Francesca aka Paquita Gordon ci ha stregato con il suo set al primo Terraforma. Un percorso sonoro che è partito dub, ha toccato dei picchi edonistici di house e techno e si è chiuso con una contemplazione reggae. Da quel giorno non abbiamo mai staccato le orecchie (ma anche gli occhi) di dosso da Paquita. Il 2016 è un anno importante per Paquita tra la residenza mensile al Plastic, importanti partecipazioni al salone del mobile per i marchi come Vitra e Artemide, cinque ore di dj set all’Hangar Bicocca tra le torri di Kiefer per l’inaugurazione della mostra Triennale 21St Century Design after Design e un tour internazionale che l’ha portata a suonare (tra gli altri) in club come il The Block di Tel Aviv e il De Marktkantine di Amsterdam. Nata a Milano ma con alle spalle diversi anni in Sicilia, in ogni suo set si sente il calore del mare, le onde che ti avvolgono e una brezza che ti smuove. Una città a cui deve molto è Londra dove ha approfondito la cultura del djing e la potevate incontrare anche sul dancefloor del Bar25 di Berlino. Insomma Francesca è una di noi, uno delle dj milanesi che più ci fa divertire e non vediamo l’ora di sentire ogni suo set.
Presentati. Chi sei? Cosa fai? Dove sei nata? Dove vivi? Perché sei qui?
Ciao! Sono Francesca, ho 29 anni e appena mi trovo davanti a un mixer e due giradischi mi trasformo in Paquita Gordon, una dj scatenata che suona vinili di tutti i colori! A parte gli scherzi, Sono nata a Milano, dove oggi vivo dopo aver speso circa dieci anni in giro qua e la, soprattutto in Inghilterra e in Sicilia. Svolgo la professione di dj e direttrice artistica per eventi e rassegne musicali, inoltre ho fondato l’associazione “il Vulcano” attraverso cui organizzo progetti culturali legati a territori appunto vulcanici.
Da quanti anni sei dj e come ti sei avvicinata a questo mondo?
Nel 2008 un amico mi regalò un mixer e due cdj. Mi ero trasferita già da due anni a Londra, dove interagivo con la cultura del clubbing così diversa da quella che conoscevo in Italia e ho fatto molte scoperte partecipando alle performance di dj e musicisti provenienti da tutto il mondo. Così esplose in me una particolare curiosità per questa forma di espressione musicale, anche se credo che fosse già intrinseca sin da piccola essendo figlia di un padre che ha lavorato nella discografia per una vita e nipote di uno zio che è uno straordinario esperto di musica classica.
Quindi fin da piccola hai avuto la fortuna di formare il tuo gusto musicale.
In famiglia si è sempre parlato di musica. Mia mamma ha un ottimo orecchio e mi ha fatto amare il sound anni 50, 60 come quello della Bossa Nova, di Frank Sinatra, Nat King Cole, Aretha Franklin, ecc. Mio padre ogni settimana, invece, arrivava a casa con una scatola piena di cd e cassette campioni omaggio che le varie case discografiche gli regalavano. Io facevo le mie selezioni, poi andavo in camera e registravo una compilation su cassetta vergine. Per me era sempre Natale. Avete presente quella sensazione di aprire un pacco pieno di dischi nuovi? O aprire la plastica di un disco appena comprato? Ecco..
Poi tra i venti e i ventitre anni ho avuto la fortuna di incontrare delle persone speciali a Berlino (i miei maestri del suono) che mi hanno fatta innamorare del vinile. Un mondo, un universo, un altro livello di rapporto con la musica. Questo amore tutt’ora persegue.
Perché hai deciso di chiamarti Paquita Gordon?
Paquita Gordon naque per scherzo, combinando due nomi che mi affibiarono, ma che poi ebbero un effetto contagioso. Paquita, che in spagnolo è il soprannome di Francisca, ed era come mi chiamava un amico e collega di Barcellona conosciuto sui set cinematografici. Gordon invece deriva da Gordon Ramsey, lo chef inglese, quando vivevo a Londra le amiche mi prendevano in giro perché ero sempre la cuoca rompiscatole di casa. Per ironia sono stata al gioco e poi nel tempo si è trasformata in una cosa seria.
Sei resident di Terraforma, come hai conosciuto Ruggero e tutto il team di Terraforma?
Ho conosciuto Ruggero a Milano più o meno otto anni fa grazie ad un amico in comune. Dopodiché anche il resto della ciurma. Ho quindi assistito a tutte le fasi del progetto Terraforma, fino a diventarne una parte integrante. Oltre all’amicizia, io e Ruggero siamo legati da uno scambio intellettuale che è stato spesso cruciale anche all’interno della nostra crescita professionale. Condividiamo persone, tempi, spazi e idee, ma anche lavoro. La sua prima gig musicale l’abbiamo organizzata insieme e fu lui a farmi scoprire la Sicilia e Pantelleria nel 2011, aprendo la mia mente verso nuove sfide culturali. Inoltre i nostri back2back in consolle sono un avvenimento tanto raro quanto epico nella nostra piccola comunità di amici. La musica ci lega molto. We are on a mission from God, come dicevano i Blues Brothers.
Il tuo dj set alla prima edizione di Terraforma mi ha praticamente stregato sei partita da un suono dub, per toccare territori house soulful, passando per dei picchi glicemici techno, come hai formato il tuo gusto musicale? Quanto tempo della giornata dedichi alla musica?
Il set alla prima edizione di Terraforma ha stregato anche me. Non per la selezione musicale ma per l’energia indescrivibile sorta tra il pubblico, per lo più composto da miei amici. Posso solo dire che ad un certo punto si è creato un enorme girotondo e passava di mano in mano una pietra diossidiana di Pantelleria. Non mi spiego ancora come, ma durante i miei set succedono cose particolari!
Il gusto musicale si è creato attraverso tutta l’esperienza di vita vissuta. Ho avuto la fortuna di viaggiare molto e contaminare la mia personalità con influenze e gusti multi-culturali. Durante l’infanzia ho ascoltato tanta musica latina, messicana, cubana o caraibica più in generale come la salsa, il merengue e il cha cha cha. Poi musiche indigene oceaniche, indiane, africane, ecc.
Chi è il tuo dealer di musica e quali sono i 5 dischi che non mancano mai nella tua borsa?
Non ho segreti, il mio principale dealer di musica (compro solo vinile) è un negozio di dischi di Milano che si chiama Vinylbrokers. Un posto magico pieno, di musica Black, come piace a me. Il primo piccolo stock di vinili l’ho acquistato da Vinyl Junkies, storico negozio di dischi di Soho, a Londra, con cui ho anche collaborato nella produzione di un evento nel 2011, esplorando sempre più in profondità la cultura del djing e del vinile. A Londra ho comprato molto anche da Sounds of the Universe e Reckless Records, inoltre Hardwax e Space Hall a Berlino. Poi c’è Discogs! Ma in realtà ovunque trovo cose interessanti, anche nei mercatini o nei negozi scovati per caso. Qualcuno m’insegnò una filosofia fondamentale: Let the record find you è la musica che trova te e non viceversa.
Nella mia sacca c’è sempre un disco Restoration Records, LiveJam Records e Relative, etichette di musica elettronica contemporanea che costituiscono la matrice del mio sound, sporco, caldo e analogico. Poi c’è quasi sempre un album di Lucio Battisti o Lucio Dalla, almeno un disco reggae e spesso e volentieri
qualche super 45 giri di James Brown. Suono dei set talmente diversi ogni volta, che davvero mi capita di infilare nella sacca musiche molto varie.
Comunque se vuoi dei titoli precisi, alcuni dei dischi che hanno gravitato maggiormente nella mia sacca sono:
Terrence Parker – Tribute To Ken Collier, ovvero il primo disco house che ho comprato.
https://www.youtube.com/watch?v=uyytdToGehg
John Swing – Relative 007, una bomba funky prodotta da mio amico John Swing.
John Holt – You’ll Never Find Another Love Like Mine, messaggi subliminali a qualcuno nel pubblico…
Sister Nancy – Bam Bam, un disco che mi regalò uno dei miei più cari amici, l’ho suonato talmente tanto che ormai è consumato.
Timmy Thomas – Why Can’t We Live Together, questo disco l’ho „rubato“ dalla collezione di mia mamma… complimenti mamma!
Hai intenzione di cimentarti anche nella produzione musicale? Suoni degli strumenti o smanetti con dei software?
Ho sperimentato la produzione musicale grazie ad alcuni amici che nel passato mi hanno invitata a lavorare nei loro studi. Mi sono divertita moltissimo! Non suono nessuno strumento e cerco di limitare (per quanto possibile) l’utilizzo del computer. Per ora non riesco a trovare il tempo da dedicare alla produzione come vorrei, ma nella vita arriverà sicuramente il momento di intraprendere dei progetti discografici, ho già le idee abbastanza chiare, per esempio vorrei aprire un’etichetta dedicata alla raccolta di suoni e musiche dal mondo, prima o poi avverrà.
Oltre al djing fai altro nella vita? Raccontaci la tua giornata.
Prima ho studiato e lavorato nel mondo del cinema come montatrice e assistente alla regia e da circa tre o quattro anni ho deciso di dedicare il mio tempo interamente alla musica, anche se il linguaggio visivo resta un elemento importante nel mio lavoro, soprattutto in quello di direttrice artistica. Inoltre, spero che un giorno le arti visive possano convergere all’interno delle mie performances, sto pensando infatti di progettare degli show audiovisivi.
Le mie giornate sono sempre diverse, non ne ho una tipo da potervi raccontare! La mia professione unisce le due cose che amo di più al mondo: la musica e i viaggi. Cerco sempre di non spendere una notte sola nei luoghi e nelle città in cui eseguo le mie performance, come fanno i dj super impegnati, ma di soffermarmi il più possibile per addentrarmi nelle comunità e conoscere il mio pubblico prima di tutto da un punto di vista umano, la musica apre porte straordinarie. In quei pochi momenti in cui mi trovo a Milano cerco di passare il tempo con la mia famiglia e i miei amici, ma soprattutto a preparare le sacche dei dischi, sistemare, ascoltare. Poi, appena posso, cerco di raggiungere dei luoghi di natura, lontani dalle città.
Oltre alla musica hai altre passioni? Collezioni qualcosa?
Oltre alla musica e i viaggi, una delle mie più grandi passioni è il mare. Infatti sono una subacquea quasi professionista. Sai quelli che scendono con le bombole sott’acqua a guardare le meraviglie sottomarine? L’inverno prossimo studierò per prendere il brevetto di Dive Master, significa che potrò professionalmente accompagnare sott’acqua altri sub sotto la mia responsabilità. Colleziono pietre, conchiglie e vari amuleti raccolti durante i miei viaggi. Come ti dicevo, esploro le arti visive, in particolare film, video e fotografia ma forse la mia più grande passione sono gli animali e i cani con cui sono cresciuta (figlia unica) sin da bambina, compagni di meravigliose avventure.
Cosa ti lega alla Sicilia e a Pantelleria, raccontaci cos’hai fatto in queste isole sempre riguardo alla musica?
Come ti raccontavo, nel 2011 Ruggero mi presentò la Sicilia e da lì nacque un grande amore. Per cinque anni ho dedicato anima e corpo a questa terra, decidendo di trasferirmici a vivere nel 2013 per oltre due anni. La mia casa base era Palermo, ma viaggiavo di continuo per le isole a fare ricerca e creare i presupposti per i miei progetti musicali in quei luoghi, soprattutto tra l’arcipelago eoliano e Pantelleria. Nel 2014, su questa isola, ho fondato “il Vulcano Associazione Culturale”, che vanta dell’identità visiva elaborata dal mio amico e artista siciliano Ignazio Mortellaro.
Ho suonato per la prima volta in Sicilia proprio a Pantelleria, nell’Agosto del 2011 in una festa storica sui tetti della casa di amici palermitani che, alla fine di una line up di innumerevoli dj, mi proposero di suonare alle sette del mattino mentre sorgeva un sole meraviglioso. Durante il mio set scattò una scintilla tra me, il luogo e le persone. Da allora, quello slot all’alba, diventò un appuntamento magico e imperdibile che, per le successive cinque estati, divenne un momento di aggregazione per anche molti miei amici provenienti da tutta Italia ed Europa, una vera e propria tribù.
Così capìi che l’esperienza musicale immersa nella natura, in luoghi selvaggi incontaminati dai preconcetti artistici e socio-culturali, fosse la mia nuova frontiera professionale, lontana da Londra e Milano. Così tra il 2013 e il 2015 ho organizzato e diretto artisticamente due edizioni del festival di musica Stereocybele a Pantelleria invitando per la prima volta sull’isola (non succedeva da almeno venti anni) diversi dj e musicisti internazionali come Deadbeat, James Priestley, Dj Red, Tommaso Cappellato, John Swing, RPM, Rawmance, Guilhem Monin e Richeart. Due edizioni della rassegna musicale “Capofaro Space & Sound” da Giugno a Settembre sulla suggestiva terrazza del resort cinque stelle Capofaro Malvasia & Resort a Salina, con artisti come Robert Lippok, Joan Thiele, Riccio, Native, Francisco, Dax Dj, Alessandro Panicola e moltissimi altri.
Il primo anno che sono arrivata in Sicilia nessuno suonava con i vinili a parte me e uno storico dj locale, guru dei rave techno, chiamato Tony Tao. Insieme a lui lottammo per diffondere la nostra cultura di musica cercando di trasmettere l’idea che quella del dj è un’attività professionale che va pagata e rispettata, mentre purtroppo la realtà locale era esattamente l’opposto. Mi ricordo come se fosse ieri il mio primo dj set palermitano nel 2013 a piazza Garraffaello nel cuore del mercato a cielo aperto della Vucciria una notte di Settembre davanti a più di duemila persone, fu Ignazio a farmi inserire nella line up. Fu tutto veramente molto potente.
Dopodiché ho cercato di prendere accordi con varie locations e di riunire quelle persone che dimostravano intenzioni serie di fronte alla costruzione di una realtà musicale ufficiale, per provare a rendere la Sicilia un nuovo polo all’altezza di molti altri luoghi italiani in termini di proposta e contenuti. Ho lottato e combattuto battaglie per mantere integri questi progetti, ma dopo aver seminato con tanto amore tutto ciò, mi sono dovuta scontrare con le (troppo) difficili realtà locali, caratteristiche ahimè di gran parte dell’Italia, che a oggi ancora non lasciano molti spiragli e prospettive professionali a una giovane donna in ‘terra straniera’ e, nonostante la Sicilia rimanga uno dei luoghi del mio cuore, ho deciso di ritrasferire la mia base a Milano, da dove posso coltivare la mia professione in modo più congiunto al movimento musicale europeo.
Continuo comunque a sviluppare progetti in Sicilia a distanza. Vi comunico in anteprima alcuni dei miei prossimi lavori siciliani: a Stromboli il 18 Luglio presenteremo un ‘live side-responsive’, intitolato Nuèe Ardente (prodotto inedito per l’associazione “il Vulcano” e ospitato dalla residenza Casa Marsili, la sede stromboliana di Casalinghe di Tokio), che vedrà la prima collaborazione tra Giuseppe Cordaro e Robert Lippok. La performance è basata sulle registrazioni field recordings dei suoni dei vulcani realizzati da Giuseppe e l’utilizzo della dinamica del flusso piroclastico come metodo di composizione. Robert Lippok lavorerà con il suono di oggetti trovati sul vulcano di Stromboli. Inoltre dirigerò una rassegna musicale composta da dodici diversi artisti per Radio Marsili, il progetto radiofonico realizzato dalle Casalinghe di Tokyo in occasione del festival d’arte Volcano Extravaganza sempre a Stromboli dal 15 al 21 Luglio. Poi vorremmo portare Nuèe Ardente in altri luoghi e isole della Sicilia e oltre.
Che locali frequentavi da teenager a Milano e quali frequenti ora?
Da giovanissima ai Magazzini Generali, nelle serate Jetlag organizzate da Lele Sacchi, ho ascoltato per la prima volta molti dj internazionali. Ora a dirti la verità, frequento pochi club a Milano perché ogni fine settimana sono in giro a suonare da qualche parte, ma il mio preferito è il Plastic, dove sono dj resident in collaborazione con l’organizzazione NUL capitanata da Tyler, un personaggio molto coerente e determinato. Credo che il nuovo Plastic sia un terreno fertile per costruire una nuova e sana era musicale e del clubbing a Milano. Per il resto, l’offerta è aumentata rispetto al passato, ma ancora c’è molto da lavorare. In confronto ai dancefloor stranieri, si crea più raramente quella cosa che all’estero chiamano ‘vibe’. Ripeto sempre che in Italia la musica è spesso vittima di ambienti gestiti da persone che con quest’ultima c’entrano troppo poco; da dj mi rendo conto di come il risultato finale venga condizionato da tutto ciò. La ‘vibe’, la magia, nasce alla radice; l’armonia e il rispetto devono stare alla base di ogni
progetto artistico.
Qual è la tua zona preferita di Milano?
Piazza Vetra e Ticinese dove sono cresciuta negli anni 90!
Ti piace bere bene? Qual è il tuo cocktail bar preferito? E il tuo cocktail?
Bevo poco, ma quando capita bevo birra e whisky, abitudini assimilate in Inghilterra!
Mangi spesso fuori? Qual è il tuo ristorante e piatto preferito?
Sono vegetariana da oltre otto anni, preferisco mangiare a casa, ma quando esco vado sempre da Shri Ganesh, l’ottimo ristorante indiano del mio amico Emanuele dove mi mangio un bel Palak Paneer.
Ah grande Emanuele anche io quando ci vado mi trovo sempre bene! Ci sono dei luoghi di Milano che alimentano le tue passioni?
Le case dei miei amici!
Come di vedi da grande?
Sotto una palma a guardare il mare, ovviamente!
Qual è la cosa più matta che hai fatto nella vita?
Vivere da sola in un cottage nella campagna inglese per due anni e poi trasferirmi direttamente a Palermo; due e vere proprie sfide, la prima da un punto di vista personale e la seconda da uno professionale.
Cosa non ti perderai assolutamente di questa edizione di Terraforma?
Premetto che il primo di Luglio, giorno di apertura del festival, sarà il mio trentesimo compleanno. Poi suonerò il set di chiusura della manifestazione il 3 Luglio alle 18. Sarò ovviamente fissa a Villa Arconati per tre giorni dormendo nel camping; sono sicura che dall’inizio alla fine i miei amici non mi daranno mai il permesso di avere una tregua. Siamo una tribù che si raduna da tutte le parti del mondo, sarà un momento di grande incontro e confronto e ci saranno festeggiamenti speciali. Comunque tra tutti aspetto con impazienza Tropic Disco Sound System la domenica mattina, degli straodinari cultori di musica jamaicana.