Dalle domeniche pomeriggio danzanti nei club di milano (che ora non ci sono più) ai pomeriggi di Social Music City. Riccardo da clubber è diventato un imprenditore della notte: ha in mano le chiavi dell’Amnesia, uno dei più grandi club di Milano, ed è tra i soci del progetto Social Music City evento estivo pomeridiano che ha ospitato dj internazionali e fatto ballare diverse migliaia di ragazzi. Se dovessi pensare a un imprenditore della notte che ha visto l’evolversi della scena notturna milanese (ma non solo), penso a Ricky. L’attrazione per la nightlife e le discoteche era mossa dall’interesse verso gli impianti audio e non è un caso che nella sua Amnesia ci sia il miglior impianto di Milano. Tra Social Music City e Amnesia fa ballare circa 200.000 persone all’anno tra i 16/18 e i 40 anni e quest’anno e il club spegnerà 15 candeline.
Presentati: chi sei? Dove e quando sei nato? Di dove sei?
Sono Riccardo Lai, nato a Melzo, in provincia di Milano il 18 Settembre dell’anno…. Non ricordo mai l’anno a volte la memoria gioca brutti scherzi!
Inizi subito a fare il prezioso, dimmi almeno quanti anni hai.
Tra i 30 e i 40.
Cosa fai nella vita?
Bella domanda, oltre a gestire il mio club, il Social Music City e svariate serate al Fabrique, mi piacerebbe tanto scoprirlo…
Proviamoci: dicci intanto in cosa consiste quello che fai?
Principalmente mi occupo della programmazione, di creare collaborazioni, della comunicazione, delle strategie da adottare, della parte tecnica e ultimamente faccio anche il barman in consolle.
Sei da solo a fare tutto questo?
No, ho diversi partner.
Non dormo molto quindi la mia giornata inizia sempre presto (se non in piena notte). Appena sveglio faccio una colazione molto molto abbondante, metto su un po di musica e inizio a fare mille ragionamenti articolati che possano aiutarmi a capire come gestire queste tre situazioni praticamente in contemporanea. Il pomeriggio lo dedico alle riunioni e agli incontri. La sera, quando non esco, mi dedico alla cucina, al divano e ai film. Ne guardo anche più di uno a sera e di qualsiasi genere.
Come ti sei appassionato al mondo della notte? Prima di diventare un imprenditore eri un clubber? Che situazioni o locali frequentavi prima che la notte diventasse un lavoro?
Mi sono appassionato al mondo delle „disco“ prevalentemente a causa della mia ossessione per gli impianti audio e, assolutamente sì, ero un Clubber! Ho fatto il finto pr per qualche anno nelle varie domeniche pomeriggio milanesi che allora erano veramente tante e “corpose”, portavo poco e nulla (mi interessava altro). Poi ho iniziato a frequentare locali serali e una sera sono finito al Dylan di Brescia. Lì mi proposero di curare la direzione artistica e così fu. Col passare del tempo iniziai a gestire le varie serate progressive/techno del Club e dopo un paio di stagioni ho conosciuto una dj, la DJ, che in quel momento, oltre ad essere la dj donna più importante in Italia, era anche l’organizzatrice, assieme al suo socio, dell’evento sicuramente più di spessore a livello Nazionale, il Syncopate. Lei era Babayaga e l’evento era un party di 12 ore itinerante da oltre 5000 persone, dalle 7:00 alle 19:00 (più o meno) per una domenica al mese. Ai vari Syncopate in questo periodo ho conosciuto tutti i dj esistenti su panorama nazionale e tutti i titolari, gestori, pr sparsi per la penisola e così entravo nella maggiore età. I locali che frequentavo maggiormente erano l’Adrenaline, con Les Folies De Pigalle, il The Base e il Mazoom dell’amico Sergio Buio, dal quale posso dire di aver imparato tante cose.
Quali erano queste domeniche pomeriggio? In che locali erano? Secondo te come mai oggi non ci sono più?
Anni fa moltissimi locali erano aperti la domenica pomeriggio, il Matisse di piazza Carlo Erba, lo Space, ora Karma, L’Ipotesi, oggi un bellissimo Hotel di nome The Yard, l’XL, che poi diventò The Base prima che si trasferisse in quel che era l’UB. Prima i ragazzini non potendo uscire la sera, si buttavano in questi eventi pomeridiani, ora non vanno più purtroppo perché i ragazzini escono la sera. I genitori sono diventati più permissivi o più pazzi?
Pensa che io un paio di volte al Dylan ci son pure venuto! E come mai chiesero proprio a te di fare l’art director di quella storica grotta in quel di Brescia?
In quegli anni c’era un club nella bergamasca che proponeva serate di musica progressive, questo Club si chiamava Illiria ed era uno dei primi locali che ho iniziato a frequentare la sera. Un club molto importante, chi c’era non l’avrà sicuramente dimenticato! Il Dylan in quel momento stava seguendo lo stesso filone musicale e una sera mi presento i proprietari e da quel momento iniziò un rapporto che, nel tempo, mi permise di entrare nell’organico del Club e iniziai a gestire quella che era la programmazione artistica, ero ancora molto giovane. Dopo un paio di anni i gestori iniziarono a non andare più d’accordo tra di loro e mi diedero la possibilità di gestire in toto in Club, ma io non avevo ne capacita ne la disponibilità economica e chiamai quindi proprio i vecchi gestori dell’Illiria che ovviamente accettarono subito e da li nacque la seconda era del Dylan. Io però me ne ero già andato per entrare in qualcosa di più grande il Syncopate, per l’appunto.
Come dicevo prima, il mio passato è sempre stato legato al mondo della notte, sono stato manager per due anni in una holding Svizzera che si occupava della promozione di serate e dj tramite SMS, sì sono stato io a rompervi le palle con svariati SMS nei primi anni 2000 e chi c’era si ricorderà sicuramente! In contemporanea ho avuto una piccola parentesi nella ristorazione, la cucina è un’altra delle mie passioni, ma dopo un paio d’anni ho capito che doveva rimanere una mia passione privata perché io volevo tornare nei club e cosi ho fatto. Anche perché ogni sabato dopo la chiusura del ristorante andavo sempre al The Base, ex UB, bel Club, giuste dimensioni, buona acustica e dopo una lunga trattativa e qualche piccolo problema, è diventato quello che adesso è l’Amnesia! Eravamo un manipolo di 12 o 13 soci, la maggior parte non centrava nulla con questo mondo, ognuno diceva la sua, ogni riunione era un parto gemellare.
Sono stati fatti interventi importanti, i lavori sono durati 7 mesi, il locale è stato letteralmente sventrato e ricostruito da zero, l’inaugurazione era stata rimandata per ben 4 volte, ma alla fine ce l’abbiamo fatta! Ricordo ancora il giorno della prima apertura: il locale era stato appena finito, l’odore di vernice e resina era ancora forte, ma dovevamo aprire. C’erano migliaia di persone fuori, ma non avevamo fatto in tempo a capire come spegnere alcuni fari bianchi all’interno e verso mezzanotte, muniti di scala e forbici, abbiamo tagliato i cavi di alimentazione e da li è partito tutto.
Venerdì, Sabato e Domenica le 3 aperture settimanali. Il venerdì house con la residenza dei dj del Mazoom era da me soprannominato il paradiso, il sabato Billy, per me il purgatorio, era one night gay friendly per eccellenza, in questa serata ho avuto il piacere di conoscere gli stilisti più importanti al Mondo e non solo! Infine la Domenica era Chandelier Motel, serata scelta da numerosissimi VIP, dalla politica, alla TV, moda, design, imprenditori di ogni genere, ecco per me questo era l’inferno, ma non spaventatevi, i soprannomi erano dovuti alla mole di lavoro necessaria per la realizzazione. Le serate Chandelier erano un operazione „biblica“: il locale veniva letteralmente rigirato come un calzino, ogni domenica veniva completamente svuotato e riarredato, centinaia tra divani, complementi d’arredo, abat-jour, boiserie, quadri immensi e un lampadario in cristallo da 4 metri di diametro piazzato al centro della pista. Tendaggi sontuosi per coprire completamente ogni punto che potesse ricordare in quale club si fosse entrati, ogni Chandelier uno spettacolo differente: violinisti, performer di teatro e live selezionatissimi, basti pensare che Ravin del Buddha Bar di Parigi era nostro dj rsident. Sembrava di essere allo Studio 54, si conosceva l’orario di apertura, ma non quello di chiusura. Bei tempi.
Dopo il primo anno e mezzo e dopo qualche peripezia del folto gruppo gestionale ero rimasto solo io con altri nuovi partner e da quel momento è iniziata la vera avventura che è durata fino al 2009, anno in cui il locale è stato chiuso per problemi legati ad una serata che ha visto come guest principale Tiësto, in quel periodo il primo dj al mondo. Diciamo che abbiamo avuto qualche problemuccio (ovviamente sono ironico) ma poi siamo ripartiti con un nuovo assetto societario, quello penso sia stato uno dei momenti più brutti della mia vita lavorativa ma mai arrendersi.
Curiosa la storia della holding, come ti sei capitato in quel business?
Un giorno venne a cena nel mio ristorante un uomo che, avendo intuito la mia passione per la nightlife, iniziò a parlare con me di questo mondo e della comunicazione raccontandomi i vari metodi utilizzati all’estero. Bene, questa persona era il boss di questa super azienda svizzera alla ricerca di chi potesse portare in italia questo sistema di promozione e da li partì tutto. In quegli anni non cera Facebook, fare un sito costava milioni (lire) e questo era un buonissimo sistema, anche se un po troppo invasivo.
E qual era il ristorante che hai avuto in gestione?
Il ristorante si chiamava Gossip ed era in Via Decembrio 26, zona via Umbria, e ora è un ristorante specializzato in cucina ligure.
14 anni di Amnesia sono tanti. Raccontaci il periodo per te migliore, io ero un grande frequentatore quando c’era il The Flame o ricordo la seconda volta di Richie Hawtin per il progetto del Pervert in collaborazione con Metempsicosi… ma sicuramente mi sarò perso eventi o periodi ancora migliori.
È difficile parlare di un periodo migliore, l’Amnesia ha cambiato pelle più volte, potrei dividere la sua storia in 3 parti, ognuna ha avuto un inizio e una fine e ognuna di esse ha avuto il suo periodo migliore. Nella prima parte facevamo moltissimi guest, il prodotto offerto era prettamente house sia il venerdì che il sabato con il Billy. In quel periodo, il venerdì era meta dei più grandi protagonisti dell’house internazionale, Frankie Knukles, Little Louie Vega, Tony Humpries, Todd Terry, Satoshi Tomiie, Terry Hunter, David Guetta che fece più serate, ai tempi della pubblicità di un noto marchio di prodotti per capelli, e molti altri. Nella seconda parte invece il venerdì diventò The Flame, il cambiamento è stato netto e drastico, ma i tempi cambiano e bisogna stare al passo. Questa serata mi ha avvicinato al mondo techno minimal e per me è stata una grandissima risorsa, tutt’ora posso dire che ciò che siamo adesso è partito proprio da li. La terza e per ora ultima parte ha visto un altro cambiamento, il sabato la serata Billy chiude e lascia il posto a quello che ora è una delle serate tech/house più importanti del nord Italia, mentre il venerdì diventa gay friendly, con la serata Vogue Ambition.
Ci sono più serate quindi da ricordare, Sven Väth con le sue pazzie e i suoi rotoloni di carta srotolati dalla consolle e regalati al pubblico, Luciano, le sue serate che erano, e sono, un vero e proprio party e tante tante altre. Sì anche la seconda volta a Milano di Richie Hawtin, sarò forse impopolare ma non mi piacque per niente, troppo impostato, l’ho ricordata solo perché me l’hai suggerita tu!
14 anni sono tanti, la mia soglia si è alzata serata dopo serata, quindi per me è difficile parlare di un singolo evento. Una serata però è sempre una garanzia ed è quella di Natale con Ilario Alicante: quella ogni anno è festa vera e me le ricordo tutte!
I costi erano si astronomici. Gestire questa tipologia di serata era sempre difficile, inoltre non era più possibile cambiare sempre l’arredo, preferimmo quindi interrompere. È di quelle serate dove il dj non centrava nulla, non era assolutamente importante, l’attrazione era l’allestimento, l’ambiente, non il dj.
Ed esteticamente com’è cambiata l’Amensia?
Amnesia Milano è nata nel 2002 in „total white“: pavimenti in marmo, grandi divani bianchi e grigi, pannelli chiari retroilluminati, onde in resina sulle pareti e cascate d’acqua su lastre di vetro dietro i bar, un locale con un taglio adatto a quel periodo con una visione più house e americana. Negli anni, durante la chiusura estiva, abbiamo sempre apportato delle modifiche al progetto iniziale seguendo i consigli dei molti artisti che hanno suonato da noi.
In collaborazione con con Atridea (studio di Lighting e Interior Design ) e SGM (azienda leader dell’illuminazione per lo spettacolo), ha iniziato a prendere forma il concept che sta alla base del nuovo progetto lighting show di Amnesia: #FUTUREFORWARD. L’idea e il concept sono nati dalla volontà progettuale di creare superfici luminose mirate a valorizzare il club, con l’intento di porre l’accento sull’importanza della luce come combinazione di tecnologia ed emozioni capaci di creare uno spettacolo visivo che mixa le onde sonore e visive.
I pixel led sono stati installati per creare tre mega schermi: uno principale che si trova alle spalle della consolle, che misura 20 x 1,5 metri e ha una densità di 2000 punti luce e poi ci sono altri 3 schermi secondari per il bar del privè e il bar della pista per un totale di circa 3000 pixel. È stato da subito un gran successo sia tra gli addetti ai lavori ma soprattutto tra il pubblico. La notte dell’opening party, il 6 Settembre 2014, abbiamo voluto iniziare il nostro show con un livello luminoso molto basso e con in funzione solo le teste mobili. solamente all’1:30 abbiamo accesso l’installazione led e appena abbiamo iniziato lo show con le superfici led è stato subito chiaro che il nostro intento era stato raggiunto e il pubblico era attratto e incuriosito da quello che stava vivendo in quel momento.L’intervento è stato non solo di lighting ma anche di interior perché le strutture e i box che ospitano i pixel sono allo stesso tempo degli elementi di arredo che caratterizzano il club verso una visione più underground e techno. Inoltre lo stesso anno abbiamo rifatto totalmente la consolle, estremamente all’avanguardia, progettata studiando i flussi di movimento all’interno della stessa e confrontandoci con gli artisti che hanno voluto dare i loro preziosi consigli.
Nel 2015 con l’opening abbiamo aggiunto un laser RGB e valorizzato l’enorme proiezione di oltre 15 metri lineari. Insomma le innovazioni all’Amnesia Milano non si fermano mai e stiamo già pensando a nuove sorprese per i 15 anni del club.
Io sono cambiato moltissimo, soprattutto sono maturato e sono molto più tranquillo rispetto a qualche anno fa, a questo punto chi legge e mi conosce si starà facendo una grande risata, ma non mi hanno mai conosciuto prima! Devo dire che c’e anche stato un cambiamento estetico, ma non tocca a me parlarne.
E Milano secondo te è cambiata?
Milano è cambiata davvero tanto e non solo è cambiata la scena club ma sta mutando anche la cultura della musica elettronica, finalmente. Un esempio su tutti, che tra l’altro riguarda me e i miei partner in prima persona, è sicuramente Social Music City che è riuscito ad introdurre un’innovazione enorme a quella che era la Milano estiva fatta di pochi eventi che si dovevano confrontare con le pochissime location a disposizione e un pubblico che preferiva il mare nel weekend. Social Music City ha saputo cambiare le regole introducendo nuovi orari e nuove regole per poter ballare, stare insieme e godersi la musica elettronica a dei costi sempre contenuti. Io la ritengo l’innovazione più importante nel campo della musica elettronica a Milano. Il nostro intento è quello di creare un pubblico che pur giovane possa diventare col tempo consapevole e portatore di una cultura musicale e del party come accadeva fino a qualche anno fa.
Social Music City è quindi una sorta di incubatore di nuovi clubber?
Probabilmente sì.
Come vedi oggi la scena clubbing meneghina?
Bah penso che sia sempre difficile utilizzare questo termine „clubbing“ in questo stato. In ogni caso penso che sia sicuramente aumentata a dismisura l’offerta, forse troppo per questa città, ogni anno nascono nuovi organizzatori, nuovi club, la concorrenza è spietata ma a mio parere a breve ci sarà una selezione naturale e chi lo fa come secondo lavoro si renderà presto conto che non è un gioco. Noi continuiamo a fare il nostro e difenderci molto bene, sempre consapevoli che la miglior difesa è l’attacco!
Chi viene all’Amnesia? Raccontaci il tuo pubblico.
Il pubblico dell’Amnesia è molto eterogeneo, varia a seconda della serata e dell’artista.
Poi negli anni sono passati moltissimi personaggi importanti, moltissimi stilisti, imprenditori, VIP di ogni genere, vuoi qualche nome? Dolce & Gabbana, Alessandro Dell’Acqua, Dean & Dan, DSquared, Neil Barret, Bruno Bordese, Frankie Morello, Paola Barale, Valeria Marini, alcuni componenti della famiglia Gheddafi, Mariagrazia Cuccinota, Rita Rusic David LaChapelle, svariati calciatori, star e starlette varie…
CASA
Dove vivi a Milano? Vivi da solo? Qual è la zona di Milano che preferisci? Ci sono dei luoghi che ti piacciono particolarmente che frequenti più spesso?
Vivo da solo, per comodità vivo in via Mecenate, esattamente tra Amnesia, Social Music City e Fabrique. Penso che ora sia una zona da non sottovalutare. Recentemente ha inaugurato il novo polo della moda milanese: il gruppo Gucci si è appena trasferito qua e a breve aprirà un hotel cinque stelle. Mi piace molto il quartiere Isola, e la zona che frequento di più è Porta Romana.
Sul tuo fb e instagram spesso compaiono foto di piatti gustosissimi, quali sono i tuoi ristoranti e piatti preferiti?
Eh si, mi piace cucinare e quindi anche mangiare, frequento tantissimi posti differenti, i ristoranti che preferisco sono Suri, ristorante di solo pesce crudo presentato in modo molto creativo, Al Riccione, locale storico che frequento da anni sempre di pesce, il Montalcino, in via Valenza, ristorante caldo e accogliente, il Pescetto, una pescheria dove trovare pesce fresco tutti i giorni preparato e servito in modo easy. Sono malato per le ostriche e per il pesce crudo in genere, ma anche la fiorentina ha sempre il suo posto il pole position
E cocktail bar?
1930
Hai anche un cocktail preferito?
Certo, Giardini di fiori di pesco.
Quando stai a casa cosa fai? Oltre alla musica hai altre passioni?
Oltre ad improvvisarmi concorrente a Masterchef, tre volte alla settimana vado in palestra e ora come ora non ci rinuncerei mai. Vado alla Mcfit in Battistotti Sassi e generalmente ascolto il mio personal che mi ricorda lo scadere del minuto di recupero. È forse la palestra più attenta alla musica, prevalentemente techno, ed è la più grande catena di palestre d’Europa, a Milano ce ne tre. La selezione musicale viene da Berlino dove c’e una persona dedicata che si occupa del palinsesto, hanno un genere differente per ogni sala, power e cardio, ogni punto di allenamento ha musica dedicata e a breve aprirà una palestra con dj che suoneranno durante l’allenamento.
Ci sei tu dietro questo progetto?
Io e Luca Torresan, manager di McFit. Prossimamente Amnesia e la catena internazionale di palestre collaboreranno legando musica e la club culture attraverso il fitness. Vorremmo unire attività sportiva con l’ambiente della nightlife che non è percepito come un ambiente salutare e quindi provare a lanciare un messaggio positivo. Stanno già aprendo tra Germania e Austria palestre dove c’è già il dj che suona e la gente è più motivata ad allenarsi: la musica elettronica da carica al sistema nervoso e sembra di avere più forza. Viceversa vorremmo far capire a chi va all’Amnesia o al Social Music City di prendersi cura del proprio corpo facendo palestra.
Terze parti mi suggeriscono tutto il pesce e visto il clima di questi giorni io ti proporrei un risotto alla milanese con ossobuco. Difficile chiedere a chi ama la cucina un solo piatto preferito.
Bene! Andata per il risotto! Ma a casa collezioni anche qualcosa?
Ci ho provato per anni, ma ho sempre lasciato tutto a metà.
Se non fossi un promoter e imprenditore della notte cosa ti piacerebbe fare nella vita?
Lo psicologo. Chi mi conosce, sa bene di cosa sto parlando.
Ti hanno mai stalkerizzato?
Più o meno, ma poi si sono resi conto che sono più matto io e hanno smesso!
E qual è la cosa più matta che hai fatto nella vita?
Penso che ogni scelta importante, lavorativa sia stata una pazzia vera.
Chi è il tuo eroe?
Quando ho letto questa domanda ho iniziato a pensare a vari personaggi della storia o a qualche strano caso degno di nota, ma stavo sbagliando. Gli eroi, quelli veri, sono i genitori. Quindi non ho un eroe, ma due!