Ghetto dei War.

Quali sono i posti che frequentate di più in zona?

Allora il cibo cinese in zona lo compriamo al posto qui davanti che non ha un nome ufficiale ma per tutti è, non chiederci perché, semplicemente „Daisy“. Poi per bere sicuramente la trinità è: Wolf, Fred e Cantine Isole.

 

Secondo voi che vendete vintage, è davvero possibile una moda sostenibile?

 

La moda non potrà mai essere sostenibile e allo stesso tempo mantenere i ritmi di produzione che ha oggi, ma crediamo che ogni persona nel suo piccolo può fare qualcosa per ridurre l’impatto ambientale che ha come consumer. Il vintage, così come il second hand, è un ottimo modo per evitare sprechi e spesso anche per spendere meno. La moda cos’è se non ispirazione e espressione, e dove meglio cercarla se non nelle silhouette dei tempi passati?

Siamo stati tutti chiusi in casa per troppo tempo, e il vostro è un luogo che va vissuto, esperienzato- Come ve la siete cavata? Vi siete buttati sull'e-commerce?

Durante l’anno COVID abbiamo avuto tempo di riflettere se lanciare l’e-commerce di OEV ma siamo giunti alla conclusione che essendo questo un concept store con diverse sfaccettature, è un luogo che va vissuto in prima persona. Deve rimanere il salotto del quartiere, il treno che ti porta in viaggio, e la selezione dell’abbigliamento e le persone che frequentano il locale non le troverai da nessun’altra parte.