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Il Quadro di Troisi: una nuova prima volta

Abbiamo intervista la formazione di base a Roma, all'indomani dell'uscita del nuovo album La Commedia

Geschrieben von Nicola Gerundino il 30 April 2024

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Roma

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Quando nel 2020, dopo un’estate tutto sommato tranquilla, uscì il primo album a nome Il Quadro di Troisi, sembrava che il peggio fosse alle spalle e che il Covid sarebbe stato solo una parentesi orribile, ma tutto sommato contenuta. Niente di più sbagliato. Ci sarebbero voluti quasi altri due anni prima di appendere le mascherine e mettere da parte ogni forma di restrizione sociale. Da un certo punto di vista, Il Quadro di Troisi, formazione all’epoca composta dai soli Donato Dozzy ed Eva Geist, è l’emblema perfetto di quel periodo, come conferma lo stesso Dozzy in questa intervista: un frutto dell’assurdo e del surreale, un emblema del tempo sospeso, di epoche (anche musicali) che d’improvviso diventano nebulose e si confondono, di dancefloor e palchi che diventano muti, lasciando spazio, paradossalmente, alla ricerca, alla composizione e alla creatività, che possono „finalmente“ godere di un numero di smisurato di ore a loro dedicate. In questa intervista – realizzata con Donato – abbiamo voluto indagare proprio questo filo diretto tra clubbing e forma canzone che lega tutti i protagonisti del Quadro, tanto dj quanto compositori: Donato, Eva e anche Pietro Micioni, che nel frattempo è diventato membro stabile della formazione. Punto di partenza l’album „Remixes“ uscito a fine 2023 per la tedesca Raster, dove sono state raccolte diverse rielaborazioni dell’esordio omonimo (sempre su Raster); punto di arrivo l’11 luglio 2024, data in qui i nostri torneranno a esibirsi a Roma (a Villa Ada) dopo una fugace apparizione nel 2021 per il festival Romaeuropa, portando dal vivo i brani del nuovo „La Commedia“, disco in cui vengono riprese le fila di quel miscuglio perfetto tra pop colto e wave elettronica che già aveva caratterizzato il loro primo album. Nel mezzo tante collaborazioni (Suzanne Ciani, Aimée Portioli, Fiona Brice, Francesca Colombo, Stefano Di Trapani, Daniele Di Gregorio e Tommaso Cappellato) e una nuova etichetta, la 42 Records, attenta a raccogliere alcuni tra i frutti più interessanti dell’elettronica italiana „matura“ e dalle rilucenze pop: Cosmo, Whitemary, Il Quadro e ora anche Tamburi Neri.

Inizierei questa intervista facendo un piccolo passo indietro, non partendo quindi dall'album uscito in questi giorni, "La Commedia", ma dalla raccolta di remix che risale allo scorso ottobre. Innanzitutto vi chiedo com'è nata l'idea di questa uscita, anche perché arriva a diverso tempo di distanza dall'album di esordio.

Il nostro è un materiale musicale che si presta a rielaborazioni, per cui ci è sembrato naturale discutere di questo progetto con la Raster, che poi lo ha accolto con gioia. I tempi sì, sono stati lunghissimi, anche perché questo album di remix era stato concepito poco dopo l’uscita del disco.

Avete orchestrato voi i remix, contattando gli artisti e "assegnando" a ognuno di essi un brano?

Ci siamo sbizzarriti nel cercare i giusti candidati, ma poi abbiamo lasciato a loro la scelta sul brano da remixare.

Tra i vari rework ce n'è anche uno con la firma de Il Quadro, come lo avete reinterpretato?

È nato per gioco, ma poi ci siamo appassionati davvero. Nella stesura della base mi sono ispirato ai dischi di Rhythm and Sound.

Vi è capitato di suonare in qualche dj set questi remix?

Sì e con risultati piuttosto soddisfacenti!

 

Il clubbing è parte della vostra vita artistica. In generale, come e quanto influisce questa dimensione ne Il Quadro di Troisi

Sono mondi che si alimentano reprocicamente.

Nell'album ci sono due remix a firma Tropicantesimo e Front de Cadeaux, che ripropongono quel mood un po' narcotico e lento che ormai ha preso piede in diverse situazioni club di Roma: è una dimensione sonora che vi piace e in cui vi ritrovate?

Ovviamente sì, sennò non lo avremmo fatto! Per quel che mi riguarda, di techno ad alta intensità ne continuo a suonare tanta, ma almeno una o due volte l’anno mi trovi al Fanfulla a suonare cose rallentate. Ed è molto, molto, divertente e seducente!

Roma ci porta anche al nuovo album, con Pietro Micioni membro stabile, i contributi di Paolo (sempre Micioni) e di Stefano Di Trapani, anche per i testi. Inizio con il chiedervi come nasce questo album e qual è la sua evoluzione rispetto al disco di esordio.

Siamo ripartiti lì dove ci eravamo fermati col primo disco. Il nucleo compositivo è rimasto sostanzialmente immutato, ma nel frattempo siamo un po‘ cambiati noi e questo disco ne è il risultato.

Roma torna anche nell'etichetta che farà uscire l'album, la 42 Records, in collaborazione con la Raster su cui invece era uscito l'esordio e anche la raccolta di remix. Come siete arrivati alla 42 e che sinergia si è creata tra le due etichette?

Ci siamo arrivati per stima reciproca e si è stabilito un bel rapporto con Emiliano (Emiliano Colasanti, fondatore dell’etichetta, nda). È uno che lavora bene e spero che la collaborazione con Raster sia fruttuosa, anche se ora è un po‘ presto per dirlo.

 

Facendo un passo indietro, la partnership con la Raster invece com'era nata? Anche se è un'etichetta straniera, si tratta di una realtà che ha tantissimi legami con l'Italia.

È nata grazie all’intervento di Terraforma e di Ludovica (founder, nda) di Modern Matters. Raster ha accolto con gioia l’idea di pubblicare un disco in italiano e così siamo arrivati nel mercato del nostro Paese come un prodotto d’importazione.

Ho letto che i brani sono stati scritti e registrati tra il 2020 e il 2022, in pieno periodo Covid. Cosa c'è di quel momento così assurdo nel disco?

Abbiamo avuto molto tempo per scrivere ed assemblare canzoni; ecco lo ricorderò sempre come un periodo molto creativo. Hai fatto bene a definirlo “assurdo”: lo sono anche i nostri pezzi.

Da un punto di vista squisitamente sonoro invece, cosa è cambiato in "La Commedia" rispetto al primo album?

In più c’è stato l’utilizzo di un synth italianissimo: l‘Elka Synthex. È presente nella maggior parte dei brani. E tanta LinnDrum.

Ne "La Commedia" ci sono tantissime collaborazioni. Vi chiedo di raccontarcene due in particolare: quella con Tommaso Cappellato e quella incredibile con Suzanne Ciani. Come sono nate? Vi siete ritrovati insieme in studio o avete lavorato a distanza?

Sono cari amici. Suzanne e io ci siamo conosciuti nel 2014 in occasione di un’intervista per Electronic Beats e da allora non ci siamo più persi. Lei aveva molto apprezzato il primo album e mi è sembrato naturale chiederle di collaborare al secondo. Tommaso invece è entrato nella mia vita grazie a Rabih Beaini, un comune amico (e grande sperimentatore). Ci siamo intesi subito e una cosa che apprezzo particolarmente di Tommaso è la sua anima da jazzista ribelle, non incline alla rigidità di certi ambienti. Suzanne e Tommy hanno collaborato dai propri studi, visto che risiedono entrambi in California.

Nei prossimi mesi presenterete l'album dal vivo? Cambierà qualcosa nell'assetto sul palco rispetto alle vostre esibizioni che abbiamo visto in passato?

Ci stiamo lavorando e cambierà inevitabilmente qualcosa, per il meglio si intende!

Se poteste scegliere un qualsiasi luogo di Roma per esibirvi dal vivo, dove vi piacerebbe suonare questo nuovo album?

A Villa Ada. E ci suoneremo l’11 luglio!