Se da una parte ci stiamo abituando a un’arte urbana – o „muraria“, che dir si voglia – sempre più distaccata dal citazionismo pop, dall’altra ne stiamo scoprendo la capacità di adattarsi ai supporti e materiali più disparati, nonché di svolgere anche temi installativi. Tellas è uno degli artisti più rappresentativi di questa trasformazione, tant’è che in questo ottobre lo ritroveremo sia ad Outdoor (dal 1 fino al 31 ottobre) con un’installazione divisa in tre ambienti, sia in una mostra personale Clima estremo alla galleria Wunderkammern (inaugurazione sabato 15 ottobre) con lavori su legno, tela, tessuto, disegni su carta e incisioni, insieme ad un’installazione e un video. Una doppia presenza di cui qui chiacchierato. P.s. Nessun muro è stato maltrattato per realizzare questa intervista.
ZERO: Iniziamo dalle presentazioni, come ti chiami, dove e quando sei nato?
Tellas: All’anagrafe Fabio Schirru, ma conosciuto come Tellas, un nome che mi rappresenta molto di più. Sono nato nel 1985 e cresciuto tra i campi aridi del Sud della Sardegna.
Ti ricordi quando hai iniziato a disegnare e cosa disegnavi?
Non ricordo bene quando, però da piccolo mi piaceva catalogare le pietre che trovavo interessanti per la loro forma.
Quando hai deciso (o hai capito) che il disegno sarebbe stato la tua attività principale?
Quando, a metà degli studi, ho cominciato a viaggiare e dipingere in giro, potendomi permettere di non cercare un qualsiasi altro lavoro. L’unico altro lavoro è stato aiutare i miei genitori nella loro azienda agricola.
Hai iniziato a disegnare prima su carta, su tela o su un muro?
Ho cominciato sui muri, coi graffiti. Credo sia una cosa separata dal „muralismo“ e dall’arte, ma molti „muralisti“ contemporanei hanno un background di graffiti.
Ti ricordi il primo muro dove hai realizzato un lavoro dov’era e cosa hai disegnato?
Un paesaggio piatto, in bianco e nero, su un casotto in mezzo alle campagne in Sardegna.
L’ultimo?
A Helsinki, Finlandia, ho dipinto il primo muro in città. Un progetto supportato dal comune ma finanziato dai condomini. Progetto fighissimo, c’abbiamo lavorato per 6 mesi circa.
Il prossimo?
A Sheffield, in Inghilterra.
A quali festival di urban art hai partecipato quest’anno? Quello che ti è piaciuto di più?
Quest’anno son stato al Public in Australia, il festival più organizzato che abbia mai visto. Ma il progetto di Helsinki è forse il migliore, per il fatto che l’opera è stata voluta totalmente dai condomini.
Girando per festival quali altri artisti ti è capitato di apprezzare?
In ogni festival ho avuto la fortuna di incontrare dei bravissimi artisti, che col tempo son diventati pure amici e collaboratori.
Chi è il tuo artista preferito? Facciamo un italiano e uno straniero.
Ho dei periodi in cui seguo degli artisti, ma è impossibile averne uno e basta. In questo momento ti dico il fotografo Guido Guidi e il Gerard Richter disegnatore.
Quali sono stati gli artisti che sono stati un ispirazione per il tuo modo di disegnare e di concepire l’arte? Anche per quel che riguarda i soggetti dei tuoi lavori.
Negli anni ho guardato un sacco di fotografia, dai paesaggisti giapponesi sino alla fotografia americana. Ho anche guardato tanta incisione del ‚700 e pittura: dai fiamminghi, passando per gli impressionisti sino all’espressionismo astratto.
I tuoi lavori hanno molto a che fare con la natura, questo deriva da un tuo rapporto personale o si tratta più di un fascino puramente estetico?
Credo sia una ricerca mia, son nato e cresciuto lontano dalla città e penso che questo abbia dato un’impronta molto forte sul mio lavoro.
Dando un occhiata ai tuoi lavori ho trovato molto interessante l’installazione Spettro, la puoi raccontare?
Spettro è il nome di una serie di lavori installativi cominciata circa tre anni fa.
L’idea è quella di una figura che fluttua, si integra e si spegne nel paesaggio che la circonda. Uno spettro, per l’appunto.
Attualmente cosa preferisci realizzare?
Ultimamente sto lavorando molto su tela e meno su carta. I muri li faccio sempre costantemente, ma appena posso mi chiudo in studio.
Hai un modo differente di approcciarti a queste diverse attività?
Ogni supporto necessita di un diverso approccio. Per come lavoro io non riuscirei a fare su tela o su carta i lavori che faccio su muro. E viceversa.
Mentre lavori ascolti musica? Se sì, cosa?
Ultimamente sto ascoltando Flako, Samiyam e un po‘ di produttori nuovi. Anche Nils Frahm lo ascolto spesso mentre lavoro.
Arriviamo al presente, a Roma questo ottobre avrai una mostra personale alla galleria Wunderkammern e un’installazione all’interno di Outdoor. Puoi raccontare entrambe?
L’ultima fatica in ordine di tempo è stata l’installazione curata sempre dalla galleria Wunderkammern per il suo padiglione all’interno di Outdoor. Ho avuto modo di provare qualcosa di nuovo, che solo in quello spazio sarebbe stato possibile. Il lavoro si chiama Punti di vista: sono tre stanze e tre modi di abitare uno spazio. In galleria, il 15 ottobre, inaugurerà la mostra Clima estremo e sarà una raccolta di lavori degli ultimi anni sul tema dei cambiamenti climatici e delle catastrofi naturali. Sarà la mia prima mostra personale in Italia.
Perché la scelta del titolo/tema Clima estremo?
Da un po‘ di tempo sto studiando il tema delle stagioni, dei cambiamenti repentini del clima e dei disastri causati da inquinamento.
Degli artisti presenti ad Outdoor conoscevi qualcuno? Chi sei stato più curioso di vedere?
Ero curioso di vedere i nuovi lavori di Fakso e mi ha impressionato la svolta che ha dato alla sua fotografia. Anche Joys mi è piaciuto molto per come ha lavorato nello spazio. Sono stato molto curioso di vedere la follia dei russi, che hanno fatto un lavoro di luci, fumi e suoni.
Che ne pensi dello spazio di via Guido Reni che ospita Outdoor? Ti è piaciuto?
È uno dei posti migliori di Roma. Solo un museo può darti l’opportunità di creare dei lavori e delle installazioni cosi complesse e organiche.
Di Bologna, invece, cosa puoi raccontare? Purtroppo la città è stata nelle cronache degli ultimi tempi non per opere nuove, ma per alcune cancellate, quelle di Blu.
Bologna è il posto dove son cresciuto artisticamente. Mi ha dato l’opportunità di conoscere e confrontarmi con i pilastri di questa cosa che chiamano street art. È in continuo cambiamento, una città di passaggio per tanti, ma che ogni volta ti fa sentire a casa.
Chiudiamo con Roma: che ne pensi di questa città?
Roma mi piace per il suo caos e per la sua vastità: è impossibile conoscerla tutta. Abito qui da due anni e per ora mi trovo molto bene.
Se potessi scegliere una superficie o un luogo di Roma dove realizzare un lavoro, quale sceglieresti e che lavoro ci faresti?
Sceglierei sicuramente Corviale. Sarebbe interessante dipingerlo interamente.
Hai un tuo scorcio preferito di Roma?
Mi piacciono moltissimo le Terme di Caracalla.
Hai un tuo lavoro preferito?
Dopo pochissimo tempo non mi piacciono più. 3,2,1..via!
Uno che rifaresti da capo?
Quasi tutti.