Ricordo ancora quella mattina del 2007, a Torino. Era appena finita una delle serate di Club to Club ai Murazzi e volevo ancora continuare a ballare. Così andai al classico Dr. Sax e incontrai Marcellina che – ahimé – non riuscì a entrare. Poi la rividi a Milano e mi parlò dello Zog e di un party, Rollover, dove suonava il suo fidanzato Tiberio. Quando ci andai, ad accogliermi shottini di vodka e clima di una festa fra amici. Così conobbi i due dj, Tiberio e Rocco, che ai tempi suonavano un misto tra disco-house-indie-rock. Di gente, in questi anni, Marcellina, Tiberio, Rocco (poi sono arrivate Polly Paola e Valentina) ne hanno incontrata e, di location (Tom Bon de San Marc, Cafè dei Binari, Canottieri San Cristoforo, Fabrique…), ne hanno girate parecchie. Dalla scorsa stagione hanno deciso di prendersi “cura” dell’ex Puerto Alegre, oggi l’Apollo Club. Tiberio, mente e cuore di Rollover Milano, ci racconta la storia di chi dalla Puglia si è imposto nella nightlife milanese.
Ah in tutto ciò Marcellina e Tiberio si sono sposati e ora hanno una bellissima bambina.
ZERO – Chi sei? Cosa fai? Quando sei nato? Da dove vieni? Perché sei qui?
TIBERIO – Tiberio Carcano, sono nato a Trani 11 Marzo del ‘79. Sono un organizzatore di eventi, promoter e dj . Mente e cuore di Rollover. Sono qui perché amo Milano…
Dalla Puglia a Milano come mai hai deciso di venire qui? Come vedevi Milano da fuori?
Sono venuto qui da Trani perché ho sempre avuto il sogno di fare questo lavoro. L’ho fatto in Puglia per molti anni, palestra importantissima dove mi son fatto le ossa, poi è arrivato il momento di crescere e di trasformare il mio sogno in realtà. La Puglia per quanto sia bella non offre tante possibilità, soprattutto in questo tipo di lavoro. Milano invece, se la sai prendere e hai tanta voglia di fare e tanta ambizione, ti può dare molto e può aiutarti a realizzare i tuoi sogni, proprio come è stato per me.
Appena arrivato sono stato affascinato da questa città, finalmente clubs dove poter ascoltare la musica che mi piaceva, concerti tutte le sere, dischi e tanta gente che poteva insegnarmi nuove cose. Milano mi sembrava immensa e inconquistabile, poi ci siamo innamorati…
È il lavoro che ho sempre sognato di fare, quindi direi di sì. Organizzare eventi per me significa offrire alla persone qualcosa di importante. Durante le feste conosci la gente così com’è senza troppe maschere. Vedere la gente in ufficio e poi ad un party è estremamente diverso. Alcune volte mi è capitato di parlare con dei grossi manager, pezzi grossissimi di aziende grossissime, ma il fatto di esserci conosciuti ad un mio party creava una strana alchimia, alcune barriere vengono meno. È come se condividessi un segreto.
Come funziona il tuo lavoro?
Per fare questo lavoro devi essere una persona a cui piace rischiare. Non c’è mai un minuto in cui non sei sotto pressione. Io amo questa sensazione. Ci sono tre fasi nella costruzione di un evento, almeno nel mio caso in cui la produzione è fatta al 100% da Rollover e nella maggior parte dei casi in location non convenzionali. La fase di pre-produzione in cui devi pensare, immaginare e poi verificare se tutto quello che ti sei immaginato è fattibile. Cerchi un posto figo, decidi dove deve essere messo il cuore (la consolle) e poi tutti gli atri pezzi, i bar, le luci, le altre sale. Poi parti con la comunicazione e tutto quello che ne comporta. Infine arriva la fase di produzione e il temutissimo giorno dell’evento. Quello è il momento in cui punti, scopri le tue carte e aspetti che l’altro ti mostri le sue. Il rischio. Ancora oggi per ogni serata faccio avanti e dietro in ansia cercando di osservare tutti i dettagli. Una volta terminato l’evento, c’è l’ultima fase quella del post, in cui tiri le somme di come è andata, ed anche se tutto è stato perfetto, non riesci a goderti il momento perché tutto, da quell’istante in poi, sta già ricominciando.
Ci racconti la tua giornata?
Ogni giorno è diverso dall’altro, non c’è mai una regola. La mia vita è fatta di giri in macchina per appuntamenti con brand manager, agenzie e titolari di locali, riunioni con il mio staff, pranzi di lavoro, telefonate interminabili e nottate passate a preparare i miei set. Poi programmare ed immaginare eventi, pensare e ideare cose fighe che accontentino le richieste sia dei clienti che ci contattano che delle persone che ci seguono (che noi chiamiamo Rol-lovers). A volte tento di non pensare a tutto questo davanti a una serie tv. E poi naturalmente eventi, serate, dj-set e… mattinate in tribunale.
In tribunale sempre per le feste? Fai delle feste in tribunale?
Ahahha, no! Sono un Avvocato e continuo a fare questo lavoro anche perché molte cose ora iniziano ad intrecciarsi. Oltre a fare il penalista sono diventato un esperto nelle leggi che regolano il mondo degli eventi. Molte volte faccio anche tante consulenze legali per questo settore.
Quando sono arrivato a Milano fortunatamente conoscevo già la mia attuale moglie Marcellina (in quel periodo eravamo “amici”) e ho subito iniziato a frequentare gli ambienti che più mi assomigliavano con lei che era qui da solo sei mesi ma conosceva già tutti. Aveva accesso a tutte le feste più fighe della città e grazie a lei ho capito che il mio sogno era realizzabile. Il Pink is Punk, il Sottomarino Giallo, il Plastic, le feste di Pig, il Gasoline, il Rocket, il Classic al Tunnel, erano i miei posti preferiti, oltre ad essere stati il mio “stage” personale. E quindi com’è nato Rollover?
Rollover è una storia di amicizia e di amore per la musica. Nasce per passione e si evolve naturalmente, la gente che ci conosce sin dall’inizio (compreso te) sa di cosa sto parlando. All’inizio eravamo in trenta in un bar sui Navigli ed eravamo gasati e felici proprio come continuiamo ad essere adesso.
Chi sono le persone che hanno dato il via a questo progetto?
Ho iniziato a organizzare eventi in Puglia e un giorno ho conosciuto Rocco che aveva la mia stessa passione per la musica anche se con background differenti (che è uno dei punti di forza dei dj-set e delle produzioni dei Rollover djs). Così ho pensato che la nostra unione nei djset sarebbe stato un connubio perfetto ed abbiamo iniziato a suonare insieme alle feste che organizzavo. Pian piano la cosa ha preso piede. Poi da Trani ci siamo trasferiti a Milano, prima venivano a trovarci gli amici e poi Marcellina con sempre più amici, e amici degli amici. È nata così l’esigenza di trovare un nome in cui racchiudere tutto questo. È nato così Roll Over Beethoven in cui fin dall’inizio sono state coinvolte Marcellina e Polly (conosciuta appena approdati a Milano), poco dopo abbiamo conosciuto Valentina (anche lei pugliese, ma conosciuta a Milano) che era inizialmente un’amica di Marci e che poi è diventata in breve tempo parte integrante della famiglia.
Roll Over Beethoven all’inizio era suddiviso in due parti, da un lato gli eventi e dall’altro un blog musicale, ma pian piano le cose si sono evolute e ci siamo concentrati soltanto sugli eventi (con tutto ciò che ne consegue, dalle pr, alla produzione, alla direzione artistica, alla comunicazione, ecc.), diventando semplicemente Rollover (Milano) come in realtà tutti quelli che venivano alle nostre serate ci hanno sempre chiamati. Poi è stato cambiato anche il logo, trasformandolo in un coriandolo. Nel sito abbiamo comunque dedicato una sezione alla musica in cui ci sono playlist „a tema“ (Rollover Hangover, Morning Glory ecc.) e mixati dei nostri guest, registrati durante la serata o che ci dedicano prima di venire.
Nel corso degli anni Rollover è cresciuto sempre di più qual è secondo te il vostro punto di forza? Il vostro party raduna da fashionisti a clubber…
In assoluto il nostro principale punto di forza è stato il nostro percorso, graduale e spontaneo in cui comunque ho diretto e ponderato ogni singolo passo. È nato tutto pian piano, partendo da un piccolo bar di amici ed evolvendosi sempre di più, sia in numero di presenze che in termini di qualità musicale.
Da qui la decisione (ed il famoso rischio di cui ti parlavo prima) di spostarsi in location sempre più grandi e diverse, mantenendo però sempre la nostra identità di grande famiglia allargata e di un certo tipo di musica a prescindere dalle tendenze del momento. Costruire un mattoncino alla volta con pazienza e passione ha reso le fondamenta stabili e ben salde. La cosa più difficile è stata quella di non cadere mai in tentazione nello spostarsi in location già con una storia alle spalle (come i classici club) ed anche quella di non farsi assorbire da realtà in quel momento più consolidate.
È un consiglio che vorrei dare ai giovani che vogliono intraprendere questo percorso: è facile ritrovarsi a collaborare per una serata con un grande Club o con un grande promoter, ma se fai solo quello il giorno dopo non sei nessuno. Quando si è piccoli bisogna fare piccole cose, piccoli passi e pian piano i risultati si ottengono. È solo facendo così che un giorno puoi arrivare al Fabrique e fare la TUA serata.
È vero, il nostro party ha anche la caratteristica di unire clubber e fashionisti, questo è dipeso sicuramente dalle diverse sfaccettature che ci caratterizzano, dalle amicizie sparse in ogni settore e dal nostro approccio “aperto” a qualsiasi novità. Sicuramente ci portiamo dietro tutto quello che abbiamo costruito in precedenza nella nostra avventura milanese e non, e credo che questo matrimonio fra clubber e fashionisti sia certamente un altro dei nostri punti di forza e anche uno dei motivi principali per cui molti nomi della moda o di grosse aziende in generale ci tengono a collaborare con noi.
Dallo Zog all’Item, passando per il Tombon in Brera e i Binari… come scegliete le location dei vostri party? Qual è quella che più avete ne cuore?
Le location che scegliamo sono sempre dei posti non-convenzionali. Ho cercato di improntare Rollover proprio su questo, sul fatto di essere una festa prima che una serata. Mi piace ricostruire e reinventare gli ambienti e soprattutto mi piace modificarli. Molti di questi sono ristoranti, dei bei ristoranti o quanto meno particolari, e molte volte la gente che viene ai nostri party quando torna nel posto di giorno per pranzare o cenare non lo riconosce perché tutto è rivoluzionato. Alcune volte per fare questo, abbiamo passato momenti di vera tensione, soprattutto se le persone iniziano ad arrivare e c’è ancora qualcuno seduta a mangiare. Bisogna sbaraccare tutto in tempi brevissimi, svuotare il locale e trasformarlo. Quasi tutti i dj guest che chiamiamo restano a guardare questa fase e si divertono molto (oltre ad essere increduli). Naturalmente alcune volte facciamo anche serate in club convenzionali, ma solo in occasioni particolari. La location che ho più nel cuore è senza dubbio il TomBon, è lì che ho capito che la strada era quella giusta.
Comunque Rollover è LA FESTA dove ci si diverte sempre e si incontrano tutti, a prescindere da dove o quando si svolga, e questa è una delle più grosse soddisfazioni… e il 2016 riserverà ancora delle nuove sorprese, non è un caso se ci siamo presi un po‘ di pausa…
Sono a Milano da 10 anni e vivo da 5 anni da solo con Marcellina. Prima vivevo in via Malaga, un luogo che mi ha dato tanto, una sorta di comune della Milano underground, degli after e delle feste ogni giorno. Erano tutti lì, eravamo una famiglia e tutti si occupavano di musica, di eventi, di arte, di design… è stato un periodo di crescita molto importante.
Qual è la tua zona preferita di Milano? E tuo luogo preferito?
La mia zona preferita è quella dei Navigli dove vivo e che frequento da sempre, fin da quando non c’era ancora granché. Amo questo quartiere di Milano, mi rispecchia molto. Il mio luogo preferito è l’incrocio tra via Gorizia ed il Naviglio Grande, nelle vicinanze del Bar tabacchi di Peppuccio, uno dei posti più autentici di questa città.
C’è un locale di Milano dove ti ritrovi per riunioni o appuntamenti di lavoro? Oppure hai un ufficio?
Il Cape Town e anche casa mia, entrambi spesso si trasformano nel nostro ufficio Rollover.
I locali che frequento maggiormente sono Ugo, Zog e Cape Town. Il primo è di Francesco, ex proprietario del Mag, colui che ci ha dato la possibilità di mettere musica per la prima volta a Milano. Fanno dei cocktail super! Lo Zog è il locale di un caro amico, Sergio Carnevale, molte sere le passiamo li a fare chiacchiere fino a notte fonda. Il Cape è sempre il Cape, non ha bisogno di presentazioni. Il mio drink preferito è il gin-tonic.
E invece qual è il tuo ristorante preferito? E il tuo piatto?
Il mio ristorante preferito si chiama Patrizia e Michele ed è in via Vigevano. Un posto senza pretese dove fanno cucina casereccia e una pizza buonissima. Michele è pugliese e lì si respira sempre aria “di giù”. Amo i formaggi di tutti i tipi anche quelli che puzzano ed hanno la muffa, se in un ristorante c’è il tagliere di formaggi lo prendo senza esitare.
Quando stai casa invece cosa fai? Cucini? Giochi ai videogiochi? Se stai su internet quali sono i tuoi siti preferiti?
Quando sono a casa passo del tempo su internet a fare ricerca, su siti per nerd e feticisti di musica house e disco. Non so dire qual è il mio sito preferito perché ne visito tantissimi e sono tutti molto validi ma ora mi viene in mente www.feelmybicep.com. Gioco con il mio cane Ugo, guardo film o serie e cucino per mia moglie. Ai videogiochi ci giocavo… ma ora non ho più tempo (e non ho l’ultima Playstation). Devo dire che mi mancano…
Sei appassionato di musica e sei anche il dj di Roll Over, oltre ad esserne uno degli ideatori? Come ti sei avvicinato alla musica e quando hai pensato che potesse diventare un „lavoro“?
Ho iniziato a suonare la chitarra a 14 anni e da li è partita la mia passione. A 15 anni avevo una Band e facevamo punk rock, amavo i Sex Pistols, i Nirvana, i Ramones e ho vissuto appieno la musica rock degli anni 90, dal glam al grunge, dal post punk, all’industrial. Ero un Rocker e non amavo le discoteche, poi intorno al 1995/96 ho scoperto i Prodigy, i Chemical Brothers e poi i Daft Punk e tutti gli altri, ho capito che l’elettronica stava mischiando tutte le carte in tavola e così mi sono comprato un campionatore (ai tempi una spesa immensamente folle), ho iniziato a fare esperienza facendo le basi hip hop per i miei amici rapper e poi sono diventato un dj. Ho iniziato a organizzare party e lì ho capito quale era la mia strada.
L’unico e solo per me: Serendeepity!
Cosa compri?
In negozio conoscono bene i miei gusti e quando vado sanno sempre cosa consigliarmi (funk, disco, house, balearic…).
Ci dici il più bell’album che hai comprato? E il tuo pezzo del momento?
Questa è una domanda difficilissima, ci sono tanti dischi che hanno segnato la mia vita, però visto che stiamo parlando di Rollover voglio citarne uno che ha molto a che fare con la nascita di questo progetto e che per me è stato di fondamentale importanza: „Echoes“ dei Rapture. Il pezzo di questo momento (in cui sono molto sensibile visto che sto per diventare papà) è Coming Home di LEON BRIGES. In generale amo molto ascoltare soul in macchina, fra traffico e viaggi interminabili.
E in generale dove vai a fare shopping?
Non ho dei posti fissi, amo fare shopping quando viaggio. In genere preferisco concentrare forze (e danaro) quando so di dover andare a Londra o a New York, per me sono le città dello shopping selvaggio di qualsiasi tipo.
Spesso siete stati coinvolti in party di brand di moda o di beverage ci racconti queste esperienze?
Si è vero ci chiamano in molti, che sia per dj set, che per pubbliche relazioni o per entrambe le cose. Abbiamo lavorato per diversi brand di moda come Costume Nationale, Iceberg, Margiela, Zegna e anche per marchi di beverage come Campari, Martini, Heineken e poi anche Diesel, Adidas, Rayban, Yamaha, Facebook Italia, Netflix, H&M e altri…. Fin dai primi party per i brand con cui abbiamo collaborato, ci hanno sempre contattato loro, noi non abbiamo mai fatto richieste. Credo che se lavori bene e la gente lo riconosce si innesca un interminabile passaparola e iniziano ad arrivare le proposte quando è giusto che arrivino. Ora per fortuna ne arrivano spesso, la bravura sta nel saper dire di no alcune volte. Mi sono divertito molto all’ultimo party che abbiamo organizzato e prodotto per lo showroom Marcona3 e il brand francese Les Artist per cui abbiamo chiamato Pete Rock come guest. Emozionanti anche il party a Breganze nell’headquarter di Diesel, il party di lancio di Netflix in Italia al Palazzo del Ghiaccio, quello di Adidas organizzato con gli amici di NSSMAG in terrazza Brian&Barry, e soprattutto quello con Depo, dell’amico Simon, al Binari in cui abbiamo regalato ai nostri Rollovers i 2 Many Djs come ospiti a sorpresa. Infine come non ricordare gli MTV Digital Days 2015 in cui abbiamo suonato alla reggia di Monza prima di Julio Bashmore e Claudio Coccoluto.
Oltre alla musica ho tante altre passioni. Amo il cinema, amo fare lunghe passeggiate con il mio cane, è un momento in cui riesco a staccare un po‘ la spina e a concentrarmi su di me, mi piace il calcio e la politica mi appassiona e mi diverte. Cucinare mi rilassa e ultimamente sto migliorando molto. Amo anche il poker (anche se non ci gioco da un po‘) per lo stesso motivo per cui amo organizzare eventi: il rischio.
Il tuo film preferito? E il tuo libro?
Il mio film preferito di sempre è „La 25ª ora“ di Spike Lee. E oltre ai film di Scorsese e dei vari “senatori”, mi piacciono molto i lavori di Inarritu (anche se non ho ancora visto The Revenant). Il mio libro preferito di sempre è „L’Insostenibile leggerezze dell’essere“ di Kundera, anche perché è legato a dei ricordi personali molto importanti.
Ci sono dei luoghi a Milano che alimentano le tue passioni?
I locali in genere, amo molto anche insidiarmi in posti “del ghetto” che vivono di vita propria e in una situazione anche un po’ degradata alle volte, come alcuni bar della barona, o di Paolo Sarpi… sempre affascinanti per i miei gusti! E poi ovviamente le grandi opere, come la nuovissima Gae Aulenti, che fa respirare un po’ di America, in fondo per me la vera ispirazione è data dalle grosse città, non sono un amante della natura che dopo 2 giorni mi annoia tremendamente.
Credo che un club, oltre che dalla programmazione e dall’impianto, sia fatto soprattutto di persone, sia di ci lavora e che di chi frequenta abitualmente. Per me il Classic al Tunnel era il connubio perfetto: era la vera situazione da club dove ti sentivi a casa ed ascoltavi i migliori dj internazionali. Mi ricordo Talabot, Todd Terje e tanti altri. Ora mi limito a dire che Dude e Wall fanno la migliore programmazione di Milano al livello musicale, ma sul resto, essendo sempre impegnato nei weekend e non potendoli frequentare assiduamente non posso esprimermi.
In generale non mi piacciono tutte le discoteche della vecchia Milano da bere, non ce l’ho con uno in particolare ma con la categoria. Papponi e sciabolate in discoteca hanno dato una brutta immagine a Milano. Dopo il club: after, casa, baracchino, night…?
Dopo il Club, baracchino tutta la vita: Maradona o La boutique del panino.
Il dj milanese che ti piace di più?
A Milano c’è una scena di locals molto valida e non capisco perché tante volte venga snobbata. Senza nulla togliere agli altri, oltre a Rocco il mio partner in consolle, i dj che preferisco in assoluto sono The Barking Dogs e Futureground. Loro spaccano tantissimo e spesso anche più dei dj internazionali. Infatti ogni stagione di Rollover la data con loro è assicurata. Musicalmente ho imparato tanto da loro.
Mi sarebbe piaciuto fare il medico, ma sono troppo ipocondriaco e l’ho scartato per quello. È in assoluto la categoria che ammiro di più.
Qual è il party più fico a cui hai partecipato?
Il party più fico di tutti a Milano per me è stato senza dubbio quello Replay all’Hangar Bicocca in cui ha suonato James Murphy, il mio idolo assoluto. A parte la sua presenza tutta l’atmosfera quel giorno era magica. Tra i party recenti invece penso alla Boiler Room a Milano organizzata benissimo dai ragazzi di Elita. Pochi mesi prima ero stato a una Boiler Room a Los Angeles e devo dire che quella di Milano è stata ancora più figa. Anche noi italiani sappiamo fare le cose bene quando vogliamo.
Non ho mai nascosto il mio obiettivo di arrivare ad organizzare un Festival. Da ormai 5 anni vado al Primavera e sogno di poter fare una cosa di quel livello a Milano.
A proposito di festival, sai che Marcellina la incontrai la prima volta a un Club to Club tanti anni fa, voi come vi siete conosciuti?
Ci siamo conosciuti a Trani, lei era piccola andava ancora al liceo. Io ero il ragazzo grande che faceva un po’ il figo ma in realtà ho subito capito che era quella giusta. Ho iniziato a frequentarla e ci siamo fidanzati la prima volta 10 anni fa, poi ci siamo lasciati e ci siamo ritrovati a Milano. Da lì in poi ci sono stati periodi in cui siamo stati amici, nemici, soci, fidanzati. Abbiamo capito ad un certo punto che non potevamo stare distanti e da 5 anni non ci siamo più lasciati. Ci siamo sposati ed ora aspettiamo una bambina.
La prima volta a Milano siamo andati alla Trattoria Aurora. Sembra un segno del destino, ma qualche anno dopo abbiamo scoperto che quel ristorante è dello stesso proprietario del Binari e del Tombon.
Qual è il regalo più bello che le hai fatto? E Quello ti ha fato lei?
Il regalo più bello che le ho fatto è stato un libro. Non tanto per il regalo in sè ma per quello che è significato. Eravamo a Trani, circa 10 anni fa, erano le 5 di mattina ed eravamo appena usciti da una festa, non eravamo fidanzati ma ci frequentavamo. Abbiamo discusso tanto quella notte, poi io sono tornato a casa mia e ho preso il libro “L’insostenibile leggerezza dell’essere” le ho citofonato e le ho detto di scendere. Le ho lasciato il libro a terra con una dedica. Per la nostra storia è stato un momento importante in cui ho capito tante cose. Il suo regalo più bello invece è stato l’anno scorso, quando dopo la mia festa di compleanno siamo tornati a casa ed ho trovato tutto allestito con candele e bottiglie di champagne… dopo la grande festa mi ha regalato il mio compleanno solo con lei. È stato fighissimo!
Chi è il ragazzo o la ragazza più bella del tuo locale?
Dopo questa domanda chiedere chi è la ragazza più bella del locale è un colpo basso! Devo dire che ce ne sono così tante di ragazze belle che non saprei dire. La nostra serata è famosa anche per questo. Ma ci sono anche tanti modelli, quindi la cosa è parificata…
Chi viene al tuo locale? Raccontaci il tuo pubblico
Il pubblico di Rollover è la cosa di cui vado più fiero: clubber, fashionisti, musicisti, stilisti, artisti di ogni tipo e in generale gente che ama la musica ed il divertimento sano. Alle nostre serata non c’è mai stata una rissa. La gente ha voglia di divertirsi, punto. Non esistono etichette di alcun tipo.
Le nostre sono feste private, dove non facciamo pagare il biglietto volutamente proprio per avere la forza e la facoltà di decidere chi deve prenderne parte. Facciamo la selezione e cerchiamo di mantenere l’ambiente con questo tipo di gente. Per farti un esempio, diverse volte sono venuti al Rollover personaggi molto conosciuti in Italia e all’estero. Nessuno li ha mai fermati per una foto, si sono divertiti senza avere alcun tipo di pressione e tornano sempre volentieri perché si sentono a casa.
Questo esempio la dice lunga sul nostro pubblico.
Dopo le varie pubblicazioni che hanno parlato di noi anche all’estero (da GQ USA a Cosmopolitan Germania, al T-magazine del NY-Times e diversi altri) ovviamente la gente si riversa sempre più numerosa davanti al nostro ingresso, e l’approccio con cui si presenta è per noi fondamentale e poi comunque, se si tratta persone col nostro stesso spirito e modo di intendere una serata, sicuramente dopo un paio di tentativi riusciranno ad entrare. Gli abituè ormai arrivano da soli perché sanno che al Rollover troveranno certamente i propri amici. É come se fosse una grande famiglia. Credo che questo sia uno degli aspetti fondamentali di un Club (il nostro è itinerante ma certamente può definirsi tale).
Al tuo locale capitano situazioni promiscue? Ci racconti quella più divertente che hai visto?
Ne capitano eccome! Una non particolarmente spinta ma sicuramente divertente è stata quella volta in cui mentre suonavo ho alzato la sguardo e c’erano due ragazze con le tette al vento che limonavano davanti alla consolle…. Di altre non ne posso parlare, segreto professionale.
Ti sei mai trovato in situazioni promiscue?
Sinceramente non mi è mai capitato, sono un uomo sposato!
Ti hanno mai stalkerizzato?
Sì qualche volta mi è capitato, ma me la sono sempre cavata.
Qual è la cosa più matta che hai fatto nella tua vita?
Troppe, ce ne sono troppe! La prima che mi viene in mente è stata a 16 anni quando ero in Inghilterrra per una vacanza studio, esattamente a Oxford. Vivevo in famiglia ed ero andato con il gruppo del mio professore di inglese del liceo. Un giorno ho preso la chitarra, un borsone e i pochissimi soldi che avevo e con un mio amico siamo andati a London. Era il 1995, non esistevano Facebook o Ryanair, e manco internet, e tuttp era un sogno ad occhi aperti. Erano i miei anni da rocker e mi sentivo finalmente a casa. Abbiamo dormito due giorni per strada in Piccadilly Circurs, suonando in piazza e la gente ci dava anche qualche pound, ricordo che è stata la prima volta in cui mi sono sentito veramente libero.
Mio padre, anche se facciamo due lavori completamente diversi mi ha dato tutto quello di cui avevo bisogno per arrivare fin qui compresa la possibilità di venire a Milano. Mi ha fatto capire cosa vuol dire essere onesti e questo è il valore più importante di tutti in qualsiasi ambito della vita e per qualsiasi lavoro si voglia fare.