Da 10 anni, Meet the Media Guru si occupa di cultura digitale. Oltre alle incursioni in campo internazionale, non può mancare la mappatura del tessuto innovativo di Milano. Insieme, Zero e Meet the Media Guru hanno quindi pensato di inaugurare una rubrica dedicata a chi startappa, innova, capovolge i paradigmi, inventa e investe nel cambiamento.
Iniziamo qui, incontrando il 36enne Federico Mirarchi, founder di SPAM, startup che unisce carta e realtà aumentata. Con il loro nuovo progetto mAPPS, una mappa cartacea amplificata dall’augmented reality, mirano a cambiare il rapporto fra il turista e Milano, e hanno vinto il premio Digital Award promosso dalla Regione Lombardia. Ci facciamo raccontare da lui cosa sgnifichi fare innovazione in città.
Zero – Che cosa vuol dire essere uno startupper?
Federico Mirarchi – Questa cosa delle startup non mi va molto a genio; quello che facciamo dalla mattina alla sera è rimboccarci le maniche. Se poi oggi chiamiamo startup il darsi da fare, va bene, anche se preferisco star fuori dalle categorie e lavorare.
Dietro un grande startupper c’è sempre un grande team. Ci presenti il team SPAM?
Al momento siamo in quattro: Roberta Marchesi, Jacopo Caracci ed Eleonora Marino e Marco Levoni; Siamo all’inizio, quindi ognuno ha un suo ruolo ma in fondo siamo tutti jolly, ci mischiamo e facciamo di tutto.
Com’è iniziata l’avventura SPAM?
Ci siamo conosciuti tra le scrivanie di lavoro e incrociandoci tramite amici di amici. Tutto è iniziato con una rivista, ma adesso puntiamo a sviluppare progetti diversi legati all’idea di unire carta e digitale. Nell’era in cui si continua a ripetere che la rete farà sparire la carta, pensiamo che i due media siano complementari e cerchiamo di sfruttare i lati forti di ognuno.
Il vostro lato tecnologico è rappresentato dall’uso della realtà aumentata. Come ci siete arrivati. E soprattutto, che cos’è?
All’inizio usavamo i QrCode per collegare gli articoli del magazine alle fonti selezionate nel web. Volevamo dare all’online una materialità emotiva stampandolo su carta. Poi abbiamo scoperto le potenzialità dell’AR, tecnologia che permette di stratificare le informazioni e rendere l’esperienza della lettura „immersiva“. Basta inquadrare una pagina col proprio smartphone per accedere a tantissimi contenuti aggiuntivi. Per le mappe l’esperienza è ancora più „perturbante“: in un unico foglio posso disporre di tutte le informazioni di cui ho bisogno, selezionandole in tempo reale.
Quindi immaginate un futuro in cui non si potrà fare a meno dell’AR?
Io spero tutto sia superabile, se no rimarremmo fermi. Ancora non abbiamo scoperto il punto di esplosione di questa tecnologia, soprattutto in Italia dov’è poco usata, ma arriverà il momento in cui i device saranno ancora più integrati e poi si passerà oltre. Per ora la scommessa è che sia usata non solo come gioco, ma per sfruttarne le potenzialità nel settore culturale.
Perché secondo voi la realtà aumentata per ora non ha attecchito? E cosa si potrebbe fare per incentivarne la diffusione?
Per i primi anni ci sono stati dei gap tecnologici. Oggi il problema maggiore è che non sempre le istruzioni per l’uso sono comunicate in modo chiaro. Dipende molto anche dal target e dal soggetto al quale si propone l’approfondimento. In editoria il problema è che è già un mezzo miracolo se la gente legge, figurarsi approfondire temi culturali. Negli ultimi anni c’è poi stato un passaggio fondamentale nell’uso dei device, oggi usiamo gli smartphone come mini computer e questo rende più facile integrare le nuove tecnologie.
E il vostro progetto come mira a superare queste difficoltà?
In primis giocando sui bisogni dell’utente: non forniamo un approfondimento fine a se stesso, ma utile e, in alcune situazioni, necessario per il turista. Cercando contenuti funzionali e servizi, portiamo l’utente a scoprire anche gli approfondimenti.
Il prossimo step per applicare l’augmented reality sono le mappe aumentate. Com’è nata l’idea?
Amiamo molto viaggiare, ma ci siamo accorti che mancava qualcosa. Nonostante tutte le tecnologie, la mappa cartacea continua ad avere il suo fascino. Quindi abbiamo pensato di creare un collegamento fra la velocità e la ricchezza informativa di internet e un oggetto leggero che ci si possa portare dietro e che resti come ricordo. Nel periodo di Expo abbiamo deciso di cavalcare l’esplosione turistica che stava vivendo la città di Milano e lanciare la prima mappa in realtà aumentata.
Dove e quando potremo trovarle distribuite?
Tra pochissimo, a inizio 2016. Un posto dove sicuramente non mancheranno sarà La Santeria, che ci ha visto crescere e in cui abbiamo lasciato un pezzo di cuore. E poi negli aeroporti, stazioni, teatri e musei.
Una Milano in realtà aumentata; che cosa ci farete scoprire?
Abbiamo zoomato sulle zone che un turista non può perdere. Lo andiamo a prendere, in senso virtuale, nei luoghi più famosi per poi accompagnarlo alla scoperta di viuzze, negozietti e luoghi che solo un milanese conosce – anzi forse neanche lui. La mappa raccoglie tutti i monumenti di Milano, da approfondire in AR sia in quanto a storia e curiosità, sia per acquistare biglietti e avere informazioni su come arrivarci. Unisce servizi e contenuti culturali e ti dà qualche anticipazione su cosa andrai a vedere. Qui sta la sfida: saper raccontare in modo accattivante il nostro patrimonio. La tecnologia dell’AR permette di seguire il visitatore a 360 gradi: dal suo arrivo in aeroporto o in stazione fino all’acquisto del biglietto ATM o l’immancabile aperitivo serale.
Qual è la tua top 3 di luoghi che non possono mancare nella mappatura di Milano? Non ci dire il Duomo…
Allora inizio con la Darsena, appena riqualificata ma ancora in grado di raccontare bene la città vecchia. Anche se io, che sono sempre vissuto a Milano, lascio i Navigli ai turisti e tengo sotto controllo le nuove zone come piazza Gae Aulenti e piazza Burri inaugurata in questi giorni e che diventerà un omaggio all’arte contemporanea italiana. Milano poi è anche fatta di vicoli storici non legati allo shopping e di quartieri periferici che emergono sempre di più. Guardiamo ad esempio Ventura Lambrate, con i suoi market, il Fuorisalone, gli studi di architetti e designer.
E queste sono le zone che bazzichi?
Quando non lavoro… A queste aggiungo anche la Bocciofila Caccialanza e La Balera dell’Ortica. Mi piacciono i posti informali, dove c’è un mix di persone: dal sessantenne che balla il liscio all’hipster.
E se dovessi suggerirci un luogo dove s’incontrano gli innovatori milanesi?
Non ci sono posti specifici, ma le probabilità salgono se vado per esempio da Copernico, nuovo spazio di co-working dietro la Stazione Centrale. Basta sedersi un minuto al bar e sentire 200 persone parlare di business plan, idee, applicazioni. In questo momento i co-working e i talent garden sono luoghi in gran fermento, in cui vengono organizzati anche molti eventi legati a temi e servizi utili per le startup. Oppure la Santeria a Lambrate, noi abbiamo iniziato lì e ci torniamo spesso.
Innovazione: dacci una definizione in 140 caratteri (circa)?
Per me innovare vuol dire guardare avanti per migliorare la vita delle persone, soprattutto per quanto riguarda i servizi. Non deve far per forza rima con progresso. Occorre saper bilanciare e mettere al centro le persone. Innovare non ha solo una declinazione nel digitale, ma di certo l’interattività è una delle parole chiave.
Prima di salutarvi, diteci come investirete il premio del Digital Award?
In una festa! Scherzo, non possiamo sprecare neanche un euro. I soldi saranno un aiuto prezioso per stampare le prime mappe e portarle in giro per Milano.